PARLANDO DI VIAGGI
AVVENTUROSI (COME IL PRECEDENTE NOSTRO, IN PATAGONIA), SCOPRIAMO OGGI UNA
FIGURA MITICA DELL’ALPINISMO MONDIALE.
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È stato il primo al mondo di scalare
tutti i 14 ottomila del pianeta, ha attraversato l’Antartide, la Groenlandia, i deserti
Gobi e Takla Makan.
Reinhold Messner,
alpinista e successivamente scrittore, è nato nel 1944 a Bressanone nel
Sudtirolo, è il secondogenito di nove fratelli. Dopo la frequentazione
dell'Università a Padova, ha iniziato giovanissimo la sua attività di
scalatore, divenendo noto negli anni Sessanta per una serie di rischiose
ascensioni solitarie. Da almeno trent'anni è uno dei grandi protagonisti
dell'alpinismo mondiale: tra le 3.500 scalate da lui effettuate, circa 100 sono
prime assolute, aprendo itinerari nuovi, d'inverno e in solitaria (alcuni non
ancora ripetuti) e limitando al minimo indispensabile l'uso di mezzi
artificiali.
La
sua infanzia è segnata dalle prime scalate effettuate a soli cinque anni
insieme al padre sulle "Odle", un gruppo montuoso nei pressi del suo
luogo di nascita, Bressanone. In seguito, intraprende una serie di ascensioni
sulle Dolomiti insieme al fratello Guenther. Da tutto questo prende il via la
sua grande passione per la montagna, che lo ha porta in seguito a
"scoprire" il ghiaccio con le prime ascensioni sul monte Bianco, ad
effettuare uscite in altri continenti, oltre che a sperimentare ascese di 6.000
metri di altitudine sulle cime delle Ande. Quando il suo nome comincia ormai a
circolare fra gli addetti ai lavori, ecco che riceve, assieme al fratello
Guenther, la sua prima chiamata per aggregarsi ad una spedizione, quella del
Nanga Parbat, un massiccio montuoso che farebbe tremare le vene a chiunque. E'
per Messner la prima grande avventura alla scoperta degli 8.000 metri, la quota
che lo renderà famoso negli annali dell'alpinismo.
Messner, infatti, ha scalato
alcune fra le pareti più lunghe del mondo, nonché tutte le quattordici cime sopra gli 8000 metri presenti sul globo terrestre
e sempre senza l’ausilio di bombole di ossigeno.
Un
inizio però oltremodo drammatico, una scalata, quella del Nanga Parbat, tragica,
che ha visto la morte del fratello Guenther al ritorno della salita, e la
traumatica amputazione delle dita dei piedi a seguito di un grave congelamento.
Naturale dunque in Reinhold la voglia di lasciare, un desiderio che avrebbe
colpito chiunque. Ma Messner non è "chiunque" e, oltre al suo grande
amore per la montagna, una cosa lo ha sempre caratterizzato: la grande volontà
e determinazione d'animo, messa anche al servizio di battaglie politiche.
Poi
la grande e sofferta decisione di continuare con la sua vita di avventura. Ecco
allora che si getta nell'impresa più rischiosa, la scalata dell'Everest in
stile alpino, ossia senza l'ausilio dell'ossigeno. In seguito, dopo il successo
clamoroso di questa impresa, ne tenta un'altra ancora più temeraria: la scalata dell'Everest in solitaria.
Reinhold
Messner perviene a questi risultati anche grazie allo studio dei grandi
alpinisti del passato, dove nel suo museo a Solda ha raccolto di ognuno di essi
oggetti che raccontano della loro vita. E' talmente legato alla loro memoria e
a quello che rappresentano che lo stesso Messner ha confessato di programmare
le sue spedizioni attraverso lo studio delle loro avventure.
Altra impresa eccezionale di questo personaggio è stata
poi la prima traversata del continente antartico passando per il polo Sud (insieme a Arven Fuchs), compiuta
senza motori o cani, ma solo con la forza muscolare o con la spinta del vento;
analogamente, nel 1993, con il secondo fratello Hubert, ha attraversato la
Groenlandia.
Messner
vanta anche la conoscenza fisica completa della sua terra, avendo più volte
effettuato il giro dei confini del Sudtirolo con Hans Kammerlander, scalando
non solo cime, ma fermandosi anche a parlare e a discutere con i contadini e
con chi si trova ad abitare in posti disagevoli, cercando di capire i loro
bisogni.
Personaggio
noto internazionalmente, ha tenuto conferenze in Giappone, Stati Uniti, Gran
Bretagna, Germania, Austria, Svizzera, Olanda, Argentina e Spagna; è stato
collaboratore di centinaia di documentari ed ha al suo attivo decine di
pubblicazioni sulle riviste più disparate (Epoca, Atlante, Jonathan, Stern,
Bunte, Geo, National Geographic ...). Fra i premi letterari che ha ricevuto vi
sono il premio "ITAS" (1975), "Primi Monti" (1968),
"Dav" (1976/1979); membro onorario
della Royal Geographical Society e dell’Explorers Club di New York;
onorificenze in Italia, Nepal, Pakistan, Francia, Stati Uniti. 50 opere
letterarie tradotte in più di dodici lingue.
All'età
di 60 anni Messner ha compiuto l'ennesima impresa attraversando a piedi il
deserto asiatico del Gobi. Ha impiegato otto mesi per percorrere 2000 km,
realizzando il suo viaggio in solitaria, trasportando uno zaino di oltre 40 kg
con una riserva d'acqua di 25 litri.
MESSNER OGGI
La
sua ultima pubblicazione è "Tutte le mie cime", pubblicato alla fine di
novembre 2011, che riassume sessant’anni di vita attraverso le fotografie delle
sue più grandi avventure descritte qui di seguito:
1950-64
500 ascensioni nelle Alpi orientali, soprattutto nelle Dolomiti; 1965 Ortles, parete Nord, prima ascensione; 1966 Cassin alla Walker, Grandes Jorasses; Rocchetta Alta di Bosconero, parete Nord, seconda ascensione; 1967 Civetta “via degli amici“, prima ascensione; Furchetta, parete Nord, prima ascensione invernale; 1968 Eiger, pilastro Nord, prima ascensione; Marmolada, parete Sud, prima ascensione; 1969 Civetta „diedro Philipp“, prima solitaria; Droites, parete Nord, prima solitaria; Marmolada di Rocca, parete Sud, prima solitaria; 1970 Nanga Parbat (8125 m.), prima ascensione della parete Rupal; 1971 Spedizioni in Persia, Nepal, Nuova Guinea, Pakistan, Africa orientale; 1972 Manaslu (8156 m.), prima ascensione della parete Sud; Noshaq / Hindukush (7492 m.); 1973 Tre prime nelle Dolomiti: Pelmo, parete Nordovest; Marmolada, spigolo Ovest e Furchetta, parete Ovest; 1974 Aconcagua (6959 m.), prima ascensione della parete Sud; Eiger, parete Nord in cordata in 10 ore; 1975 Hidden Peak (8068 m.), parete Nordovest in cordata, primo ottomila in stile alpino; 1976 Monte McKinley, prima ascensione „sole di mezzanotte“ (6193 m.); 1977 Ascesa fallita della parete Sud del Dhaulagiri (8167 m.); 1978 Monte Everest (8848 m.), prima ascensione senza maschera d’ossigeno; Nanga Parbat (8125 m.), parete Diamir, prima solitaria su un ottomila; Kilimangiaro (5963 m.), prima ascensione del “Breach-Wall“; 1979 K2 (8611 m.), ascensione in stile alpino; salvataggio di Peter Hillary all’Ama Dablam; 1980 Mount Everest (8848 m.) dal Tibet, prima solitaria; 1981 Shisha Pangma (8012 m.); Chamlang (7317 m.); 1982 Kangchendzönga (8598 m.), parete Nord; Gasherbrum II (8035 m.); Broad Peak (8048 m.) - 3 ottomila di seguito; Tentativo invernale al Cho Oyu; 1983 Cho Oyu (8201 m.), parete Sudovest, stile alpino; 1984 Prima traversata di due ottomila - Gasherbrum I e Gasherbrum II; 1985 Annapurna (8091 m.), parete Nordovest, prima ascensione; Dhaulagiri (8167 m.), sperone Nordest, stile alpino; Tibet-trasversale (Kailash); 1986 Ascesa fallita del Makalu in inverno; Spedizione nel Tibet; Makalu (8485 m.); Lhotse (8511 m.); Monte Vinson/Antartide (4897 m.); 1987 Viaggio nel Bhutan; viaggio nel Pamir; 1988 Spedizione nel Tibet (studio dello Yeti); 1989 Fallito tentativo alla parete Sud del Lhotse (8511 m.); 1989/90 Traversata dell’Antartide, attraverso il Polo Sud, a piedi (2800 km.); 1991 Traversata del Bhutan; „Attorno al Sudtirolo“ (dislivello: 100.000 m.); 1992 Chimborazo (6310 m.) in Ecuador; Traversata del deserto Takla Makan, Sinkiang; 1993 Dolpo, Mustang e Manang in Nepal; Traversata longitudinale (in diagonale) della Groenlandia da sud/est a nord/ovest (2200 km.); 1994 Azione di pulizia ambientale sul monte Shivling (6543 m) nel nord dell"India/Gangotri; Ruwenzori (5119 m), Uganda; 1995 Tentativo traversata Polo Nord, fallito; 1996 Spedizione nel Tibet; 1997 Tibet e Baltistan; Ol Doinyo Lengai in Tanzania; 1998 Traversata della Mongolia; Spedizione nella Puna de Atacama (Ande boliviane); 1999 San-Francisco-Peaks/USA (reportage cinematografico); Viaggio nel deserto Thar/India; 2000 Traversata della South Georgia sulle ombre di Shackleton; Spedizione sul Nanga Parbat; Fujiama/Giappone (reportage cinematografico); 2001 Dharamsala e deramazioni dell’Himalaya; Gunung Agung / Bali (reportage cinematografico); 2002 Nell’Anno Internazionale delle Montagne visita di popoli di montagna dell’Ecuador e ascensione del Cotopaxi (5897 m.); 2003 Kathmandu/Nepal: partecipazione al 50esimo anniversario della prima ascesa sull’Everest; viaggio in Franz Joseph Land/Artico; Il 1° ottobre inaugurazione della “Günther Mountain School” nella valle Diamir presso il Nanga Parbat/Pakistan; 2004 Traversata in lungo (2000 km.) – a piedi e in solitaria – del deserto del Gobi (Mongolia); 2005 Documentario sui nomadi TUWA in Mongolia; Trekking attorno il Nanga Parbat in Pakistan; ai piedi della parete Diamir vengono seppellite le ossa di Günther Messner, ritrovate dalla popolazione locale; 2006 Viaggio del Messner-Clan (23 membri) attorno il Nanga Parbat, anche per controllare l’avanzamento lavori del progetto della Fondazione MMF, Messner Mountain Foundation. In novembre/dicembre Reinhold Messner guida una traversata da est a ovest del Hielo Continental Nord (ghiacciaio patagonico); 2007 Scalata con il figlio Simon nel monte Tassili / Algeria; 2008 Viaggio in Pakistan per le riprese del film “Nanga Parbat”; Viaggio in Kamchatka; 2009 Arrampicata nel Wadi Rum/Giordania; 2010 Trekking verso la montagna sacra Machapuchare (Himalaja / Nepal); 2011 Scalata nelle montagne del Sinai; 2012 Viaggio in Costa Rica; |
SOLDA: IL MESSNER MOUNTAIN MUSEM
Il
museo si trova a Solda a 1900 metri di quota. Dedicato al tema del ghiaccio, è
stato allestito nel 2011, in una moderna struttura sotterranea. "Alla fine del
mondo", è così che la cartina Anich del 1774 indica la Vedretta
dell’Ortles, ai piedi della quale è situato il museo. Nel MMM Ortles, Reinhold
Messner racconta del timore del ghiaccio e del buio, dell’uomo e dei leoni
delle nevi, del "white out" e del terzo polo. Il museo espone la più
vasta collezione di dipinti con vedute dell’Ortles, illustra due secoli di
storia di attrezzi da ghiaccio, il mondo dello sci, l’arrampicata su ghiaccio e
le spedizioni ai poli. All’esterno il ghiaccio delle cime che abbracciano la
valle è reale. Accanto al museo la cucina del maso Yak&Yeti propone
specialità delle montagne sudtirolesi e himalayane.