domenica 27 aprile 2014

TOSCANA IL GOLFO DI BARATTI E POPULONIA

PARLANDO CON DUE CARI ALUNNI, MONICA E JOSÉ, ABBIAMO RIPERCORSO LE STRADE DEGLI ANTICHI ETRUSCHI, ARRIVANDO FINO A BARATTI E ALL'ANNESSO PARCO ARCHEOLOGICO DI POPULONIA.
LONTANO DAL TURISMO DI MASSA, LA COSTA TOSCANA DI FRONTE ALL'ISOLA D'ELBA, RISERVA DELLE BELLEZZE INCOMPARABILI, COME DIMOSTRA IL DOCUMENTARIO QUI SOTTO.
È LA TERRA DEI MIEI GENITORI (NATI ENTRAMBI A CASTAGNETO CARDUCCI) E CHE OVVIAMENTE CONOSCO MOLTO BENE, NONOSTANTE IO SIA NATO A TORINO.




Il Parco Archeologico di Baratti e Populonia

Si estende tra le pendici del promontorio di Piombino ed il Golfo di Baratti, dove sorgeva la città etrusca e romana di Populonia, nota fin dall’antichità per l’intensa attività metallurgica legata alla produzione del ferro. 
Comprende una parte significativa dell’abitato etrusco e romano di Populonia, con le sue vaste necropoli, le cave di calcarenite ed i quartieri industriali in cui si lavorava il minerale di ematite, proveniente dai giacimenti dell'isola d'Elba, per ricavare lingotti di ferro. Il parco è articolato in diverse aree di visita che permettono di cogliere la trasformazione del paesaggio nel corso dei secoli. 
La costa boscosa del promontorio è rivolta verso l’arcipelago: le sagome scure delle isole fra cui l’Elba e la Corsica hanno costituito fin dall’antichità le quinte sceniche di un paesaggio di terra e di acqua. Fino alle bonifiche moderne, infatti, la pianura che si estende all’interno del promontorio di Piombino era un susseguirsi di laghi e lagune, ricche di pesce e di vegetazione palustre. 
Questo era il paesaggio del IX-VIII secolo a.C., quando sull’acropoli furono costruite importanti capanne per ospitare le più antiche aristocrazie di Populonia. Di queste capanne restano deboli e suggestive tracce sulla sommità dell’acropoli, non distanti dalle monumentali strutture di un’altra Populonia, quella romana che intorno al II secolo a.C. costruisce importanti templi, terme e santuari proprio nel cuore della città. Una rete di itinerari unisce la città delle case e dei templi alla città industriale e alle necropoli che si adagiano sulle prime colline che cingono l’insenatura. I percorsi, oggi come nell’antichità, seguono strade basolate, attraversano boschi e macchia mediterranea e si aprono su inaspettati scorci rivolti alternativamente sul golfo di Baratti o sul mare aperto e l’isola d’Elba. Uno di questi tracciati si spinge fin verso un altro paesaggio, quello del Medioevo. Fra i boschi del promontario i ruderi del monastero benedettino di San Quirico raccontano di una città scomparsa e di un rinnovato interesse per le risorse naturali e minerali della regione. 

Oggi Populonia è apprezzata da quei turisti stranieri che scelgono l'Italia come meta di vacanze già da alcuni anni. Logicamente perché inizialmente, le cittá visitate sono altre, le più famose. Ma come dico sempre ai miei alunni, non esistono solo Roma, Firenze e Venezia...


sabato 19 aprile 2014

ANTONACI E FAUSTI: DIALOGO PROFANO

IN QUESTO BEL DIALOGO TRA MASSIMO ANTONACI, ARTISTA E SILVANO FAUSTI, GESUITA, ESEGETA E SCRITTORE, SCOPRIAMO IN QUEST'ULTIMO, UNO TRA I PIÚ GRANDI BIBLISTI CONTEMPORANEI (INSIEME A MARKO IVAN RUPNIK), CHE RIESCE A FONDERE: SAPERE, TRADIZIONE E SEMPLICITÀ NEL MESSAGGIO SPIRITUALE PROPOSTO.
IL DISCERNIMENTO E UNA VITA AL SERVIZIO DEGLI ALTRI, CARATTERISTICHE VITALI PER OGNUNO.



IL VIDEO:   https://vimeo.com/34017336



Silvano Fausti autore di libri stupendi tra cui: "Occasione o tentazione" , "Una comunità legge il Vangelo di..." (esegesi dei quattro vangeli), "L'idiozia", "Debolezza di Dio e salvezza dell'uomo", si è laureato in filosofia e teologia in Germania. È stato docente di teologia e ha viaggiato "per i quattro angoli della Terra".
Adesso vive in una comunità gesuita a Villapizzone, vicino a Milano. Nel sito www.gesuiti-villapizzone.it si possono trovare le sue conferenze in mp3 e le trascrizioni. Un grande sapere a portata di mano per noi tutti.

Ci rivolgiamo ai pagani

Dopo la sua conversione Paolo annuncia Cristo nelle sinagoghe a Giudei e simpatizzanti. Alcuni lo ascoltano. I più lo perseguitano, come lui faceva con i cristiani. A metà del primo viaggio, dopo l’ennesima persecuzione, decide di rivolgersi ai pagani (At13,46). Pietro l’aveva anticipato, ma controvoglia e costretto da Dio (At 10,1ss). Le persecuzioni da parte dei suoi fratelli gli fanno capire l’opera a cui Dio lo chiama: aprire ai pagani la porta della fede (At 14,27). Anche nel secondo viaggio ripeterà: «Da ora in poi io andrò dai pagani» (At 18,6). Pure alla fine degli Atti ribadirà ai Giudei di Roma: «Questa salvezza di Dio viene ora rivolta ai pagani ed essi l’ascolteranno» (At 28,29). 
Leggendo il fatto alla luce di Rm 11,1ss, è come se Paolo dicesse ai pii Giudei: «Voi da duemila anni osservate le vostre tradizioni e aspettate che Dio compia le sue promesse. Non vi accorgete che Dio le ha già compiute? Aspettate la venuta del Signore. Ma lui è venuto, viene e verrà. La sua attesa è solo che voi l’accogliate. Invece lo rifiutate per restare attaccati alle vostre tradizioni, quasi fossero vostri idoli».

È come se il Papa dicesse ai cristiani di Roma: «Voi da duemila anni osservate le vostre tradizioni e aspettate che Dio compia le sue promesse. Non vi accorgete che Dio le ha già compiute? Aspettate il ritorno del Signore. Ma lui è tornato, torna e tornerà allo stesso modo in cui è venuto: sulla croce. La sua attesa è che voi lo accogliate, per risorgere anche nei vostri cuori. Invece lo rifiutate per restare attaccati ai vostri riti e regole. Anzi, di più, vi servite di lui per avere privilegi e potere. Peggio ancora: usate privilegi e potere credendo di servirlo. Così il bel “nome di Dio è bestemmiato per causa vostra”» (Rm 1,24; Is 52,5).

Lui è presente in quelle situazioni di maledizione che abbiamo sotto gli occhi. È l’affamato, l’assetato, l’immigrato, il nudo, il malato e il carcerato. Ci visita nel più piccolo dei nostri fratelli (Mt 25,31ss). Noi, da piccoli o grandi inquisitori, lo mandiamo via, perché non metta in crisi le nostre sicurezze. Gli facciamo anche l’elemosina, per sbarazzarcene in fretta e non sentirci in colpa. Facciamo di tutto per non convertirci… Il Vangelo è per i poveri. Anzi: il vangelo sono i poveri, che salvano noi se li accogliamo. In loro vediamo il nostro Re, il Crocifisso che viene a salvarci. Quando apriremo gli occhi, piangendo e ridendo della nostra infinta stoltezza?». 
«Siamo nel terzo millennio - conclude il Papa -. Da troppo tempo la nostra situazione è simile a quella denunciata da Paolo. Ebbene, io esco da San Pietro e scuoto per voi la polvere del Vaticano. Vi dico che d’ora in poi mi rivolgerò a pagani e non credenti. Che il vostro rifiuto diventi salvezza per tutti e che la salvezza di tutti muova la vostra gelosia e salvi anche voi» (cfr Rm 11,1ss). 

Ogni generazione ha bisogno di queste parole di Paolo. Dobbiamo aprire la porta della salvezza a tutti, anche a questo mondo postmoderno, che Dio ama di amore eterno e per il quale ha dato il suo Figlio unigenito (Gv 3,16). 
Il mondo crederà nel Padre quando vedrà comunione tra i suoi figli. Tale unità non si fonda su potere e prestigio, su leggi e codici, ma sull’amore. Parlando della sua gloria imminente, che si rivela dalla croce, così Gesù prega il Padre per noi: «La gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li amasti come amasti me» (Gv 17,22s). Il mondo conoscerà il Dio amore attraverso il nostro amore aperto a tutti. Il Dio crocifisso è già «tutto in tutti» (1Cor 15,28). Aspetta che noi lo accogliamo. Cristiano è chi lo ama nell’ultimo degli uomini.

Silvano Fausti   
 http://www.popoli.info/




             BUONA  PASQUA  A  TUTTI  I  LETTORI



giovedì 17 aprile 2014

L'UNICA E MAGNIFICA OSTIA ANTICA

TORNIAMO A PARLARE DI OSTIA ANTICA, A POCHI CHILOMETRI DA ROMA, PROBABILMENTE IL SITO ARCHEOLOGICO PIÙ BELLO DEL MONDO !!!







Scoperta Ostia Antica 'segreta': "Era più grande di Pompei"

C'è una Ostia Antica 'segreta' che ora è venuta alla luce. Una città molto più grande di quello che finora si è potuto immaginare, così estesa da doppiare, in ettari, il famoso parco archeologico di Pompei.
Recenti indagini archeologiche hanno, infatti, 'svelato' una struttura urbana più vasta di quella fin qui conosciuta, arricchita da torri, magazzini, nuove mura di cinta e tracciati stradali. Una scoperta iniziata nel 2007, a pochi chilometri dall'aeroporto internazionale Leonardo da Vinci, quando una squadra di archeologi italiani e inglesi ha intrapreso indagini geofisiche nell'area che si estende fra gli antichi scali marittimi di Portus e di Ostia.
Le importanti scoperte sono il risultato di un impegno che ha visto lavorare insieme le autorità statali italiane, rappresentate da Angelo Pellegrino e Paola Germoni (Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma) e due università inglesi, rappresentate dai professori Simon Keay (University of Southampton/British School at Rome) e Martin Millett (University of Cambridge).
I quali, nell'ambito del Portus Project (www.portusproject.org), hanno diretto gli archeologi e i geofisici di comune accordo con la British School at Rome.
Ben nota ai tecnici, "la magnetometria - sottolinea la sovrintendenza speciale per i Beni Archeologici di Roma - ha consentito di scansionare sistematicamente e velocemente il paesaggio grazie a strumenti portatili di dimensioni contenute:
con i quali i geofisici hanno verificato tutte le anomalie riscontrate nel paesaggio magnetico identificando le antiche mura sepolte, i tracciati stradali e ogni struttura presente nel sottosuolo".


(Adnkronos)

venerdì 11 aprile 2014

IL PIÙ GRANDE POEMA MAI SCRITTO: LA DIVINA COMMEDIA

CON UN MIO STIMATO ALUNNO, STIAMO AFFRONTANDO LA LETTURA DELLA DIVINA COMMEDIA DI DANTE ALIGHIERI.
UN POEMA ISPIRATO DAL CIELO, COME DICE LO STESSO AUTORE. LE RIPERCUSSIONI DI QUEST'OPERA SONO STATE ENORMI: LA STESSA STRUTTURA DELL'ALDILÀ, CON LE SUE SUDDIVISIONI, È STATA USATA DALLA CHIESA PER QUASI SETTECENTO ANNI !!
MA ANCHE ARTE, MUSICA, LA STESSA LINGUA ITALIANA FANNO SEMPRE RIFERIMENTO AI VERSI DEL POETA TOSCANO.
TRADOTTA IN TUTTE LE LINGUE DEL MONDO È UN'OPERA IMMORTALE; UNA BELLEZZA INFINITA... UNA GIOIA LUMINOSA, LA SUA LETTURA.





QUI LA PROSECUZIONE DEL VIDEO PRECEDENTEhttp://youtu.be/BmEtkYnTF-o


LA DIVINA COMMEDIA.
Dante iniziò la composizione della Commedia durante l’esilio, probabilmente intorno al 1307. La cronologia dell’opera è incerta, ma si ritiene che l’Inferno sia stato concluso intorno al 1308, il Purgatorio intorno al 1313, mentre il Paradiso sarebbe stato portato a termine pochi mesi prima della morte, nel 1321.
Il titolo originale è Commedia, o meglio Comedìa, secondo la definizione dello stesso Dante; l’aggettivo Divina fu aggiunto dal Boccaccio nel Trattatello in laude di Dante (metà del XIV sec.).
È un poema didattico-allegorico, scritto in endecasillabi e in terza rima. Racconta il viaggio di Dante nei tre regni dell’Oltretomba, guidato dapprima dal poeta Virgilio (che lo conduce attraverso Inferno e Purgatorio) e poi da Beatrice (che lo guida nel Paradiso).
L’opera si propone anzitutto di descrivere la condizione delle anime dopo la morte, ma è anche allegoria del percorso di purificazione che ogni uomo deve compiere in questa vita per ottenere la salvezza eterna e scampare alla dannazione. È anche un atto di denuncia coraggioso e sentito contro i mali del tempo di Dante, soprattutto contro la corruzione ecclesiastica e gli abusi del potere politico, in nome della giustizia.

Il viaggio allegorico
La Commedia è il racconto di un viaggio, che ha un significato letterale e un altro allegorico. Il significato letterale è quello del viaggio di un uomo, Dante, che la notte del 7 aprile (o 25 marzo) dell’anno 1300 si smarrisce in una selva, dove incontra alcune belve feroci e viene poi soccorso dall’anima del poeta Virgilio, che lo conduce attraverso i tre regni dell’Oltretomba. Questo viaggio ha la funzione di illustrare al lettore la condizione delle anime post mortem, come Dante stesso chiarisce nell’Epistola XIII a Cangrande della Scala, e si svolge nella settimana santa dell’anno in cui papa Bonifacio VIII indisse il primo Giubileo della Chiesa cristiana, cioè dall’8 al 14 aprile del 1300.


Il viaggio ha però anche un significato allegorico, ovvero quello di un percorso di purificazione morale e religiosa che ogni uomo può e deve compiere in questa vita per ottenere la salvezza eterna. In questa luce i vari personaggi del poema possono avere un doppio significato, letterale (o storico) e allegorico: Dante è ad esempio il poeta fiorentino nato nel 1265 e autore della Vita nuova (senso letterale), ma è anche ogni uomo (senso allegorico); Virgilio è il poeta latino autore dell’Eneide, ma anche la ragione naturale degli antichi filosofi in grado di condurre ogni uomo alla felicità terrena; Beatrice è la donna amata da Dante e morta a Firenze nel 1290, ma è anche la teologia rivelata e la Grazia divina in grado di condurre ogni uomo alla felicità eterna.
È allora evidente che Virgilio, allegoria della ragione umana, può guidare Dante solo fino al Paradiso Terrestre posto in vetta al monte del Purgatorio, che è a sua volta allegoria della felicità terrena e del possesso delle virtù cardinali (prudenza, fortezza, temperanza e giustizia), mentre sarà Beatrice a guidare Dante fino al Paradiso Celeste, allegoria della felicità eterna e del possesso delle virtù teologali (fede, speranza e carità). La lettura del poema deve tenere conto di questa interpretazione, chiamata da Auerbach «figurale», altrimenti si rischia di non comprendere buona parte del suo significato di fondo.

Quanto alla lingua, Dante si serve del volgare fiorentino già usato nelle precedenti opere, benché ricorra anche a latinismi, francesismi, provenzalismi e prestiti da varie altre lingue (c’è chi ha visto persino vocaboli di origine araba, mentre i versi 140-147 del Canto XXVI del Purgatorio sono in pura lingua d’oc). Dante ricorre talvolta a linguaggi strani e incomprensibili (le parole di Pluto, quelle di Nembrod nell’Inferno), mentre altrove conia degli arditi neologismi (specialmente nel Paradiso). Questo ha portato gli studiosi a parlare di plurilinguismo e pluristilismo della Commedia, il che differenzia Dante da Petrarca e dai poeti dell’Umanesimo e del Rinascimento, che preferiranno alla sua una lingua più «pura» e regolare.

Dante personaggio-poeta
Dante (diminutivo di Durante) nacque a Firenze, in una data compresa tra il 14 maggio e il 13 giugno del 1265. Il padre, Alagherio di Bellincione, apparteneva a una famiglia della piccola nobiltà cittadina, da tempo decaduta economicamente; la madre era Bella degli Abati.

Nel 1277 Dante fu promesso sposo a Gemma Donati, della famiglia cui facevano parte i Guelfi di parte Nera. Il matrimonio, combinato per ragioni di interesse, si celebrò forse nel 1285 e dall’unione nacquero 3 o 4 figli, tra cui Pietro e Jacopo, i primi commentatori della Commedia.
Poco sappiamo della sua formazione culturale, ma di sicuro ebbe come maestro Brunetto Latini, autore del Trésor e del Tesoretto. In un periodo imprecisato fu a Bologna, dove studiò (forse medicina) all’Università cittadina.
Nel 1283, a diciotto anni, Dante incontrò nuovamente Beatrice, da identificare forse, con una Bice figlia di Folco Portinari; il primo incontro era avvenuto a nove anni. In quel periodo iniziò a scrivere poesie, dapprima ispirandosi a Guittone d’Arezzo e ai «siculo-toscani», poi accostandosi allo Stilnovo. Diventò molto amico di Guido Cavalcanti, nonché di Lapo Gianni e Dino Frescobaldi, tutti appartenenti alla cerchia stilnovista.
Nel 1290 (8 giugno) morì Beatrice. Gli anni seguenti videro, da un lato, la sistemazione delle poesie giovanili nella Vita Nuova, dall’altro un periodo di «traviamento» morale, che coincise con l’inizio di severi studi filosofici. In quel periodo Dante compose poesie di stile «comico», come la «Tenzone» con Forese Donati, nonché le Rime petrose, dedicate a una donna Petra antitetica rispetto alla donna-angelo dello stilnovo.
Un’ulteriore considerazione va fatta però sul duplice ruolo svolto da Dante nel famoso poema, essendo al tempo stesso protagonista del viaggio da lui narrato (e che lui descrive come realmente e fisicamente avvenuto in un tempo storico ben preciso) e poeta chiamato a raccontare in versi l’esperienza affrontata. Dante chiarisce in più di un passo del poema che a lui è toccato un privilegio eccezionale, quello di visitare da vivo i tre regni dell’Oltretomba e di tornare sulla Terra per riferire con esattezza tutto quello che ha visto: è una missione straordinaria, cui lui è chiamato in virtù dei suoi meriti di letterato e poeta, rendendolo simile ad Enea e san Paolo già protagonisti di esperienze analoghe.
A questo proposito è importante ciò che lo stesso Dante sottolinea a più riprese nel corso del viaggio, non solo cioè l’assoluta veridicità delle cose viste e narrate, ma anche l’oggettiva difficoltà di spiegare con parole umane quel che di non umano e di ultraterreno ha visto. Per fare questo, Dante avrà bisogno dell’assistenza e dell’aiuto di Dio, perciò la Commedia è un libro «ispirato», scritto materialmente da Dante ma sotto la «dettatura» della Grazia divina che lo ha incaricato di questo compito straordinario. La Commedia diventa quindi una sorta di nuova Bibbia, ed è Dante stesso a definirla poema sacro, sacrato poema, al quale hanno collaborato e Cielo e terra: in questo senso l’autore può ben aspettarsi la fama eterna, anche per l’assoluta novità della materia da lui trattata (nessuno prima di lui aveva toccato tali argomenti in modo così innovativo).

Ultimamente uno scrittore di fama mondiale Dan Brown, ha scritto un romanzo "Inferno", con molti riferimenti a Dante e alla sua commedia, descrivendo la Firenze attuale in modo molto preciso. La traduzione in italiano è ottima e per una lettura leggera, può essere una buona opzione e speriamo anche un invito a leggere Dante e visitare la bellissima Firenze, città natale del padre della lingua italiana.

Buona lettura a tutti... 



PARCO DEI FALCHI A ITABAIANA (SERGIPE): SPLENDIDO

UNA SPLENDIDA DOMENICA AL PARCO DEI FALCHI DI ITABAIANA CON LE BAMBINE. UNA BELLA LEZIONE DI BIOLOGIA E NATURA CHE RIMARRÀ NELLA NOSTRA MEMORIA PER MOLTO TEMPO.







                                                                    Le 4 H al parco...


QUI LA SECONDA PARTE DEL VIDEO: http://youtu.be/UOQ9HF1znZ8


                                                     
                                                   UN SALUTO A TUTTI I LETTORI !!!


venerdì 4 aprile 2014

POMPEI - UN MIRACOLO ARCHEOLOGICO

POMPEI UNA META IMPERDIBILE PER CHI VISITA L'ITALIA !!






Storia di Pompei: dalle origini ai giorni nostri


Pompei fu fondata intorno all’VIII secolo a.C. dagli Osci che si insediarono, distinti in 5 villaggi, alle pendici meridionali del Vesuvio non molto distanti dal fiume Sarno allora navigabile.
Dal numero cinque, in lingua osca, molto probabilmente deriva il toponimo della città.
I primi insediamenti risalgono all’Età del Ferro, ovvero al IX – VII secolo a. C., quando c’era la cultura delle "tombe a fosso".
Pompei, in quell’epoca, era un centro commerciale molto rilevante, sicchè entrò nelle mire espansionistiche dei Greci e degli Etruschi prima, dei Sanniti poi.
Ai Sanniti spetta il merito di aver ingrandito la cinta muraria della cittadina, conservandole un grande sviluppo urbanistico.
Ai Sanniti spetta il merito di aver ingrandito la cinta muraria della cittadina, conservandole un grande sviluppo urbanistico.
In seguito, come accadde per tutta la Campania, fu conquistata dai Romani, riuscendo ad entrare, nell’ultimo quarto del III secolo a.C. a pieno titolo nel circuito economico romano; ciò potè verificarsi perché il Mediterraneo era sotto il totale controllo di Roma e le merci circolavano liberamente sicchè, anche Pompei, gran produttrice di vino e di olio, fu in grado di esportare liberamente fino in Provenza e in Spagna.
In quest’epoca ci fu un forte impulso architettonico: furono ricostruiti il Foro rettangolare ed il Foro triangolare e nacquero importanti edifici come il Tempio di Giove, la Basilica e la Casa del Fauno che ha le dimensioni di un palazzo ellenistico.
Nella stessa epoca è eretto anche il Tempio di Iside che è una chiara testimonianza degli scambi commerciali di Pompei con l’Oriente.
Sotto il dominio di Roma Pompei divenne prima municipium e poi colonia "Veneria Cornelia Pompeianorum" perché governata dal dittatore Publio Cornelio Silla che la conquistò nell’89 a.C. e le diede gli appellativi appena citati: Cornelia, dal nome di Cornelio Silla e Veneria perché Venere era particolarmente adorata dal dittatore. Durante questo periodo la cittadina visse una profonda umiliazione perché molte terre furono confiscate per essere cedute ai veterani.
Inoltre, la città si "romanizzò" al punto che sia il suo lato architettonico sia il lato istituzionale erano molto simili a Roma. Pompei divenne la "residenza di villeggiatura" del patriziato romano ed, in età imperiale, molte famiglie favorevoli alla politica di Augusto, si trasferirono qui e fecero costruire edifici come il Tempio della Fortuna Augusta e l’Edificio di Eumachia.
Sotto Nerone la Campania subì ingenti danni a causa di un sisma verificatosi nel 62 o 63 d.C.
Il Senato romano ne ordinò subito la ricostruzione, ma tutto fu vano, perché il 24 Agosto del 79 d. C., quando erano ancora in corso le opere di rifacimento della cittadina, una disastrosa eruzione del Vesuvio cancellò del tutto Pompei e con essa Ercolano, Stabia ed Oplonti.
Non ci fu scampo quasi per nessuno e della fiorente Pompei rimase solo un manto lavico spesso fino a tre metri che cementificò gli abitanti e distrusse ogni sorta di vita. I calchi di gesso sono la testimonianza sconcertante di come perirono gli abitanti della città. L’eruzione del 79 d.C. è ricordata anche come eruzione pliniana perché il naturalista Plinio il Vecchio fu la più illustre vittima dell’eruzione.
fonte internet


UN ALTRO BEL VIDEO:
http://youtu.be/lSJ4HXlI7uk