lunedì 27 aprile 2015

LUCIANO PAVAROTTI: UN TENORE CHE HA FATTO EPOCA

BIG LUCIANO, ERA SOPRANNOMINATO IL GRANDE TENORE ITALIANO SCOMPARSO QUALCHE ANNO FA.

GRANDE TENORE E ARTISTA HA APERTO LE PORTE DELLA MUSICA LIRICA ANCHE ALLE PERSONE COMUNI, ALLA GENTE, CON LA SUA SIMPATIA E NATURALMENTE, BRAVURA. FORSE IL CANTANTE LIRICO PIÙ POPOLARE AL MONDO.



BIG LUCIANO

Nato il 12 ottobre 1935 a Modena, il celebre tenore emiliano ha manifestato fin da subito una precoce vocazione al canto, come testimoniato dai resoconti familiari. Non solo infatti il piccolo Luciano saliva sul tavolo della cucina per le sue esibizioni infantili ma, spinto dall'ammirazione per il padre, anch'egli tenore dilettante (dotato di bellissima voce e cantante nella "Corale Rossini" di Modena), passava intere giornate davanti al giradischi, saccheggiando il patrimonio discografico del genitore. In quella collezione si celavano tesori di tutti i tipi, con gran prevalenza per gli eroi del belcanto, che Pavarotti imparò subito a riconoscere e ad imitare.
I suoi studi però non sono stati esclusivamente musicali e anzi per lungo tempo questa era solo una passione coltivata in privato.
Adolescente, Pavarotti si iscrive alle magistrali con lo scopo di diventare insegnante di educazione fisica, cosa che si stava quasi per verificare, avendo egli insegnato per ben due anni alle classi elementari. Parallelamente, per fortuna, proseguiva gli studi di canto con il Maestro Arrigo Pola (di cui seguirà i principi e le regole per tutta la sua lunga carriera), e in seguito - quando tre anni più tardi Pola tenore di professione, si trasferisce per lavoro in Giappone - con il Maestro Ettore Campogalliani, con il quale perfeziona il fraseggio e la concentrazione. Questi sono, e resteranno per sempre, secondo le parole del Maestro, i suoi unici e stimatissimi maestri.
Nel 1961 Pavarotti vince il concorso internazionale "Achille Peri" che segna il suo vero esordio sulla scena canora.
Finalmente, dopo tanto studio, arriva il tanto atteso debutto, avvenuto a ventisei anni (precisamente il 29 aprile del 1961), al Teatro Municipale di Reggio Emilia con un'Opera divenuta per lui emblematica, ossia la "Bohème" diGiacomo Puccini, più volte ripresa anche in tarda età, sempre nei panni di Rodolfo. Sul podio c'è anche Francesco Molinari Pradelli.
Il 1961 è un anno fondamentale nella vita del tenore, una sorta di spartiacque fra la giovinezza e la maturità. Oltre al debutto, è l'anno della patente e del matrimonio con Adua Veroni, dopo un fidanzamento durato ben otto anni.
Nel 1961-1962 il giovane tenore interpreta ancora La Bohème in diverse città d'Italia, ottiene pure qualche scrittura fuori confine e intanto si cimenta con il ruolo del Duca di Mantova in un'altra opera particolarmente adatta alle sue corde: "Rigoletto". Va in scena a Carpi e a Brescia ma è sotto la guida del maestro Tullio Serafin, al Teatro Massimo di Palermo, che ottiene un successo grandissimo e imprime una nuova, significativa svolta alla sua carriera. Da quel momento viene invitato da numerosi teatri: in Italia è già considerato una promessa, ma all'estero, nonostante qualche incursione prestigiosa, ancora non si è imposto.
È nel 1963 che, grazie a una fortunata coincidenza, raggiunge la notorietà internazionale. Sempre sulla via dell'opera La Bohème, al Covent Garden di Londra il destino di Luciano Pavarotti incrocia quello di Giuseppe Di Stefano, uno dei suoi grandi miti giovanili. Viene chiamato per fare alcune recite dell'opera prima dell'arrivo dell'acclamato tenore, ma poi Di Stefano si ammala e Pavarotti lo sostituisce. Lo rimpiazza in teatro e anche nel "Sunday Night at the Palladium", uno spettacolo televisivo seguito da 15 milioni di inglesi.
Ottiene un enorme successo e il suo nome comincia a prendere peso sulla scena mondiale. La Decca gli propone le prime incisioni, inaugurando così la favolosa produzione discografica pavarottiana. Il giovane direttore d'orchestra Richard Bonynge gli chiede di cantare a fianco di sua moglie, la straordinaria Joan Sutherland.
Nel 1965 Pavarotti sbarca per la prima volta negli Stati Uniti, a Miami, e insieme alla sopraffina, acclamata Sutherland è interprete di una applauditissima Lucia di Lammermoor diretta da Bonynge. Sempre con la Sutherland debutta con successo al Covent Garden di Londra nell'opera
"La Sonnambula". E prosegue con una fortunatissima tournée australiana che lo vede protagonista di "Elisir d'Amore" e, sempre insieme alla Sutherland, di "La Traviata", "Lucia di Lammermoor" e ancora "La Sonnambula".
Ma ecco che si riaffaccia "La Bohème": il 1965 è pure l'anno del debutto alla Scala di Milano, dove il tenore viene espressamente richiesto da Herbert von Karajan per una recita dell'opera pucciniana. L'incontro lascia un segno forte, tanto che nel 1966 Pavarotti viene nuovamente diretto da Karajan nella "Messa da Requiem" in memoria di Arturo Toscanini.
Del 1965-1966 sono anche le incisive interpretazioni di opere come "I Capuleti e i Montecchi" con la direzione di Claudio Abbado e "Rigoletto" diretto da Gianandrea Gavazzeni.
Ma il best del 1966 è il debutto di Pavarotti al Covent Garden, insieme a Joan Sutherland, in un opera divenuta leggendaria per la "sequenza dei nove do di petto": "La Figlia del Reggimento". Per la prima volta un tenore emette a piena voce i nove do di "Pour mon âme, quel destin!", scritti da Donizetti per essere emessi in falsetto. Il pubblico esulta, il teatro è scosso da una sorta di esplosione che investe pure la casa reale inglese presente al gran completo.
Gli anni Sessanta sono fondamentali anche per la vita privata del tenore. È di quel periodo la nascita delle amatissime figlie: nel 1962 nasce Lorenza, seguita nel 1964 da Cristina e infine nel 1967 arriva Giuliana. Pavarotti ha un legame fortissimo con le figlie: le considera il bene più importante della sua vita.
Il prosieguo della carriera pavarottiana è tutto sulla falsariga di questi strepitosi successi, in una teoria di incisioni, interpretazioni e ovazioni sui palchi di tutto il mondo e con i più famosi maestri che al solo elencarli può cogliere un senso di vertigine. Tutto questo, ad ogni modo, è la solida base su cui si erge il mito, anche popolare, di Pavarotti, un mito che, non bisogna dimenticarlo, si è andato alimentando in primo luogo sulle tavole del palconscenico e grazie alle indimenticabili interpretazioni fornite nel repertorio "colto", tanto che più d'uno vede nel tenore modenese non solo uno dei più grandi tenori del secolo, ma anche la stella in grado di oscurare la fama di Caruso.
Pavarotti ha infatti un indiscutibile pregio, quello di avere una delle voci più squisitamente "tenorili" che si siano mai sentite, un vero miracolo della natura. Possiede insomma una voce molto estesa, piena, argentina, a cui si unisce una capacità di fraseggiare con particolare suggestione nel canto affettuoso e tenero, lo stesso che ben si addice al repertorio di DonizettiBellini e in talune opere di Verdi.
In seguito al successo planetario in campo operistico, il tenore ha esteso le sue esibizioni al di fuori dallo stretto ambito del teatro, organizzando recitals in piazze, parchi e quant'altro. Ha coinvolto migliaia di persone nei più disparati angoli della Terra. Un esito clamoroso di questo genere di manifestazioni si ha nel 1980, al Central Park di New York, per una rappresentazione del "Rigoletto" in forma di concerto, che vede la presenza di oltre 200.000 persone. A fianco di ciò, fonda il concorso "Pavarotti International Voice Competition", che dal 1981 si svolge ogni tre o quattro anni a Philadelphia per volontà del maestro.
La fine degli anni Ottanta e gli anni Novanta vedono il maestro impegnato in grandi concerti e grandi recite internazionali. Nel 1990, insieme a José Carreras e Placido Domingo, Pavarotti dà vita a "I Tre Tenori", un'altra grande trovata che assicura esiti, in termini di ascolto e di vendite, altissimi.
Nel 1991 affascina più di 250 mila persone con un grande concerto a Hyde Park di Londra. Nonostante la pioggia battente, che cade pure sugli entusiasti Principi di Galles Carlo e Diana, lo spettacolo diviene un evento mediatico, trasmesso dal vivo in televisione in tutta Europa e negli Stati Uniti. Il successo dell'iniziativa londinese si ripete nel 1993 al Central Park di New York, dove approda una mastodontica folla di 500 mila spettatori. Il concerto, trasmesso dalla televisione, viene visto in America e in Europa da milioni di persone ed è senza dubbio una pietra miliare nella vita artistica del tenore.
Grazie a questi riscontri popolare sempre più estesi, Pavarotti ha poi intrapreso una più controversa carriera all'insegna della contaminazione dei generi, effettuata perlopiù nell'organizzazione di colossali concerti di grande richiamo, grazie soprattutto all'intervento, come "ospiti" di stelle del pop di prima grandezza. E' il "Pavarotti & Friends", dove l'eclettico Maestro invita artisti di fama mondiale del pop e del rock per raccogliere fondi a favore di organizzazioni umanitarie internazionali. La kermesse si ripete ogni anno e vede la presenza di numerosissimi superospiti italiani e stranieri.
Nel 1993 riprende "I Lombardi alla prima crociata", al Metropolitan di New York,un'opera che non interpreta dal 1969, e festeggia i primi venticinque anni di carriera al MET con un grande gala. A fine agosto, durante il concorso ippico Pavarotti International, incontra Nicoletta Mantovani, che diventa poi compagna nella vita e collaboratrice artistica. Il 1994 è ancora all'insegna del Metropolitan dove il tenore debutta con un'opera del tutto nuova per il suo repertorio: "Pagliacci".
Nel 1995 Pavarotti compie una lunga tournée sudamericana che lo porta in Cile, Perù, Uruguay e Messico. Mentre nel 1996 debutta con "Andrea Chénier" al Metropolitan di New York e canta in coppia con Mirella Freni alle celebrazioni torinesi per il centenario dell'opera "La Bohéme". Nel 1997 riprende "Turandot" al Metropolitan, nel 2000 canta all'Opera di Roma per il centenario di "Tosca" e nel 2001, sempre al Metropolitan, riporta in scena "Aida".
Luciano Pavarotti ha oltrepassato i quarant'anni di carriera, una carriera intensa e piena di successi, offuscata solo da qualche ombra passeggera (ad esempio la celebre "stecca" presa alla Scala, un teatro peraltro dal pubblico particolarmente difficile ed implacabile). Nulla sembrava d'altronde incrinare mai l'olimpica serenità del Maestro, forte di una piena soddisfazione interiore che gli ha fatto dichiarare: "Penso che una vita spesa per la musica sia una vita spesa in bellezza ed è a ciò che io ho consacrato la mia vita".
Nel luglio 2006 viene operato d'urgenza in un ospedale di New York per l'asportazione di un tumore maligno al pancreas. Poi si stabilisce nella sua villa nel modenese cercando di condurre una personale lotta contro il cancro. All'età di 71 anni si è spento il 6 settembre 2007.

fonte internet


martedì 31 marzo 2015

Firenze - Il Giardino di Boboli

A FIRENZE INCONTRIAMO UNO TRA I GIARDINI PIÙ BELLI DEL MONDO...

OGNI PAROLA È SUPERFLUA. È SOLO DA VISITARE E CONTEMPLARE QUESTA BELLEZZA INCOMPARABILE.







 Il Giardino di Boboli è un parco storico della città di Firenze, connesso con Palazzo Pitti e col Forte di Belvedere. Il giardino, che accoglie ogni anno oltre 800.000 visitatori, è uno dei più importanti esempi di giardino all'italiana al mondo ed è un vero e proprio museo all'aperto, per l'impostazione architettonico-paesaggistica e per la collezione di sculture, che vanno dalle antichità romane al XVI e XVII secolo.

I Giardini, dietro Palazzo Pitti, sede dapprima dei Medici, poi dei Lorena e dei Savoia, furono costruiti tra il XV e il XIX secolo e occupano un'area di circa 45.000 metri quadri. Alla prima impostazione di stile rinascimentale, visibile nel nucleo più vicino al palazzo, si aggiunsero negli anni nuove porzioni con differenti impostazioni: lungo l'asse parallelo al palazzo nacquero viali ricoperti di ghiaia, nuovi laghnetti e fontane, ninfei, tempietti e grotte. Notevole è l'importanza che nel giardino assumono statue e parti fabbricate, come la settecentesca Kaffeehaus (raro esempio di gusto rococo), che permettevano di godere del panorama sulla città che il giardino offre, difformemente al gusto dell'epoca della costruzione.
  L'origine del nome nasce forse dai possedimenti della famiglia Borgolo, che si trovavano nel territorio della chiesa di Santa Felicita il Oltrarno, che Luca Pitti acquistò come orti nel 1418, quarant'anni prima di iniziare la costruzione del palazzo che dalla sua famiglia prese in nome. Con il passaggio della proprietà ai Medici nel 1549, per l'acquisto da parte di Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I de' Medici, iniziarono gli ampliamenti e abbellimento che coinvolsero anche il giardino, il quale fu iniziato da Niccolò Tribolo, che dieci anni prima aveva già superbamente lavorato ai giardini della Villa medicea di Castello.
  Il Tribolo lasciò un progetto al quale si attribuisce quasi certamente l'anfiteatro ricavato dallo sbancamento della collina, con il primo asse prospettico nord-ovest / sud-est tra il palazzo e il futuro Forte di Belvedere. Il Tribolo morì di lì a poco nel 1550, quindi la direzione dei lavori passò a Bartolomeo Ammanati e in seguito a Bernardo Buontalenti. Dopo di loro, nel XVII secolo la continuazione dell'abbelllimento del giardino fu opera di Giulio Parigi e del figlio Alfonso, i quali realizzarono l'ampliamento verso sud con il secondo asse del giardino verso Porta Romana.




dal sito www.giardinodiboboli.it




giovedì 12 marzo 2015

PESTO GENOVESE

IL PESTO ALLA GENOVESE È UN SUGO ORMAI FAMOSO IN TUTTO IL MONDO. PER CONDIRE LA SEMPRE ETERNA PASTA NELLA TAVOLA DEGLI ITALIANI, È NECESSARIO CAMBIARE SEMPRE IL MODO DI PREPARAZIONE PER NON STANCARE IL PALATO SOPRAFFINO FAMILIARE. ECCO QUINDI UN'OTTIMA ALTERNATIVA









Ricetta pesto alla genovese – Il pesto è la più tipica ricetta della cucina genovese. Seguendo la tradizione deve essere preparato usando il mortaio, ma oggigiorno quasi tutti usano attrezzi più avanzati dal punto di vista della tecnologia. In questo articolo vi proponiamo tre diverse maniereper prepararlo, utilizzando differenti utensili. Importante è poi scegliere la giusta pasta da condire con il pesto; le scelte classiche sono: le “trenette“, gli gnocchi di patate, le troffiette di Recco, lelasagne all’uovo. Di solito si lessano assieme alla pasta da condire con il pesto fagiolini verdi piccoli, e fette di patate.





Ingredienti per il pesto alla genovese (dosi per 8 persone)
  • 100 gr di foglie di basilico lavate e delicatamente asciugate
  • 2 spicchi di aglio
  • 50 gr di pinoli
  • 30 gr di pecorino grattugiato
  • 70 gr di parmigiano grattugiato
  • 200 gr olio extra vergine di oliva
  • sale grosso q.b.
Preparazione
Vi proponiamo tre diversi modi per preparare il pesto, usando diversi utensili.
Usando un robot da cucina o tritatutto elettrico
Mettete nel vaso del robot da cucina prima i pinoli e l’aglio tagliato a fettine e tritateli un pochino. Poi aggiungete il basilico, tritate ancora ed alla fine aggiungete anche il formaggio. Consiglio di fermare frequentemente il robot, e rimescolare il tutto per ottenere un trito omogeneo ed abbastanza fine.
Versate il trito in una ciotola, salatelo ed aggiungete olio d’oliva rimescolando fino ad ottenere una salsa piuttosto densa.
Non versate l’olio nel frullatore per favorire la tritatura, perchè otterreste un frullato non il pesto.
Usando il mortaio e la mezzaluna o il tritatutto elettrico
Questo modo è un buon compromesso per avere la cremosità dei pinoli pestati ed il basilico tritato finemente.
Mettere nel mortaio i pinoli e l’aglio tagliato a fettine e pestateli fino ad ottenere un impasto omogeneo.
Tritate con la mezzaluna o con il tritatutto il basilico assieme al formaggio.
Mettete in una ciotola l’impasto di pinoli e aglio e il trito di basilico e formaggio, salatelo ed aggiungete olio d’oliva rimescolando fino ad ottenere una salsa piuttosto densa.
Usando il mortaio
Mettere nel mortaio i pinoli e l’aglio tagliato a fettine e iniziate a pestare.
Piano piano aggiungete le foglie del basilico e un po’ di sale grosso, e continuate a pestare fino ad ottenere un impasto omogeneo.
Mettete in una ciotola il pestato ed il formaggio, ed aggiungete olio d’oliva rimescolando fino ad ottenere una salsa piuttosto densa.
Al momento di condire la pasta diluite il pesto con qualche cucchiaio di acqua di cottura della medesima, e servite accompagnando con altro grana grattugiato.
Il pesto si conserva in frigo diversi giorni, se messo in un barattolo e coperto completamente con l’olio.
È anche possibile surgelarlo, in questo caso consiglio di usare poco olio e poco formaggio.

lunedì 9 marzo 2015

Arte e fede in Europa

IN QUESTI TRE VIDEO SOTTOTITOLATI IN PORTOGHESE, POSSIAMO APPREZZARE LA SINTESI DI MARKO IVAN RUPNIK, ARTISTA INTERNAZIONALE, CHE CI PRESENTA IL RAPPORTO E LO SVILUPPO TRA ARTE E CULTURA E FEDE IN EUROPA, DALLE ORIGINI AD OGGI. UTILIZZANDO UNA LOGICA E LEGGENDO LA STORIA IN MANIERA ESEMPLARE, RUPNIK CI OFFRE UN QUADRO PRECISISSIMO SULL'ATTUALE SITUAZIONE "SPIRITUALE" EUROPEA.





GLI ALTRI DUE VIDEO:

1) :     http://youtu.be/wwC7OGblAUA

2) :     http://youtu.be/Ot3ZidGNrTE


P. Marko Ivan Rupnik
P. Marko Ivan Rupnik è nato nel 1954 a Zadlog, in Slovenia. Nel 1973 entra nella Compagnia di Gesù. Dopo la filosofia, studia all’Accademia di Belle Arti di Roma. Seguono gli studi di teologia alla Gregoriana a Roma. Qui si specializza in missiologia, con una licenza su "Vassilij Kandinskij come approccio a una lettura del significato teologico dell’arte moderna alla luce della teologia russa". Diventa sacerdote nel 1985. Nel 1991 consegue il dottorato alla Facoltà di missiologia della Gregoriana con una tesi guidata da p. Špidlík dal titolo “Il significato teologico missionario dell’arte nella saggistica di Vjaceslav Ivanovic Ivanov”.
Dal settembre 1991 vive e lavora a Roma presso il Pontificio Istituto Orientale – Centro Aletti di cui è direttore. Insegna alla Pontificia Università Gregoriana e al Pontificio Istituto Liturgico. Dal 1995 è Direttore dell’Atelier dell’arte spirituale del Centro Aletti. Dal 1999 al 2013 è stato consultore del Pontificio Consiglio per la Cultura e dal 2012 è consultore del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.
Nel 2013 riceve il dottorato honoris causa dall'Università Francisco de Vitoria di Madrid e nel 2014 dalla Facoltà di Teologia di Lugano.
All’attività di artista e di teologo affianca da sempre quella più specificamente pastorale, soprattutto attraverso conferenze e la guida di numerosi corsi ed esercizi spirituali.



venerdì 20 febbraio 2015

Trieste, città ponte tra l'Europa e l'Oriente

TRIESTE E IL FRIULI VENEZIA GIULIA: BELLEZZE SCONOSCIUTE DELL'ITALIA DEL NORD; A DUE PASSI DA VENEZIA...










TRIESTE     -      La Storia
Le origini della città di Trieste sono antichissime, tuttavia sono di
modesta entità le tracce, giunte fino a noi, del suo più remoto passato.
Già nel II millennio a.C. tutto il territorio della provincia di
Trieste, dall’altopiano al mare, fu sede di insediamenti protostorici: i
castellieri; si trattava di villaggi di dimensioni ridottissime, arroccati
sulle alture e protetti da caratteristiche fortificazioni in pietra, i cui
abitanti appartenevano ad una popolazione illirica di stirpe indoeuropea.
La leggenda vuole che anche il mitologico eroe greco Giasone, alla
ricerca del “vello d’ora“, sbarcasse con gli Argonauti alle foci del Timavo. Un
bosco sacro, alle pendici del monte Hermada, sarebbe inoltre dedicato agli eroi
Antenore e Diomede.
Nel 50 a.C. circa, il piccolo borgo di pescatori divenne colonia romana
ed il nucleo abitativo venne cinto da forti mura e, successivamente, arricchito
di importanti costruzioni quali il Foro ed il Teatro, i cui resti sono visibili
ancora oggi sul colle di S.Giusto.
A partire dall’inizio del III secolo d.C., l’urbe tergestina fu
ripetutamente travolta dalle invasioni barbariche e soltanto a metà dell’800,
quando il vescovo Giovanni acquista da Lotario, re dei Franchi, il potere sulla
città cominciò una fase storica caratterizzata da maggior stabilità.
Trieste riuscì ad affermarsi come libero comune appena nel 1300 ma, nel
momento in cui venne nuovamente minacciata la tanto sospirata autonomia, la
città, nel 1382, si pose spontaneamente sotto la protezione di Leopoldo III
d’Austria, instaurando il lungo e fecondo rapporto con la dinastia asburgica.
Il passaggio alla Trieste moderna avvenne nel 1719, quando Carlo VI
decretò, con un editto, la libertà di navigazione, aprendo così le porte al
commercio e assegnando alla città il privilegio di Porto Franco.
Successivamente, sotto Maria Teresa e Giuseppe II, i benefici concessi alla
città accrebbero i già prosperi traffici, attirando la contempo persone di
varia provenienza e creando così quel cosmopolitismo che ancora oggi si ritrova
nei luoghi di culto, nel dialetto e nei cognomi stessi dei triestini. Il
vecchio borgo, all’interno del perimetro medioevale, non bastò più ad
accogliere gli abitanti, il cui numero, in poco tempo, si era notevolmente
accresciuto e, conseguentemente, la città si espanse guadagnando terreno sul
fronte mare e collegando progressivamente i vari colli che si protendono a
ventaglio dall’interno verso la costa.
Nell’ ‘800, in un clima di prosperità generale, vennero fondati i grandi
gruppi assicurativi, le compagnie di navigazione, si sviluppò la Borsa e crebbe
la produzione artistica e culturale. La crescita della città, da un lato ne
fece uno dei centri più importanti dell’allora impero asburgico, dall’altro ne
rafforzò il sentimento di italianità, sia culturale che politica.
Il ritorno all’Italia, così lungamente atteso, avvenne nel 1918, in un
tripudio tricolore, ma tale annessione retrocesse Trieste al ruolo di “porto
qualunque”, avendo perso, una volta svincolata dal contesto mitteleuropeo, la
sua unicità.
Il secondo conflitto mondiale comportò la perdita delle terre della
penisola Istriana, passate alla neocostituita Jugoslavia, e la storia della
città in quel buio periodo, è caratterizzata da numerose e tristi vicende,
molte delle quali gettano ancora oggi, dopo più di mezzo secolo, oscure ombre.
La sorte della città, pretesa dalla Jugoslavia, rimase incerta per lungo tempo:
in attesa di definizione, l’entroterra venne diviso in due parti, l’una
amministrata dagli angloamericani e l’altra dagli jugoslavi. Nello specifico,
la città fu soggetta all’amministrazione alleata con la costituzione del
Territorio Libero di Trieste. Solo nel 1954, con la firma del Memorandum di
Londra, Trieste e il suo entroterra furono definitivamente restituiti
all’Italia.

Luoghi da visitare
Il Faro della Vittoria, i meravigliosi castelli e altri luoghi da
visitare. Mete imperdibili per i turisti, ma anche piacevoli riscoperte per i triestini.





DOCUMENTARIO SUL FRIULI, MOLTO BELLO:   http://youtu.be/9RITKnwRzc0



venerdì 6 febbraio 2015

ALIMENTAZIONE CORRETTA: QUESTA SCONOSCIUTA

UN AMICO MI CONSIGLIA LA VISIONE DI QUESTO DOCUMENTARIO E VOLENTIERI LO CONDIVIDO CON VOI, PERCHÉ MI SEMBRA DAVVERO INTERESSANTE.

BUONA VISIONE E GUARDATELO CON CALMA....





Cibo Spa | Arcoiris TV



Cibo s.p.a. è un documentario che descrive la trasformazione radicale dell'industria alimentare avvenuta negli USA negli ultimi decenni. Vedere da vicino ciò che è successo in America è sicuramente importante per capire quello che rischiamo di veder succedere anche da noi molto presto.Nonostante il consumatore venga illuso di avere a disposizione una grande varietà di marche e prodotti diversi, in realtà questi fanno tutti capo ad un numero molto ristretto di super-aziende alimentari, che poi li immettono sul mercato con nomi e sotto marche diversi. Ancora più inquietante è il fatto che, indipendentemente dal produttore, uno degli ingredienti principali rimanga il granoturco, nelle sue forme più disparate.La sua estrema economicità, ottenuta in modo artificiale, grazie a pesanti incentivi pubblici, ha portato ad utilizzarlo anche come mangime per i bovini, al posto dell'erba che dovrebbe esse re il loro nutrimento ideale.Gli allevamenti di bestiame hanno raggiunto dimensioni enormi ed i mattatoi sono diventati catene di montaggio ad altissima efficienza, dove gli animali al massacro sono trattati poco peggio degli stessi dipendenti, che vengono usati come "macchine umane". Tale ciclo lavorativo porta con se altre deleterie conseguenze quale un altissimo rischio di infezioni e contaminazioni dei prodotti, che devono quindi essere sottoposti a fasi di lavorazione che includono una forte sterilizzazione.Non manca infine il capitolo dedicato alla tristemente famosa Monsanto, che a seguito della recente possibilità di brevettare forme di vita (vegetali o animali) sta cambiando radicalmente il settore agricolo, e impedisce di fatto agli agricoltori di svolgere il loro lavoro con le metodologie che da sempre hanno caratterizzato la loro attività.

martedì 20 gennaio 2015

DISUGUAGLIANZA SOCIALE....

LA DISUGUAGLIANZA SOCIALE STA ASSUMENDO PROPORZIONI VERGOGNOSE E NON DA OGGI, PURTROPPO. FACCIAMO UN PO' IL PUNTO DELLA SITUAZIONE E PROVIAMO ANCHE NOI, SINGOLARMENTE, DA CHE PARTE STIAMO O DOVE VORREMMO STARE, PERCHÉ GIÀ NELL'INTENZIONE SI RIVELA IL "DELITTO", COME DIREBBE DOSTOEVSKIJ...




Entro il 2016 l’un per cento della popolazione mondiale possiederà più della metà della ricchezza globale

L’esplosione della disuguaglianza

LONDRA, 19 gennaio 2015.

Un’autentica esplosione dell’ineguaglianza. Entro il 2016 l’un per cento della popolazione mondiale aumenterà il proprio patrimonio fino a possedere oltre il cinquanta per cento della ricchezza. Dell’altro cinquanta per cento della ricchezza globale, una fetta sostanziosa sarà in mano a un altro venti per cento della popolazione mondiale, quella un po’ meno ricca della prima. Al restante ottanta per cento della popolazione rimarranno le briciole: soltanto il cinque per cento della ricchezza mondiale, o forse meno, con un reddito medio di 3.851 dollari l’anno (3.331 euro). Il reddito medio dell’un per cento dei privilegiati è invece di 2,7 milioni di dollari (2,33 milioni di euro).
La previsione arriva da Oxfam — una confederazione di 17 organizzazioni non governative che lavorano con 3.000 partner in più di 100 Paesi — in una ricerca presentata ieri a Davos in Svizzera, in vista del Forum internazionale economico e politico che si apre proprio in questi giorni nella cittadina svizzera.
«La scala dell’ineguaglianza globale — ha detto Winnie Byanima, direttore generale di Oxfam International — è semplicemente piuttosto sconcertante e malgrado il tema sia balzato in primo piano sull’agenda globale, il divario tra i più ricchi e il resto si sta allargando sempre più rapidamente».
Nel dettaglio, i ricercatori di Oxfam hanno calcolato che l’un per cento dei super ricchi è costituito da 34,8 milioni di persone. Di questi, 14,2 milioni sono residenti negli Stati Uniti, 2,7 milioni in Giappone, 2,4 in Francia, due milioni in Gran Bretagna e in Germania. Al sesto posto l’Italia, con 1,6 milioni, seguita dagli 1,3 milioni di ricchi in Australia, 1,2 in Cina, 1,1 milioni in Canada e dai soli 700.000 della Svizzera.

Lo studio di Oxfam, comunque, conferma un rapporto diffuso di recente da Crédit Suisse, secondo il quale l’un per cento della popolazione mondiale già possiede la metà della ricchezza globale.


ABBIAMO VISTO IL "DELITTO", MA... IL CASTIGO?



sabato 10 gennaio 2015

FINANZA: QUESTA SCONOSCIUTA !!

NOTIZIE COME QUELLA CHE SEGUONO, OLTRE A TERRORIZZARE GLI ADDETTI AI LAVORI, HANNO PERÒ ANCHE LA FACOLTÀ DI LASCIARE INDIFFERENTI TUTTI GLI ALTRI; PERCHÉ LA FINANZA HA UN LINGUAGGIO PROPRIO, CODIFICATO VOLUTAMENTE, MA PURTROPPO, È ALLA BASE DELL'ECONOMIA POLITICA (E NON...) DI TUTTI I PAESI DEL MONDO, VEDIAMO COME, TENTANDO DI APRIRE UNA BRECCIA IN QUESTO ALFABETO "ARABO" O QUASI, CON CUI SIAMO COSTRETTI A CONFRONTARCI QUOTIDIANAMENTE.

LA NOTIZIA:

La Borsa di Milano sprofonda.
Le borse europee bruciano oltre 200 miliardi  di euro
Scritto da Did | TMNews – 
Roma, 5 gen. (askanews) – La Borsa di Milano è andata oggi a picco. Il FTSE MIB ha perso il 4,9% a 18.188,44 punti.
Mentre la borsa di Shanghai ha un balzo del 3,60% ai massimi da cinque anni, l'Europa è alle prese con la tempesta che arriva dalla Grecia in attesa delle politiche di fine mese. A scuotere i mercati del vecchio continente la notizia di stampa tedesca secondo cui la cancelliera Angela Merkel non contrasterebbe un'uscita di Atene dall'euro. Indiscrezione subito smentita da Berlino ma che non ha placato le tensioni sui mercati. Anche Alexis Tsipras, indicato in testa nei sondaggi, non è riuscito a rasserenare le piazze finanziarie ribadendo che la Grecia non intende uscire dal club dell'euro. La notizia ha fatto precipitare la moneta unica al di sotto di quota 1,20 dollari.
Oltre al ciclone Grecia che si riflette soprattutto sui titoli finanziari, la seduta è stata caratterizzata dal nuovo calo del prezzo del petrolio che a New York ha toccato i minimi dal 2009 sotto i 50 dollari al barile. Immediato l'effetto sugli energetici. A Milano l'Eni lascia sul terreno oltre l'8% e pesanti ribassi anche per Tenaris, Saipem e Enel.
Ribassi superiori al 6% per gli altri colossi europei del petrolio come BP, Total, calo del 4,70% per Royal Dutch Shell. 

RICORDIAMOCI CHE IN TUTTO IL 2014, EQUITALIA HA CONFISCATO 14,5 MILIARDI DI EURO AI CITTADINI ITALIANI INSOLVENTI O PRESUNTI TALI... PROVIAMO A FARE UN PO' DI LUCE? LEGGIAMO DI SEGUITO... 

COSA SONO GLI SPECULATORI E COSA FANNO DI MALE? 

Benvenuti nel mondo allucinante dei “Padroni dell’Universo”.
 E’ un’espressione coniata a Wall Street dai collaboratori del super speculatore John Meriwether, padrone del Hedge Fund LTCM, una macchina per fare soldi fittizi truffando con numeri fittizi per miliardi di dollari l’intero mondo. Lavoravano, questi avvoltoi, con una tale feroce maniacalità che all’apice del successo e delle piramidi di cocaina che gli passarono nel sangue, una notte stapparono un vino rosso da 7.000 dollari a bottiglia e gridarono “Siamo i Padroni dell’Universo”! LTCM collassò nell’orgia finanziaria suicida nel 1998, e si rischiò il collasso della finanza mondiale.
Dopo di loro l’America e l’Europa si accorsero del pericolo nucleare che sta gente rappresentava, e corsero ai ripari: ne crearono di peggio.
Iniziamo a capire la differenza fra un INVESTITORE E UNO SPECULATORE. L’investitore è chiunque al mondo investa soldi, cittadino, pensionato, banca, azienda, Stato. L’investimento può essere a breve termine o a lungo termine. Può essere buono (un Titolo di Stato) o cattivo (titoli di un’azienda che vende armi ai bambini soldato in Sierra Leone), ma in genere questo l’investitore non lo sa (lo sa il suo promotore finanziario). Lo speculatore è invece un super specialista, individuo o organizzazione (Hedge Funds, Assicurazioni, Fondi monetari, Fondi Avvoltoio ecc.) che normalmente investono a breve e sanno benissimo il male che fanno, ma se ne sbattono. Ma si badi bene, gli speculatori hanno un potere di fuoco che, sempre a breve, può devastare un intero Paese, milioni di persone, con conseguenze enormi, e possono persino portare il mondo sull’orlo del baratro economico. Il mostro che già ci ha divorati (2007 a oggi) è questo.
In ogni caso ricordate sempre che stiamo parlando di GIOCHI DI NUMERI CHIAMATI SOLDI E CHE NON PRODUCONO QUASI MAI NULLA NELL’ECONOMIA REALE. OK? Non dimenticate.
L’ampiezza del crimine SPECULATIVO è tale che vi posso dire con estrema autorevolezza che l’intero governo tecnocratico della UE, e la Troika, lavorano tutti solo per le tasche degli speculatori. Migliaia di politici, tecnocrati, accademici, figure di altissimo prestigio, lavorano per loro, e l’Eurozona è un progetto di almeno 80 anni solo fatto per le tasche di chi specula.
Cos’è speculare? Semplice: si osserva il mondo dell’economia, tutto, tutto il globo, e si fanno SCOMMESSE a breve su o contro qualcosa. Se poi vincere la scommessa vuol dire far crollare nella disperazione 5 milioni di esseri umani, o anche 40, chissenefrega. A volte dall’altra parte della scommessa c’è un altro speculatore, ma più spesso gente normale che rimangono fregati. Ne “La Politica”, Aristotele ci racconta di come il filosofo Talete già nel VI secolo avanti Cristo aveva piazzato una scommessa speculativa vincente sul raccolto di olive dell’anno successivo. I contadini avevano previsto un raccolto povero e gli vendettero interi poderi di ulivi per pochi soldi. L’anno dopo il raccolto fu invece favoloso, e Talete fece una barca di soldi, ma i contadini fecero la fame. Nel mondo moderno purtroppo quasi sempre la gente è ignara di tutto. Rimaniamo sempre in Grecia e vediamo come oggi la speculazione aiutata dai tecnocrati UE ha fottuto quel povero popolo che non sa da che parte girarsi. Ecco come si specula.
2010: la Grecia è sull’orlo del baratro. Il suo debito nazionale è sotto il fuoco della Troika e delle Agenzie di Rating, i tassi d’interesse che paga per convincere gli investitori a comprare i suoi titoli di Stato sono altissimi. Naturalmente nel momento in cui i suoi tassi si alzano, il valore dei suoi titoli crolla (sapete che meno vale il titolo più interessi paga, e viceversa). Questo è il momento giusto per gli speculatori di piazzare le loro scommesse contro il debito greco (cioè i titoli). La loro scommessa è che il debito crollerà di valore ancor più, e naturalmente le Agenzie di Rating prestano la loro gentile mano: annunceranno che bocciano l’economia di Atene. MA PRIMA gli speculatori hanno PRESO IN PRESTITO una porzione di debito greco del valore di (es.) 500; lo rivendono immediatamente per quel valore e intascano 500. Poi aspettano il risultato della bocciatura delle Agenzie, che accade: il valore del debito cala. A quel punto gli speculatori ricomprano la stessa porzione di debito greco che ora vale solo 400, e lo restituiscono. Hanno incassato 100, puliti. (tenete in considerazione che quando parlo di queste cifre semplificate mi riferisco a milioni di Euro o miliardi). I greci intanto vanno in merda perché la UE gli impone le Austerità da camera di tortura, disoccupazione, sofferenze…
Altro esempio. Siamo sempre in Grecia. Uno speculatore fa un patto con un altro: gli venderà alla fine del mese una porzione di debito greco da es. 1000 titoli che oggi valgono 500 soldi. L’altro si impegna a comprare quel debito per 500 soldi. Il primo speculatore in realtà non possiede alcun debito greco, ma scommette che esso calerà di valore prima della fine di quel periodo. L’altro invece scommette nella direzione opposta, cioè che il valore del debito si alzerà. Quindi, se il debito si deprezza, il primo uomo vince: alla fine del mese comprerà i 1000 titoli per 400 soldi e li potrà vendere all’altro per la cifra concordata di 500. Ci guadagna 100. Nel caso contrario, se il debito invece si alza di valore, l’altro vince: comprerà quei titoli per i concordati 500 soldi mentre ora vale (ad es.) 600. Qui il gioco è meno sporco, ma ricordiamoci sempre che il primo speculatore, di nuovo, scommette sulla rovina di un popolo, e se vince… torture come sopra.
Altra carognata degli speculatori. Necessita di una breve spiegazione. Nel mondo della finanza internazionale ci sono delle specie di polizze assicurative che un investitore può acquistare per proteggersi da eventuali perdite o scommesse sbagliate. Si chiamano Credit Default Swaps (CDS). Se l’investitore scommette su qualcosa di molto rischioso, l’assicuratore alzerà il prezzo della polizza CDS. Quindi nel mondo dei mercati finanziari il prezzo in rialzo di questi CDS segnala che un investimento è rischioso o instabile. I CDS vengono venduti anche per proteggere chi possiede un pezzo di debito sovrano (titoli di Stato) contro la possibilità che esso si deprezzi a causa del giudizio negativo delle agenzie di rating. Ok, torniamo in Grecia. Un gruppo di speculatori compra molte polizze CDS contro il deprezzamento del debito greco, mentre scommettono proprio che il deprezzamento accadrà davvero. Possono fare questo anche se non posseggono alcun titolo di Stato greco, come dire che uno si assicura su una casa che non è sua. Ma attenzione alla sequenza: l’acquisto di molti CDS sul debito greco ne alza il prezzo, e siccome il loro prezzo in rialzo segnala che l’oggetto assicurato è rischioso e instabile, i mercati penseranno che il debito greco è a rischio di instabilità. In risposta a questo allarme, le agenzie di rating bocceranno il debito di Atene, e per l’effetto domino il prezzo dei CDS sulla Grecia considerata ora rischiosissima salirà ancora di più, e gli speculatori, che ne avevano acquistati molti, li possono rivendere con grande profitto. Nel frattempo i poveri Greci… come sopra. Sangue.
Tutte queste scommesse si chiamano fare “shorting”. E sono tutte e tre truccate.
Ma c’è di peggio. Il mondo del JUNK. In finanza tutti i debiti che sono considerati ad alto rischio di non essere ripagati, dal debito di Stato al debito di un’azienda qualsiasi, vengono chiamati Junk, cioè spazzatura. Facciamo due esempi: il debito di un piccolo Paese africano in difficoltà, o il debito dell’azienda XX di Torino. Il Paese è indebitato con vari investitori occidentali (banche o altri), la ditta di Torino con le banche. Esistono al mondo dei simpatici tizi chiamati Fondi Avvoltoio (Vulture Funds), simpatico nome eh?, e sono speculatori, ovvio. Questi volano cupi su chiunque abbia debiti ad alto rischio (junk debt), e cosa fanno? Vanno dai creditori e gli dicono (il linguaggio è letteralmente quello): “Senti sfigato, tu da sto Paese/azienda non becchi un cazzo secondo noi. Fidati, ti conviene venderci i loro debiti e poi al resto pensiamo noi. Te li compriamo per un decimo del valore, cioè se ti devono 1 milione noi te lo compriamo per 100 mila e tu ti levi dal cazzo contento, perché piuttosto che prendere zero ti conviene accettare i nostri 100 mila. Affare fatto stronzo?”. Spesso sì, viene fatto l’affare. Conseguenze: il Paese africano o l’azienda di Torino sono ora debitori degli Avvoltoi, che trascinano Paese/azienda in tribunale (sempre in giurisdizioni favorevoli a loro come Londra o NY), e spesso riescono a strappare ai debitori più di quello che hanno pagato ai creditori originari. Sangue, sangue di villaggi, popoli, operai, imprenditori, sangue!
Una forma particolarmente rivoltante di speculazione è quella fatta sulle cosiddette ‘Commodities’ cioè le materie prime. E quando si parla di grano, caffè o mais, o altri alimenti di base, parliamo di materie che nel Terzo Mondo decidono la sopravvivenza, o la morte, di milioni. I prezzi di queste materie sono anch’essi soggetti agli speculatori, in particolare quelli di Chicago o di Londra. Gente che dispone dei soldi e dei mezzi per truccare a loro piacere il mercato delle Commodities. I prezzi del cibo per centinaia di milioni di affamati – o il prezzo di ciò che vendono centinaia di milioni contadini poveri del Sud – lo decidono loro a seconda del verso delle loro scommesse. Quindi mettiamo che gli convenga alzare il prezzo del mais di tantissimo: milioni di poveracci non lo potranno più comprare: fame (a voi il TG1 la vende come carestia, eh!, colpa del destino, eh?). Mettiamo che gli convenga far crollare il prezzo del caffè: milioni di coltivatori poveri sprofonderanno della disperazione. Ma loro, a Londra o a Chicago se ne fottono. Ok?
Ho già detto che le tecnocrazie delle nazioni più ricche del mondo lavorano, hanno sempre lavorato, per gli speculatori. Cioè i governatori delle Banche Centrali, per esempio. E tu cittadino? Nooo, caro o cara, tu puoi crepare mangiato/a vivo/a dai topi sul loro stuoino di casa, non ti aprono neppure la porta. Semplifico: avete letto sui giornali che prima la Banca Centrale americana, la FED, e adesso quella europea, la BCE di Mario Draghi, e la Banca del Giappone, hanno tutte deciso di iniettare enormi quantità di liquidi (soldi) nei Paesi che governano. Negli USA hanno usato il sistema del Quantitative Easing (QE), in Europa vari metodi con nomi strani come LTRO, ABS Purchases, TLTRO, in Giappone un misto dei due precedenti. Ok. Dovete però capire che una Banca Centrale quando emette liquidi non è che li carica su dei camion che poi li porta alla gente. No. Li immette nel sistema bancario, in cambio di titoli ecc. Quindi ste enormi quantità di liquidi, immense, finiscono nelle grandi banche. Ok.
La domande di tutte le domande è: MA STI OCEANI DI SOLDI FINISCONO NELLE TASCHE DI LAVORATORI, PENSIONATI, AZIENDE, FAMIGLIE? NOOOOOOO! Perché? Perché vengono presi in prestito a tassi d’interesse ridicoli dai già miliardari speculatori che… che?... che cosa ne fanno? Li scommettono in Borsa, speculano in Borsa, e vincono, vincono, vincono. E tu uomo donna che lavora perdi perdi perdi. E pensare che sono le stesse mega banche a dircelo, se uno legge quello che pubblicano. Il mostro bancario USA JP Morgan ha appena detto quanto segue: “Per riassumere, non crediamo che le iniezioni di liquidità di Draghi (BCE) annunciate il 5 di giugno 2014 offriranno alcunché all’economia reale (quella di cui viviamo, nda)”. Ecco per chi lavora Mario Draghi.
No, fermi, mi dispiace ma ce n’è un’altra. Lo so, rimpiangete i tempi quando il massimo che vi entrava nel sederino erano le supposte del dottore…
Gli Stati stessi speculano. Cioè anche loro fanno ste maledette scommesse finanziarie. A che pro? Un Tremonti o un Padoan vi risponderebbero che si fanno per proteggere lo Stato da perdite finanziarie. Quindi lo Stato entra nel mondo degli INTEREST RATE SWAPS. Alè. E ne esce praticamente sempre inc… (finisce per lato). Perché? Perché siamo sempre alle solite, come con la storia dei Derivati e dei Comuni italiani: cioè, i nostri puzzoni politici si mettono a scommettere con dei professionisti internazionali che il Conte Dracula era un chierichetto in confronto. E perdono. L’Italia anni fa, con la Lira, ne fece una grossa mentre tentava di speculare. Seguite come funzionò.
Allora l’Italia voleva emettere dei titoli di Stato trentennali, BTP, a tasso d’interesse fisso per 30 anni appunto, cioè, fate conto, avrebbe pagato le banche che glieli compravano, ad esempio, 6% di interessi per 30 anni. Ma a Roma si chiesero: "E se i tassi d’interesse nei prossimi 30 anni si abbassano? Magari vanno al 4% e noi ci obblighiamo a pagare il 6% per 30 anni. No. Allora vendiamo dei CCT, a tasso d’interesse ‘variabile’ da dare alle banche, cioè un tasso deciso dal mercato, così magari il tasso calerà e sarà minore." Ok. E così il Tesoro vendette un sacco di CCT alle banche a tasso variabile. Poi… Si pentirono, pensarono che forse anche per i CCT era meglio fissare un tasso d’interesse fisso, ad es. 6%. E così Roma propose alle banche un INTEREST RATE SWAP, uno scambio di tassi d’interesse. Come funziona? Semplice:
Allora: il Tesoro ha venduto alle banche un certo numero di titoli di Stato chiamati CCT, e gli ha prima promesso di pagargli un tasso d’interesse variabile deciso dal mercato, poi si pente e ora vuole pagare alle banche un tasso fisso del 6%, perché teme che il tasso variabile andrà su a 7 o 8. Quindi Roma contatta le banche e gli dice che pagherà un tasso fisso del 6%, ma poi fa una scommessa con le banche stesse, gli dice: io ti pago il 6% fisso per tot anni, ma se il tasso variabile del mercato supera il 6 e arriva al 7 o all'8, tu banca ci perdi l’1% o il 2%, e me li paghi a ogni scadenza. Ovviamente il governo spera che il tasso variabile vada su a 7 o magari anche 8, così Roma gli pagherà per tot anni un tasso INFERIORE A QUELLO DEL MERCATO. E le banche scommettono che invece il tasso variabile del mercato andrà sotto il 6%, a 4 o 3, così Roma gli pagherà per tot anni un tasso SUPERIORE A QUELLO DEL MERCATO. Com’è finita? Ovvio no? I tassi scesero e le banche vinsero. Ti metti con gli squali, e credi di saperne più di loro? L’Italia perse montagne di miliardi in quella scommessa speculativa. Poveri tutti noi.
Conclusione: questi sono solo alcuni maggiori esempi di cosa significa essere speculatore e speculare, ma poi ci sono anche i Futures di mille tipi, i Credit Default Obligations, Banner Swaps, Over the Counter contracts, e altri amenicoli del genere. Ma per ora basta.


Il mondo finanziario è molto più dannoso di quello che vale”.