venerdì 20 febbraio 2015

Trieste, città ponte tra l'Europa e l'Oriente

TRIESTE E IL FRIULI VENEZIA GIULIA: BELLEZZE SCONOSCIUTE DELL'ITALIA DEL NORD; A DUE PASSI DA VENEZIA...










TRIESTE     -      La Storia
Le origini della città di Trieste sono antichissime, tuttavia sono di
modesta entità le tracce, giunte fino a noi, del suo più remoto passato.
Già nel II millennio a.C. tutto il territorio della provincia di
Trieste, dall’altopiano al mare, fu sede di insediamenti protostorici: i
castellieri; si trattava di villaggi di dimensioni ridottissime, arroccati
sulle alture e protetti da caratteristiche fortificazioni in pietra, i cui
abitanti appartenevano ad una popolazione illirica di stirpe indoeuropea.
La leggenda vuole che anche il mitologico eroe greco Giasone, alla
ricerca del “vello d’ora“, sbarcasse con gli Argonauti alle foci del Timavo. Un
bosco sacro, alle pendici del monte Hermada, sarebbe inoltre dedicato agli eroi
Antenore e Diomede.
Nel 50 a.C. circa, il piccolo borgo di pescatori divenne colonia romana
ed il nucleo abitativo venne cinto da forti mura e, successivamente, arricchito
di importanti costruzioni quali il Foro ed il Teatro, i cui resti sono visibili
ancora oggi sul colle di S.Giusto.
A partire dall’inizio del III secolo d.C., l’urbe tergestina fu
ripetutamente travolta dalle invasioni barbariche e soltanto a metà dell’800,
quando il vescovo Giovanni acquista da Lotario, re dei Franchi, il potere sulla
città cominciò una fase storica caratterizzata da maggior stabilità.
Trieste riuscì ad affermarsi come libero comune appena nel 1300 ma, nel
momento in cui venne nuovamente minacciata la tanto sospirata autonomia, la
città, nel 1382, si pose spontaneamente sotto la protezione di Leopoldo III
d’Austria, instaurando il lungo e fecondo rapporto con la dinastia asburgica.
Il passaggio alla Trieste moderna avvenne nel 1719, quando Carlo VI
decretò, con un editto, la libertà di navigazione, aprendo così le porte al
commercio e assegnando alla città il privilegio di Porto Franco.
Successivamente, sotto Maria Teresa e Giuseppe II, i benefici concessi alla
città accrebbero i già prosperi traffici, attirando la contempo persone di
varia provenienza e creando così quel cosmopolitismo che ancora oggi si ritrova
nei luoghi di culto, nel dialetto e nei cognomi stessi dei triestini. Il
vecchio borgo, all’interno del perimetro medioevale, non bastò più ad
accogliere gli abitanti, il cui numero, in poco tempo, si era notevolmente
accresciuto e, conseguentemente, la città si espanse guadagnando terreno sul
fronte mare e collegando progressivamente i vari colli che si protendono a
ventaglio dall’interno verso la costa.
Nell’ ‘800, in un clima di prosperità generale, vennero fondati i grandi
gruppi assicurativi, le compagnie di navigazione, si sviluppò la Borsa e crebbe
la produzione artistica e culturale. La crescita della città, da un lato ne
fece uno dei centri più importanti dell’allora impero asburgico, dall’altro ne
rafforzò il sentimento di italianità, sia culturale che politica.
Il ritorno all’Italia, così lungamente atteso, avvenne nel 1918, in un
tripudio tricolore, ma tale annessione retrocesse Trieste al ruolo di “porto
qualunque”, avendo perso, una volta svincolata dal contesto mitteleuropeo, la
sua unicità.
Il secondo conflitto mondiale comportò la perdita delle terre della
penisola Istriana, passate alla neocostituita Jugoslavia, e la storia della
città in quel buio periodo, è caratterizzata da numerose e tristi vicende,
molte delle quali gettano ancora oggi, dopo più di mezzo secolo, oscure ombre.
La sorte della città, pretesa dalla Jugoslavia, rimase incerta per lungo tempo:
in attesa di definizione, l’entroterra venne diviso in due parti, l’una
amministrata dagli angloamericani e l’altra dagli jugoslavi. Nello specifico,
la città fu soggetta all’amministrazione alleata con la costituzione del
Territorio Libero di Trieste. Solo nel 1954, con la firma del Memorandum di
Londra, Trieste e il suo entroterra furono definitivamente restituiti
all’Italia.

Luoghi da visitare
Il Faro della Vittoria, i meravigliosi castelli e altri luoghi da
visitare. Mete imperdibili per i turisti, ma anche piacevoli riscoperte per i triestini.





DOCUMENTARIO SUL FRIULI, MOLTO BELLO:   http://youtu.be/9RITKnwRzc0



venerdì 6 febbraio 2015

ALIMENTAZIONE CORRETTA: QUESTA SCONOSCIUTA

UN AMICO MI CONSIGLIA LA VISIONE DI QUESTO DOCUMENTARIO E VOLENTIERI LO CONDIVIDO CON VOI, PERCHÉ MI SEMBRA DAVVERO INTERESSANTE.

BUONA VISIONE E GUARDATELO CON CALMA....





Cibo Spa | Arcoiris TV



Cibo s.p.a. è un documentario che descrive la trasformazione radicale dell'industria alimentare avvenuta negli USA negli ultimi decenni. Vedere da vicino ciò che è successo in America è sicuramente importante per capire quello che rischiamo di veder succedere anche da noi molto presto.Nonostante il consumatore venga illuso di avere a disposizione una grande varietà di marche e prodotti diversi, in realtà questi fanno tutti capo ad un numero molto ristretto di super-aziende alimentari, che poi li immettono sul mercato con nomi e sotto marche diversi. Ancora più inquietante è il fatto che, indipendentemente dal produttore, uno degli ingredienti principali rimanga il granoturco, nelle sue forme più disparate.La sua estrema economicità, ottenuta in modo artificiale, grazie a pesanti incentivi pubblici, ha portato ad utilizzarlo anche come mangime per i bovini, al posto dell'erba che dovrebbe esse re il loro nutrimento ideale.Gli allevamenti di bestiame hanno raggiunto dimensioni enormi ed i mattatoi sono diventati catene di montaggio ad altissima efficienza, dove gli animali al massacro sono trattati poco peggio degli stessi dipendenti, che vengono usati come "macchine umane". Tale ciclo lavorativo porta con se altre deleterie conseguenze quale un altissimo rischio di infezioni e contaminazioni dei prodotti, che devono quindi essere sottoposti a fasi di lavorazione che includono una forte sterilizzazione.Non manca infine il capitolo dedicato alla tristemente famosa Monsanto, che a seguito della recente possibilità di brevettare forme di vita (vegetali o animali) sta cambiando radicalmente il settore agricolo, e impedisce di fatto agli agricoltori di svolgere il loro lavoro con le metodologie che da sempre hanno caratterizzato la loro attività.