sabato 26 gennaio 2013

MESSNER: QUANDO LO SPORT DIVENTA ARTE, VITA...


PARLANDO DI VIAGGI AVVENTUROSI (COME IL PRECEDENTE NOSTRO, IN PATAGONIA), SCOPRIAMO OGGI UNA FIGURA MITICA DELL’ALPINISMO MONDIALE.


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È stato il primo al mondo di scalare tutti i 14 ottomila del pianeta, ha attraversato l’Antartide, la Groenlandia, i deserti Gobi e Takla Makan. 

Reinhold Messner, alpinista e successivamente scrittore, è nato nel 1944 a Bressanone nel Sudtirolo, è il secondogenito di nove fratelli. Dopo la frequentazione dell'Università a Padova, ha iniziato giovanissimo la sua attività di scalatore, divenendo noto negli anni Sessanta per una serie di rischiose ascensioni solitarie. Da almeno trent'anni è uno dei grandi protagonisti dell'alpinismo mondiale: tra le 3.500 scalate da lui effettuate, circa 100 sono prime assolute, aprendo itinerari nuovi, d'inverno e in solitaria (alcuni non ancora ripetuti) e limitando al minimo indispensabile l'uso di mezzi artificiali.
La sua infanzia è segnata dalle prime scalate effettuate a soli cinque anni insieme al padre sulle "Odle", un gruppo montuoso nei pressi del suo luogo di nascita, Bressanone. In seguito, intraprende una serie di ascensioni sulle Dolomiti insieme al fratello Guenther. Da tutto questo prende il via la sua grande passione per la montagna, che lo ha porta in seguito a "scoprire" il ghiaccio con le prime ascensioni sul monte Bianco, ad effettuare uscite in altri continenti, oltre che a sperimentare ascese di 6.000 metri di altitudine sulle cime delle Ande. Quando il suo nome comincia ormai a circolare fra gli addetti ai lavori, ecco che riceve, assieme al fratello Guenther, la sua prima chiamata per aggregarsi ad una spedizione, quella del Nanga Parbat, un massiccio montuoso che farebbe tremare le vene a chiunque. E' per Messner la prima grande avventura alla scoperta degli 8.000 metri, la quota che lo renderà famoso negli annali dell'alpinismo. 
Messner, infatti, ha scalato alcune fra le pareti più lunghe del mondo, nonché tutte le quattordici cime sopra gli 8000 metri presenti sul globo terrestre e sempre senza l’ausilio di bombole di ossigeno
Un inizio però oltremodo drammatico, una scalata, quella del Nanga Parbat, tragica, che ha visto la morte del fratello Guenther al ritorno della salita, e la traumatica amputazione delle dita dei piedi a seguito di un grave congelamento. Naturale dunque in Reinhold la voglia di lasciare, un desiderio che avrebbe colpito chiunque. Ma Messner non è "chiunque" e, oltre al suo grande amore per la montagna, una cosa lo ha sempre caratterizzato: la grande volontà e determinazione d'animo, messa anche al servizio di battaglie politiche.
Poi la grande e sofferta decisione di continuare con la sua vita di avventura. Ecco allora che si getta nell'impresa più rischiosa, la scalata dell'Everest in stile alpino, ossia senza l'ausilio dell'ossigeno. In seguito, dopo il successo clamoroso di questa impresa, ne tenta un'altra ancora più temeraria: la scalata dell'Everest in solitaria.
Reinhold Messner perviene a questi risultati anche grazie allo studio dei grandi alpinisti del passato, dove nel suo museo a Solda ha raccolto di ognuno di essi oggetti che raccontano della loro vita. E' talmente legato alla loro memoria e a quello che rappresentano che lo stesso Messner ha confessato di programmare le sue spedizioni attraverso lo studio delle loro avventure.
Altra impresa eccezionale di questo personaggio è stata poi la prima traversata del continente antartico passando per il polo Sud (insieme a Arven Fuchs), compiuta senza motori o cani, ma solo con la forza muscolare o con la spinta del vento; analogamente, nel 1993, con il secondo fratello Hubert, ha attraversato la Groenlandia.
Messner vanta anche la conoscenza fisica completa della sua terra, avendo più volte effettuato il giro dei confini del Sudtirolo con Hans Kammerlander, scalando non solo cime, ma fermandosi anche a parlare e a discutere con i contadini e con chi si trova ad abitare in posti disagevoli, cercando di capire i loro bisogni.
Personaggio noto internazionalmente, ha tenuto conferenze in Giappone, Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Austria, Svizzera, Olanda, Argentina e Spagna; è stato collaboratore di centinaia di documentari ed ha al suo attivo decine di pubblicazioni sulle riviste più disparate (Epoca, Atlante, Jonathan, Stern, Bunte, Geo, National Geographic ...). Fra i premi letterari che ha ricevuto vi sono il premio "ITAS" (1975), "Primi Monti" (1968), "Dav" (1976/1979); membro onorario della Royal Geographical Society e dell’Explorers Club di New York; onorificenze in Italia, Nepal, Pakistan, Francia, Stati Uniti. 50 opere letterarie tradotte in più di dodici lingue.
All'età di 60 anni Messner ha compiuto l'ennesima impresa attraversando a piedi il deserto asiatico del Gobi. Ha impiegato otto mesi per percorrere 2000 km, realizzando il suo viaggio in solitaria, trasportando uno zaino di oltre 40 kg con una riserva d'acqua di 25 litri.
                                                                          MESSNER OGGI
La sua ultima pubblicazione è "Tutte le mie cime", pubblicato alla fine di novembre 2011, che riassume sessant’anni di vita attraverso le fotografie delle sue più grandi avventure descritte qui di seguito:
1950-64        
500 ascensioni nelle Alpi orientali, soprattutto nelle Dolomiti;
1965              
Ortles, parete Nord, prima ascensione;
1966              
Cassin alla Walker, Grandes Jorasses;
Rocchetta Alta di Bosconero, parete Nord, seconda ascensione;
1967              
Civetta “via degli amici“, prima ascensione;
Furchetta, parete Nord, prima ascensione invernale;
1968              
Eiger, pilastro Nord, prima ascensione;
Marmolada, parete Sud, prima ascensione;
1969              
Civetta „diedro Philipp“, prima solitaria;
Droites, parete Nord, prima solitaria;
Marmolada di Rocca, parete Sud, prima solitaria;
1970              
Nanga Parbat (8125 m.), prima ascensione della parete Rupal;
1971               
Spedizioni in Persia, Nepal, Nuova Guinea, Pakistan, Africa orientale;
1972               
Manaslu (8156 m.), prima ascensione della parete Sud;
Noshaq / Hindukush (7492 m.);
1973               
Tre prime nelle Dolomiti: Pelmo, parete Nordovest; Marmolada, spigolo Ovest e Furchetta, parete Ovest;
1974               
Aconcagua (6959 m.), prima ascensione della parete Sud;
Eiger, parete Nord in cordata in 10 ore;
1975                
Hidden Peak (8068 m.), parete Nordovest in cordata, primo ottomila in stile alpino;
1976                
Monte McKinley, prima ascensione „sole di mezzanotte“ (6193 m.);
1977               
Ascesa fallita della parete Sud del Dhaulagiri (8167 m.);
1978               
 Monte Everest (8848 m.), prima ascensione senza maschera d’ossigeno;
 Nanga Parbat (8125 m.), parete Diamir, prima solitaria su un ottomila;
 Kilimangiaro (5963 m.), prima ascensione del “Breach-Wall“;
1979                
K2 (8611 m.), ascensione in stile alpino; salvataggio di Peter Hillary all’Ama Dablam;
1980                
Mount Everest (8848 m.) dal Tibet, prima solitaria;
1981                
Shisha Pangma (8012 m.);
Chamlang (7317 m.);
1982                
Kangchendzönga (8598 m.), parete Nord;
Gasherbrum II (8035 m.);
Broad Peak (8048 m.) - 3 ottomila di seguito;
Tentativo invernale al Cho Oyu;
1983                
Cho Oyu (8201 m.), parete Sudovest, stile alpino;
1984               
Prima traversata di due ottomila - Gasherbrum I e Gasherbrum II;
1985                
Annapurna (8091 m.), parete Nordovest, prima ascensione;
Dhaulagiri (8167 m.), sperone Nordest, stile alpino;
Tibet-trasversale (Kailash);
1986
Ascesa fallita del Makalu in inverno;
Spedizione nel Tibet;
Makalu (8485 m.);
Lhotse (8511 m.);
Monte Vinson/Antartide (4897 m.);
1987               
Viaggio nel Bhutan; viaggio nel Pamir;
1988                
Spedizione nel Tibet (studio dello Yeti);
1989                
Fallito tentativo alla parete Sud del Lhotse (8511 m.);
1989/90           
Traversata dell’Antartide, attraverso il Polo Sud, a piedi (2800 km.);
1991                
Traversata del Bhutan;
„Attorno al Sudtirolo“ (dislivello: 100.000 m.);
1992                 
Chimborazo (6310 m.) in Ecuador;
Traversata del deserto Takla Makan, Sinkiang;
1993                
Dolpo, Mustang e Manang in Nepal;
Traversata longitudinale (in diagonale) della Groenlandia da sud/est a nord/ovest (2200 km.);
1994
Azione di pulizia ambientale sul monte Shivling (6543 m) nel nord dell"India/Gangotri;
Ruwenzori (5119 m), Uganda;
1995                
Tentativo traversata Polo Nord, fallito;
1996                 
Spedizione nel Tibet;
1997                 
Tibet e Baltistan;
Ol Doinyo Lengai in Tanzania;
1998                  
Traversata della Mongolia;
Spedizione nella Puna de Atacama (Ande boliviane);
1999                  
San-Francisco-Peaks/USA (reportage cinematografico);
Viaggio nel deserto Thar/India;
2000                  
Traversata della South Georgia sulle ombre di Shackleton;
Spedizione sul Nanga Parbat;
Fujiama/Giappone (reportage cinematografico);
2001                 
Dharamsala e deramazioni dell’Himalaya;
Gunung Agung / Bali (reportage cinematografico);
2002                 
Nell’Anno Internazionale delle Montagne visita di popoli di montagna dell’Ecuador e ascensione del Cotopaxi (5897 m.);
2003                 
Kathmandu/Nepal: partecipazione al 50esimo anniversario della prima ascesa sull’Everest; viaggio in Franz Joseph Land/Artico;
Il 1° ottobre inaugurazione della “Günther Mountain School” nella valle Diamir presso il Nanga Parbat/Pakistan;
2004 
Traversata in lungo (2000 km.) – a piedi e in solitaria – del deserto del Gobi (Mongolia);
2005                 
Documentario sui nomadi TUWA in Mongolia;
Trekking attorno il Nanga Parbat in Pakistan; ai piedi della parete Diamir vengono seppellite le ossa di Günther Messner, ritrovate dalla popolazione locale;
2006                 
Viaggio del Messner-Clan (23 membri) attorno il Nanga Parbat, anche per controllare l’avanzamento lavori del progetto della Fondazione MMF, Messner Mountain Foundation.
In novembre/dicembre Reinhold Messner guida una traversata da est a ovest del Hielo Continental Nord (ghiacciaio patagonico);
2007                
Scalata con il figlio Simon nel monte Tassili / Algeria;
2008               
Viaggio in Pakistan per le riprese del film “Nanga Parbat”;
Viaggio in Kamchatka;
2009
Arrampicata nel Wadi Rum/Giordania;
2010
Trekking verso la montagna sacra Machapuchare (Himalaja / Nepal);
2011
Scalata nelle montagne del Sinai;
2012
Viaggio in Costa Rica;


SOLDA: IL MESSNER MOUNTAIN MUSEM
Il museo si trova a Solda a 1900 metri di quota. Dedicato al tema del ghiaccio, è stato allestito nel 2011, in una moderna struttura sotterranea. "Alla fine del mondo", è così che la cartina Anich del 1774 indica la Vedretta dell’Ortles, ai piedi della quale è situato il museo. Nel MMM Ortles, Reinhold Messner racconta del timore del ghiaccio e del buio, dell’uomo e dei leoni delle nevi, del "white out" e del terzo polo. Il museo espone la più vasta collezione di dipinti con vedute dell’Ortles, illustra due secoli di storia di attrezzi da ghiaccio, il mondo dello sci, l’arrampicata su ghiaccio e le spedizioni ai poli. All’esterno il ghiaccio delle cime che abbracciano la valle è reale. Accanto al museo la cucina del maso Yak&Yeti propone specialità delle montagne sudtirolesi e himalayane.


INVITO TUTTI QUINDI, A METTERE NELLA PROPRIA AGENDA DI VIAGGIO IN ITALIA, ANCHE UNA SOSTA A QUESTO BELLISSIMO MUSEO.








lunedì 21 gennaio 2013

LA PATAGONIA, SECONDO NOI...

PICCOLA DESCRIZIONE DELLA PATAGONIA DOPO LE ULTIME VACANZE 


Le nostre vacanze appena finite (sigh!) sono state trascorse in Argentina e più precisamente in Patagonia (dopo una piccola parentesi a Buenos Aires), nelle regioni  del Chubut e del Rio Negro. Qui abita mio fratello dal 2005.




La riserva di Punta Tombo
















Quando pensiamo alla Patagonia, ci vengono subito in mente gli  animali che la popolano: i pinguini (bellissimi e affascinanti), le balene, le orche, i delfini, elefanti, foche, leoni e lupi marini, ecc. Questa terra però è anche un museo a cielo aperto e la maggior parte dei territori sono tuttora inesplorati a causa dell’impenetrabilitá della vegetazione, abitata da puma, linci, volpi, lama, struzzi, serpenti ecc. ecc.

Le Balene Franche Astrali sono  i personaggi più ammirati in questo angolo di  Mondo, sono dappertutto le si vedono dalla costa assieme alle Orche, i delfini e gli elefanti Marini. Gli uccelli meriterebbero un capitolo a parte solamente per descrivere quelli che si vedono nell'isola degli Uccelli di fronte alla penisola di Valdez riempirebbero pagine e pagine. I più importanti e conosciuti abbiamo già detto, sono  i Pinguini, che non sanno volare (!), ma è facilissimo vedere varie specie di cormorani, i gabbiani fra le tante specie. Oggi abbondano anche mucche, cavalli, pecore, capre e gli armadilli.


      


      Hannette con un piccolo armadillo detto   
      Tatu Bola nella Penisola Valdez
















La patagonia Argentina, inizia dal rio Colorado e finisce a sud, nella Terra del Fuoco. La sua conformazione geografica particolare assomiglia ad una scalinata enorme, la cui sommità sono le Ande, per scendere a gradini verso l'oceano Atlantico. Formando cosi una divisione in tre aree distinte: Patagonia Andina, Patagonia Atlantica e Patagonia Centrale.
È una delle regioni meno popolate del mondo, avendo punte record di meno di un abitante per chilometro quadrato.
Generalmente il clima è freddo, ma le estati sono calde nella fascia centrale. Le temperature diminuiscono a mano a mano che si scende verso sud, verso il settore Polare. La caratteristica maggiore, oltre ai grandi spazi di steppa disabitati e impenetrabili a causa della tipica vegetazione spinosa (dove trovare un albero è un evento) della Patagonia è il vento. I venti si formano sopra l'oceano Pacifico, scaricando la loro umidità sopra la cordigliera, dando luogo a piogge, che si rovesciano sopra questa enorme regione arida.
Prima dell'arrivo dei "Conquistadores" la regione era popolata dagli indigeni. Nell'isola della Terra del Fuoco: Yamani Onas  e Selkman. Nella patagonia continentale: i Pehuemche, i Mapuche e i Tehuelche. Grazie ai Tehuelche la regione fu battezzata  "Patgonia". Ma esistono tre versioni sull'origine del nome: la prima deriva dai grandi piedi di Tehuelche (Magellano), la seconda è che nel 1512 fu pubblicato in Spagna un romanzo il (Primaleon della Grecia) dove si narra di un gigante chiamato Patagon, di questo libro Magellano ne conosceva sicuramente  l’esistenza e Bruce Chatawin ne è uno degli assertori  più convinti. Nel libro  si parla  di popoli che vivono in maniera feroce, vestono pelli di bestie, e sono immensi, corrispondendo alla natura degli indiani Tehuelche Ma gli studiosi di storia patagonica preferiscono la versione secondo cui derivi dal greco: patagon in greco, significa ruggire.

La Patagonia inoltre, è ricca di siti archeologici, inquanto impenetrabile, si possono trovare tracce, fossili, resti dei più famosi conquistatori del pianeta che dominarono per 15 milioni di anni queste terre.
 A Trelew nel Chubut, c’è un grande e bellissimo museo sui generis.




















Il museo di Trelew


Poco più a sud, incontriamo Punta Tombo (ingresso 60 pesos), la più grande pinguiniera naturale al mondo. Ovviamente è una riserva molto ben curata, patrimonio dell’umanità, anche se lascia abbastanza spazio ai turisti. Si trovano più di un milione di pinguini che da settembre a marzo vengono a depositare e aspettano che si schiudano, le uova. Da aprile a settembre, invece è completamente disabitata: i pinguini si trasferiscono in mare che non lasciano più per l’intera durata dei sei mesi citati. Raggiungono l’Antardide, ma anche le coste più a sud del Brasile; sfatiamo quindi il luogo comune che i pinguini hanno bisogno di freddo per vivere: non è così!!

I pinguini di Punta Tombo: depositano le uova nello stesso nido, anno dopo anno, ricordandoselo perfettamente, anche dopo trent'anni!!!


Un altro luogo incantevole, dicevamo è la penisola Valdez. Qui incontriamo i lupi e gli elefanti marini, le orche, ancora i pinguini e le balene da settembre fino ai primi di gennaio. Il parco (anch’esso una riserva) permette di essere visitato partendo dall’unico centro abitato, Porto Pyramides che con i suoi 500 abitanti (privilegiati), è l’unico porto da cui si può prendere un’imbarcazione per fare un giro nel golfo sottostante. Più a nord invece, il transito marittimo è vietato. L’ingresso alla penisola costa 75 pesos.
Come riassumere pertanto questa nuova esperienza in poche parole. Alcuni aggettivi legati a questa terra e ai suoi abitanti più naturali (cioè gli animali) vengono spontanei e naturali: immensa, silenziosa, affascinante, ventosa, rude, impenetrabile, arida, avventurosa, unica, ma soprattutto, bellissima!!



Per un viaggio, fuori dagli schemi classici della vacanza comoda e confortevole, la Patagonia è sicuramente una meta da scegliere per entrare veramente in contatto (se si vuole) con quei territori dove, ancora oggi, l’uomo non ha mai messo piede.