giovedì 1 maggio 2014

CENTRO ALETTI: UNA RICCHEZZA ARTISTICA E CULTURALE A ROMA

IL CENTRO ALETTI È ORMAI UN PUNTO DI RIFERIMENTO PER L'ARTE. COMBINANDO SPIRITUALITÀ E CREATIVITÀ, ARRIVA ALLE VISCERE ESISTENZIALI DELL'UOMO COME CREATURA DI DIO.
COME SPIEGA BENE RUPNIK IN QUESTA INTERVISTA, L'ARTE AUTOREFERENZIALE DIFFERISCE MOLTO DA UNA VISIONE TEOCENTRICA CRISTIANA.
IL MOSAICO VISTO COME "CAMMINO" DI PURIFICAZIONE.


   Marko Ivan Rupnik


Che cos’è il Centro Aletti

È un centro di studi e ricerche che si affianca alla missione che la Compagnia di Gesù svolge al Pontificio Istituto Orientale. I gesuiti lo hanno aperto in un
palazzo di stile liberty di fine Ottocento, donato dalla signora Anna Maria
Gruenhut Bartoletti Aletti alla Compagnia di Gesù con il desiderio che
diventasse un centro di incontro e di riflessione interculturale. 

Il Centrum Aletti Velehrad-Roma (a Olomouc, nella Repubblica Ceca) è il primo centro affiliato.

Per chi è il Centro

Il Centro Aletti è primariamente rivolto a studiosi e artisti di ispirazione
cristiana del centro ed est Europa, per creare l’occasione di un incontro tra
loro e i colleghi dell’ovest. 


Incontrarsi nella carità favorisce un’attitudine creativa nel cercare insieme le risposte agli interrogativi delle donne e degli uomini di oggi.

Il Centro promuove la convivenza di ortodossi, cattolici di rito orientale e
latino nell’ottica della crescita di ciascuno nella propria Chiesa, nella
carità dell’unico Cristo.


L’équipe del Centro  



Il Centro Aletti è animato da un’équipe di gesuiti e religiose. I membri dell’équipe sono specializzati in teologia orientale e in altri studi utili a promuovere e a svolgere l’attività e la riflessione teologico-culturale del Centro. 

Lo scopo del Centro

Oggi che si va faticosamente elaborando una civiltà planetaria l’Europa non ha
ancora prodotto una sintesi – né culturale né teologica – che superi il grande
divorzio tra il suo Oriente e il suo Occidente e sia capace così di aprire al
futuro e alle sfide che esso pone. Il Centro Aletti ha come scopo la ricerca di
una fisionomia spirituale cristiana della cultura in un’Europa che ha oggi la
possibilità di riscoprirsi di nuovo integra, una fisionomia che non guarda
nostalgicamente indietro, né semplicemente accetta il nuovo, ma lavora per la
sua trasfigurazione. Insieme si studia l’impatto tra la fede cristiana e le
dinamiche culturali della modernità e della post-modernità. Si cercano le
risposte tenendo conto della tradizione cristiana dell’Oriente e dell’Occidente,
in modo da poter indicare insieme Cristo vivente. 


Il “modo” del Centro

Il modo proprio che caratterizza l’impostazione e costituisce già l’attività del
Centro consiste nel calare lo studio e la ricerca in un ambito relazionale,
sempre “privilegiando i rapporti interpersonali” (Peter Hans Kolvenbach, Padre Generale della Compagnia di Gesù, il 15 luglio 1991). Per questo motivo lo studio è sempre legato alla vita, perché tiene conto delle Chiese e delle persone concrete. 

Al Centro pertanto si lavora secondo il ritmo della vita comunitaria. 

L’attività del Centro

Uno stile di vita dove si integrano la ricerca intellettuale, la spiritualità,
l’apostolato e gli aspetti pratici, concreti del quotidiano. Incontrandosi tra
persone e Chiese, trovando ispirazione nelle tradizioni, facendosi interpellare
dalla contemporaneità, prende corpo una teologia che si traduce nella pastorale
e una pastorale che confluisce nella riflessione. La creazione artistica
contribuisce a dar forma e stimolare una precisa metodologia, in maniera che la teologia, la spiritualità, la liturgia, la cultura costituiscano un organismo
vivo. 


I campi dell’attività

L’ospitalità di studiosi e artisti che per un periodo vivono e lavorano al Centro.
Seminari, corsi e convegni che il Centro organizza in sede e fuori in collaborazione con
altre istituzioni. Le principali tematiche trattate, alla luce della tradizione
dell’Oriente e dell’Occidente, sono la spiritualità e la formazione, la
teologia in dialogo con la cultura contemporanea, l’arte e la liturgia.


L’Atelier dell’arte spirituale è un ambiente in cui l’arte e la fede si possono
incontrare non in una maniera artificiale, ma nella creazione artistica stessa,
approfondendo, al livello teorico e pratico del lavoro, il rapporto tra arte e
luogo liturgico. L’Atelier realizza infatti opere in spazi liturgici. 

Tra questi, particolare rilievo ha assunto negli ultimi anni l'Atelier di teologia “Cardinal Špidlík”. Atelier è una parola che allude ad un ambito in cui confluiscono lo studio, la preghiera, la contemplazione e l'esercizio della comunicazione, la tradizione, la creatività, il sapere e il saper fare, per una visione organica. Si studiano i grandi contenuti della fede e della vita spirituale, tenendo conto della contemporaneità e della memoria dell'intera tradizione della Chiesa indivisa, dando quindi ampio spazio alle tradizioni orientali che in occidente si conoscono in modo superficiale. L'arte nell'Atelier è fondamentale, in quanto educazione ad una mentalità del simbolo.

Le pubblicazioni tramite la casa editrice Lipa, che fa da supporto all’attività
del Centro Aletti. I libri che maturano alla scuola del Centro Aletti sono
caratterizzati da questo approccio esistenziale ai tesori cristiani
dell’Oriente e dell’Occidente, in maniera che chi cerca un nutrimento
spirituale per la fede in questi anni di transizione europea verso una nuova
unità possa attingervi.



Il direttore del Centro è Marko Ivan Rupnik, gesuita di grande spessore teologico e artistico, scrittore di alcuni libri "illuminati":

Nel 1999, con l’Atelier dell'arte spirituale del Centro Aletti, p. Marko Rupnik conclude il rinnovo a mosaico della Cappella Redemptoris Mater affidatogli dal papa Giovanni Paolo II. D’ora in poi, l’arte di Rupnik sarà impegnata in un rapporto dialogico tra l'iconografia della tradizione Orientale e la sensibilità artistica della modernità Occidentale, unite in particolare nella tecnica del mosaico.
La scelta del mosaico nasce a partire da due motivazioni:
“il martello non è come la spatola o il pennello. Quella della pietra è un’arte più esigente, più dura, la pietra ha una sua volontà. Se la prendi per il suo verso ti asseconda, se no ti fai male”. La scelta di lavorare con la pietra porta a purificare l’orizzonte interno e la comunicazione con gli altri
“il mosaico non lo si può fare da soli, è sempre un’opera corale”. Nell’antichità i mosaici erano fatti da artisti che lavoravano sotto la guida di un maestro tutti insieme nel cantiere. Perciò fare mosaici è “un’esperienza ecclesiale”. “Dal lavoro di comunione il movimento materico pian piano si rivela, acquista un volto”. "Qui a Capiago a lavorare con me c'erano dodici artisti. Se ne fossero mancati tre, ne sarebbe venuto un mosaico diverso. Perché nessun mosaico è fatto a tavolino in modo astratto o rigidamente prefissato. Bisogna tenere conto delle persone che concretamente vi lavorano."
I riferimenti di quest’arte musiva sono da ricercare da un lato nella tradizione, dall'altro nella modernità delle correnti più materiche come quelle dell’arte povera.
"Ho impiegato anni di ricerca per arrivare a una semplice essenzialità che si rifà al primo romanico, alla prima epoca bizantina e gotica. Quelle epoche sono di una maturità artistico-spirituale formidabile. Non si tratta di imitare, ma di ispirarsi e ricreare quell’intenzionalità spirituale."
"In questo tempo che scivola sempre di più verso il virtuale e l’immaginario penso sia importante l’amore per la realtà, per la creazione" come fedeltà alla materia amata da un Dio che si è incarnato. "
I mosaici di Rupnik e del Centro Aletti sono composti con tessere irregolari (da pochi millimetri a decine di centimetri) di materiali diversi: granito, marmi, travertino, smalto, argento, madreperla, foglie d'oro. Essi creano un movimento entro cui gli artisti suggeriscono il nesso fra liturgia e storia, fra tempo e salvezza eterna.

In essi il rosso e il blu “esplodono” come segni della “divino-umanità” del Cristo, di Maria, dei suoi discepoli e di quanti si lasciano muovere dallo Spirito: essi sono "fondamento incrollabile dell'armonia dei colori, i due colori in cui i cristiani del primo millennio riconoscevano il divino e l'umano» 


Ho voluto inaugurare di persona questo Centro di Studi e Ricerche “Ezio Aletti”, perché esso è stato recentemente istituito come parte del Pontificio Istituto Orientale, con lo scopo di creare occasioni privilegiate d’incontro e di scambio sul Cristianesimo dell’Est europeo... Qui si vede già come il vivere insieme, il conoscersi, l’affrontare approfondimenti comuni sia una via regale nella ricerca di una più profonda comunione fra le Chiese...” (Giovanni Paolo II - Dicembre 1993)









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