martedì 30 ottobre 2012

Cortina d'Ampezzo: un "diamante" delle Dolomiti

                                   Panorama di Cortina d'Ampezzo dall'alto di Bus de Tofana (2.930 m s.l.m.)

PROSEGUE IL NOSTRO VIAGGIO TRA LE BELLEZZE D'ITALIA CON CORTINA D'AMPEZZO. VERAMENTE UN GIOIELLO DEL NORD ITALIA...
NELLA PROGRAMMAZIONE DEL VOSTRO VIAGGIO IN ITALIA, NON ESCLUDETE QUESTA MERAVIGLIA DALLA VOSTRA AGENDA.




Cortina è una rinomata località turistica invernale, che ha ospitato le Olimpiadi invernali del 1956 e ancora oggi è teatro di numerosi eventi sportivi di importanza internazionale. Si trova a 1200 metri sul livello del mare. La fama internazionale della località ampezzana si deve anche alle sue celebri piste da sci, tra le più impegnative e panoramiche di tutte le Dolomiti e frequentate da molti snob.
L'area protetta del Parco naturale regionale delle Dolomiti d'Ampezzo, interamente compreso all'interno del comune di Cortina, si estende a nord dell'abitato di Cortina d'Ampezzo fino al confine con la regione Trentino-Alto Adige, inserendosi nel Parco naturale di Fanes - Sennes e Braies, con il quale forma un più esteso comprensorio naturalistico dalle caratteristiche ambientali simili, dell'ampiezza totale di circa 37.000 ettari. Il parco copre un'area complessiva di 11.200 ettari.

Il territorio comprende molti famosi gruppi dolomitici: il Cristallo, le Tofane, la cima Fanes, il Col Bechei e la Croda Rossa, rispettivamente divisi dalla Val Travenanzes, dalla Val di Fanes, dall'alta Valle del Boite e dalla Val Felizon. Alcuni di questi massicci presentano vette che superano i 3.200 metri s.l.m. e racchiudono nelle rientranze dei loro versanti settentrionali alcuni piccoli ghiacciai. Le valli sono strette e formano degli spettacolari orridi naturali in prossimità della comune confluenza, in corrispondenza della quale è situata l'entrata principale del parco, e si aprono in vasti altipiani a pascolo verso le quote più alte. Altri due solchi vallivi costituiscono i limiti meridionali dell'area. Il parco è poi delimitato dalla valle del rio Falzarego ad ovest e dalla Val Padeon ad est. All'interno del parco vi sono ben diciannove strutture turistiche, tra ristoranti e rifugi alpini.

Le origini del nome
Alcuni esperti hanno ipotizzato che la parola "Cortina" possa derivare dal diminutivo di curtis (dal latino tardo, "corte"), che nell'Alto Medioevo indicava piccole unità territoriali facenti parte di unfeudo, e comprendenti case e terre, alcune delle quali usufruibili liberamente dai paesani, altre invece proprietà private del signore. Ma "Cortina" poteva anche indicare una "piccola corte", cioè uno spazio delimitato da un muretto, utilizzato in passato per le funzioni religiose e come cimitero. Forse già in epoca romana poteva esistere un centro abitato in Ampezzo - ma non vi sono testimonianze certe a sostegno di questa tesi - ove sorgeva per l'appunto questa "cortina".
Secondo lo studioso Mario Toller, anche Ampezzo trarrebbe le proprie origini dal latino: o dalla locuzione ad piceum, ossia "presso l'abete", o dalla parola amplitium (a sua volta derivante daamplus, "ampio"), cioè "luogo aperto e spazioso".

Da un punto di vista prettamente storico, la prima testimonianza del nome di questa località montana nonché della presenza in Ampezzo di una comunità stabile, risale a un antico documento notarile datato 15 giugno 1156, data secondo la quale due fratelli, Giovanni e Paganello, acquistarono un appezzamento di terra da un possidente trevigiano. Artroto, il notaio che stilò il rogito di compravendita, specificò che il nome del luogo in cui si trovavano tali terreni era Ampicium Cadubri, "Ampezzo del Cadore". La più antica testimonianza dell'accostamento di queste due deonominazioni, Curtina ampitii, si riscontra invece in un documento del 1317, oggi conservato nell'archivio della Regola Alta di Lareto.




nella foto la chiesetta di S. Francesco del 1300

CORTINA E IL CINEMA
La valle e i monti d'Ampezzo sono spesso stati scelti da registi e sceneggiatori come set ideali per la realizzazione di svariate pellicole cinematografiche, soprattutto per via dell'ineguagliabile bellezza dei paesaggi naturali. È questo il caso emblematico di Cliffhanger - L'ultima sfida, film statunitense di Renny Harlin, con Sylvester Stallone (1993): benché la vicenda di questo film si svolga nelle Montagne Rocciose, l'ambientazione ideale fu individuata in Cortina (più precisamente tra i pendii del Lagazuoi) proprio in virtù della spettacolarità e della magnificenza dei massicci montuosi.
Altri film di fama internazionale girati in Ampezzo sono La Pantera Rosa (1963), con  David Niven  e  Peter Sellers; il celeberrimo episodio della saga di James Bond Agente 007 - Solo per i tuoi occhi (1981), con Roger Moore;  Il colonnello Von Ryan (1965), con Frank Sinatra;  L'orso (1988) di Jean-Jacques Annaud;  Ladyhawke  (1985), con  Rutger Hauer  e  Michelle Pfeiffer e Il grande silenzio (1968), con Jean-Louis Trintignant.


Ecco il link dov'è possibile vedere Cortina dalle diverse telecamere situate in zona.




domenica 28 ottobre 2012

DEBITO PUBBLICO ITALIANO: SPIRALE

ALCUNI MIEI ALUNNI MI HANNO CHIESTO COM'È LA SITUAZIONE  ECONOMICA IN ITALIA. POSSO RISPONDERE SOLTANTO CON... DATI ALLA MANO, RIPORTANDO ARTICOLI DALL'ITALIA: QUESTO MI SEMBRA PARTICOLARMENTE INTERESSANTE E SOPRATTUTTO MOLTO CHIARO.


















Il debito pubblico italiano sfiora i 2.000 miliardi di euro (2 trilioni).Marcia al ritmo di 100 miliardi in più all'anno. Il 94% del debito è dello Stato, il 6% degli Enti locali. La leggenda che il debito sia dovuto all'aver vissuto sopra le nostre possibilità è falsa. Il debito pubblico non è cresciuto in questi anni per le troppe spese. Nel solo 2011 lo Stato ha avuto un avanzo primario di 16 miliardi, ma gli interessi, pari a 72 miliardi (nel 2012 saranno almeno 90 miliardi), hanno causato un deficit di 62 miliardi. E' una macchina infernale. Dal 1980 al 2011 le spese sono state inferiori al gettito fiscale per 484 miliardi (siamo stati quindi più che virtuosi), ma gli interessi sul debito di 2.141 miliardi, che abbiamo dovuto pagare nello stesso periodo, ci hanno impoverito. Negli ultimi vent'anni il PIL è cresciuto lentamente, mentre il debito è esploso. Il rapporto debito pubblico/PIL è aumentato dal 98,5% del 1991 al 120% del 2011.

Chi sono i possessori del nostro debito? A chi paghiamo gli interessi che distruggono il bilancio dello Stato? Soltanto il 15% sono famiglie, il 40% sono soggetti esteri (di cui più del 50% in Francia e in Germania), il 19% fondi e assicurazioni, il 20% banche italiane e il 6% la Banca d'Italia (*). Il debito pubblico è trasformato regolarmente in oggetto di speculazione dai mercati. Quando gli Stati vendono nuovi titoli per restituire quelli in scadenza, i mercati usano la speculazione al ribasso per imporre tassi di interesse più alti. La tecnica dell'usuraio. Il debito diventa quindi una opportunità per massimizzare i guadagni dei mercati a spese delle comunità nazionali. Come conseguenza si aggravano le disparità sociali. L'11% delle famiglie italiane vive in povertà e il 7,6% è a rischio (**), dal 2008 al giugno del 2012 le famiglie italiane hanno subito un salasso di 330 miliardi di euro (***).

Se i poteri finanziari usano la speculazione per aumentare i loro guadagni e obbligano i governi al pagamento degli interessi al più alto tasso possibile, il risultato è la recessione degli Stati indebitati e la loro cessione di sovranità. La Grecia dopo tre anni di austerità è scesa da 180 miliardi a 150 di spesa per i consumi e la disoccupazione è salita da 200.000 a quasi un milione di persone (****). Nel lungo termine la recessione distrugge il Paese, ma il debito non diminuisce. Il mito della crescita che dovrebbe nel tempo ridurre il peso del debito si è dimostrata falsa. Nel 2012 In Italia ci sarà una diminuzione del PIL intorno al 3% e per il 2013 non è atteso nessun miglioramento. La globalizzazione sposta inesorabilmente la produzione nei Paesi dove il costo del lavoro è più basso. L'ambiente e un modello di crescita infinito non sono compatibili. Ogni europeo consuma in media 16 tonnellate di materiali all'anno che corrispondono a 51 se si aggiungono detriti e rifiuti dovuti alle catene produttive. 

La spirale di debito crescente e gli interessi speculativi stanno disintegrando l'Italia insieme ad altri Stati europei. Ci sono alternative. Le stanno applicando alcuni Paesi del Sud America e l'Islanda. Il peso della crisi va distribuito tra creditori (in massima parte banche e istituti finanziari) e cittadini, va avviata una durissima lotta alla speculazione, valutato il congelamento degli interessi per alcuni anni, e analizzate le voci del debito per valutarne la legittimità di ognuna. Stiamo correndo contro un muro e ci dicono che non c'è alternativa. Il rischio è che si arrivi comunque al default con la svalutazione del debito e la Nazione impoverita e in ginocchio.
(*) dato marzo 2012
(**) Istat luglio 2012
(***) Il sole 24 ore luglio 2012
(****) elaborazione dati Ameco 2012
> L'articolo è tratto dal documento: "Debito pubblico - kit per la partecipazione di base" del Centro Nuovo Modello di Sviluppo

venerdì 26 ottobre 2012

NANNI MORETTI: L'ANTICONFORMISTA

NANNI MORETTI AUTORE DI FILM INDIMENTICABILI COME:  "LA STANZA DEL FIGLIO", "LA MESSA È FINITA", "BIANCA", "CARO DIARIO"... SI CONTRADDISTINGUE PER QUESTA VENA POETICA E ORIGINALE CHE ACCOMPAGNA I SUOI LAVORI E LA SUA VITA. SI AMA O SI ODIA, CON LUI NON CI SONO MAI MEZZE MISURE. IDOLO DEL PUBBLICO FRANCESE.








Nato a Brunico, Bolzano, il 19 agosto 1953 regista, sceneggiatore, attore e produttore cinematografico italiano. Le sue opere sono caratterizzate inizialmente da una visione, in chiave ironica e sarcastica, dei luoghi comuni e delle problematiche del mondo giovanile del tempo, per poi indirizzarsi verso una critica più sostanziale della società italiana e dei suoi costumi. Fin da giovanissimo Nanni Moretti dimostra una grande passione per il cinema.  Quando e ancora al liceo diventa un assiduo frequentatore di sale cinematografiche, soprattutto di quelle d'essai, certo non immaginando che proprio in uno dei piu illustri cineclub romani, Il Filmstudio, riscuotera uno straordinario e inaspettato successo con Io sono un autarchico (1976), primo lungometraggio girato in Super8. Contemporaneamente pratica la pallanuoto a livello agonistico arrivando a giocare in serie A nella Lazio e nella Nazionale giovanile. "Vedevo i film di pomeriggio, la sera andavo ad allenarmi in piscina per la pallanuoto". A vent'anni vende la sua collezione di francobolli per comprarsi una Canon Super8 con cui realizza La sconfitta (1973), riflessioni di un giovane militante dell'estrema sinistra alternate alle immagini di una grande manifestazione dei metalmeccanici per le strade di Roma.

Si avvicina al mondo del cinema in veste di regista, attore, produttore, sceneggiatore, gia dimostrando il suo interesse a fondere insieme sul grande schermo esperienze di vita quotidiana e avvenimenti di attualita politica. In questo primo periodo coinvolge nei suoi progetti amici e parenti, anche il padre, che figurera spesso in molti film successivi, come in Ecce Bombo (1978), suo secondo lungometraggio presentato al Festival di Cannes, realizzato con una troupe vera e con i capitali dell'industria cinematografica.
Raggiunge subito una larga popolarita di pubblico e ripropone il personaggio di Michele Apicella, (suo alter ego cinematografico) stavolta immortalato sotto un grande poster di Buster Keaton mentre si dibatte tra nevrosi e disagi giovanili. Con Sogni d'oro (1981) si aggiudica il Leone d'Oro, premio speciale della giuria alla Mostra di Venezia, e dirige per la prima volta Laura Morante, una delle sue attrici preferite. E' lei Bianca (1984), la professoressa di francese di cui si innamora Michele, ancora coinvolto in storie d'amore intense quanto tormentate, proprio lui che vorrebbe, anzi sogna, per ogni coppia una felicita duratura. L'anno dopo si toglie (solo apparentemente) gli abiti di Michele per indossare la tonaca di Don Giulio, giovane sacerdote che assiste impotente al suicidio della madre (Margarita Lozano) in La messa è finita (1985), che gli fa vincere l'Orso d'argento al Festival di Berlino e lo impone definitivamente anche a livello internazionale. 

In onore del suo dolce preferito, nel 1987 fonda insieme all'amico Angelo Barbagallo la "Sacher Film" e produce il primo film di Carlo Mazzacurati Notte italiana (1987), avviandosi a dimostrare anche in questa veste il suo impegno per favorire in Italia un cinema migliore.
Mentre, in omaggio alla sua passione giovanile, torna nei pressi di una piscina dove sta per svolgersi un'importante partita di pallanuoto, (Palombella rossa, 1989), ispirandosi per il titolo ad un'azione di questo sport, la palombella, equivalente del pallonetto calcistico. Come attore, dopo essere stato diretto agli inizi della sua carriera dai fratelli Taviani in un piccolo ruolo di Padre padrone (1978), negli abiti corrotti del ministro Botero offre una convincente prova (premiata con un David di Donatello come migliore interpretazione maschile) nel film di Daniele Luchetti Il portaborse (1991), mentre e un professore universitario miracolosamente scampato ad un attentato terroristico in La seconda volta (1995), esordio registico di Mimmo Calopresti.

Dopo il mediometraggio La cosa (1990),  apre un cinema a Roma, il Nuovo Sacher, e successivamente realizza un film narrato in tre capitoli Caro diario (1993). Acclamato in Francia come il nuovo Fellini del cinema italiano, continua a prendere tempo per progettare un nuovo film. D'altra parte non potrei fare un film dietro l'altro, i miei film non sono pacchetti natalizi, sono pezzi di vita. Intento a misurare con un metro quanti centimetri di pezzi di vita restano ancora da vivere, dedica Aprile (1998) alla nascita di Pietro, il figlio avuto da Silvia Nono il 18 aprile del 1996, tre giorni prima che le sinistre vincessero le elezioni in Italia. Per il suo film successivo, (La stanza del figlio, 2001), torna ad affrontare conflitti e distacchi all'interno di una famiglia. Non più da figlio, ma come padre. Dopo il successo del film, che tra l'altro vince la palma d'oro al festival di Cannes, si gode un meritato riposo creativo. Ma la pausa è solamente da regista: Moretti continua intanto le attività di produttore per e irrompere poi sulla scena politica inventandosi i Girotondi. Poi, nel 2006, torna di nuovo al cinema con Il Caimano, dove per Caimano si intende Silvio Berlusconi, un film da lui diretto e in cui si ritaglia una parte secondaria ma tutt'altro che marginale. Nel 2007 è stato invece protagonista del film di Grimaldi, Caos Calmo, tratto dall'omonimo romanzo di Sandro Veronesi. Un grande successo di pubblico per un ruolo che sembrava proprio tagliato su misura per Nanni.

Dopo l'esperienza di direttore del festival di Torino che lo impegna per due edizioni, Moretti sceglie di tornare dietro la macchina da presa e realizza Habemus Papam, storia di un pontefice che va in crisi nel momento in cui viene scelto dal conclave. Protagonista è l'attore francese Michel Piccoli, mentre il regista si ritaglia il ruolo di suo psicanalista. Il film, presentato in concorso al festival di Cannes, ottiene buone critiche ma nessun premio.

Pochi mesi dopo viene chiamato da Thierry Fremaux, direttore del festival francese, a guidare la giuria che sceglierà la Palma d'oro 2012.  Il 21 maggio 2012 viene nominato Commandeur de l'ordre des Arts et Lettres (Commendatore delle Arti e delle Lettere) dal Ministro della cultura francese.

martedì 23 ottobre 2012

LA SCATOLA DELL'IDIOZIA: COME LA TELEVISIONE CI STA TRASFORMANDO IN ZOMBIE

SAPETE BENE CHE COSA PENSO DELLA TV E L'USO CHE NE FACCIO. PER QUESTO HO TROVATO INTERESSANTE QUESTO ARTICOLO CHE METTE IN GUARDIA DALL'USO\ABUSO TELEVISIVO.
QUANDO IL POPOLO SMETTE DI ESSERE TALE E SI TRASFORMA IN PUBBLICO, LE CONSEGUENZE SOCIALI SONO DISASTROSE E LE VEDIAMO QUOTIDIANAMENTE, PURTROPPO...




Mentre da un lato queste parole suonano come la solita metafora utilizzata per evidenziare quanta immondizia ci viene oggi propinata attraverso la televisione, sono anche una terribile affermazione che descrive in modo letterale la nostra realtà.

Solo in quest’ultimo mese due studi separati hanno rivelato che un eccessivo uso della televisione, anche se lasciata in sottofondo, può avere effetti deleteri sullo sviluppo cerebrale nei bambini, al punto che, quando crescono, mostrano difficoltà nelle relazioni sociali.

Se a questo aggiungiamo l’impatto ampiamente documentato che la TV ha su ognuno di noi, il potere che ha di alterare letteralmente la nostra coscienza e deprimere il pensiero critico, si può comprendere perché già da tempo è stata definita la “scatola dell’idiozia”.

Come ha riportato in quest’ultimo mese la Reuters, ricercatori dell’Università della North Carolina Wilmington (UNCW), hanno scoperto che i rumori di sottofondo emessi dalla televisione distraggono e confondono a tal punto i bambini da pregiudicare, nel lungo termine, la loro capacità di interagire con altri esseri umani, rallentarne il pensiero cognitivo e lo sviluppo del linguaggio.

Lo studio, pubblicato nella rivista Pediatrics, ha rivelato che i bambini statunitensi sono attualmente esposti a una media di cinque ore di televisione al giorno. Matthew Lapierre, che ha coordinato lo studio, ha spiegato che quei bambini che sono più esposti alla televisione passano meno tempo a interagire con i genitori e i coetanei.

Lapierre ha anche osservato che sono i bambini più piccoli quelli maggiormente esposti alla televisione di sottofondo.

“Questo è un chiaro avvertimento per i genitori: quando non stanno guardando la televisione, la devono spegnere.” Ha detto il Dr. Victor Strasburger, un pediatra dell’ Università del New Mexico di Albuquerque che in precedenza aveva studiato l’esposizione dei bambini ai mezzi di comunicazione. E ha aggiunto “E’ anche un consiglio ai genitori di evitare totalmente la televisione per i bambini sotto i due anni.”

“Avere voci indistinte di sottofondo genera confusione nei bambini in fase di comprensione ed elaborazione del linguaggio” ha sottolineato Strasburger, e ha aggiunto agli intervistatori che quando i genitori gli portano i loro bambini, riesce facilmente a individuare quali sono più esposti alla televisione e quali meno.

“I bambini ai quali viene spesso letto, chiacchierano in modo disinvolto, mentre quelli che stanno davanti alla televisione per lungo tempo, sono più silenziosi”. Ha detto. “Questo significa che viene messo in pericolo lo sviluppo del loro linguaggio – possono recuperare, sì, ma è comunque un problema.”

In un altro studio, alcuni medici del Royal College of Paediatrics and Child Health (College Reale di Pediatria e di salute infantile) di Londra, hanno scoperto che i bambini che nascono oggi, all’età di sette anni avranno visto un intero anno di televisione. Lo studio ha anche rivelato che in media i bambini oggi passano più tempo davanti alla televisione di quanto ne passino a scuola.

Il Dr Aric Sigman ha pubblicato lo studio negli Archives Of Disease In Childhood (Archivi di malattie infantili), una rivista medica associata al gruppo del British Medical Journal.

Sigman ha evidenziato che una tale esposizione elevate alla televisione può provocare delle lacune nei rapporti sociali, problemi di deficit d’attenzione e provocare gravi danni psicologici. Sigman ha aggiunto che la sovraesposizione a nuove tecnologie come la televisione in 3D e la console di gioco possono causare nei bambini gravi difetti nello sviluppo della percezione della profondità spaziale.

Lo studio consiglia di evitare che bambini sotto i tre anni guardino la televisione tutti insieme, e aggiunge che il tempo dedicato alla televisione è bene che sia limitato a un massimo di due ore al giorno.

“Avendo appurato che i problemi arrivano quando si supera il limite massimo delle due ore di schermo al giorno, e benché i nostri bambini siano attualmente esposti in media tre volte questo tetto, una decisa iniziativa mirata a ridurre il tempo giornaliero dedicato alla televisione porterà certamente dei miglioramenti nella salute e nello sviluppo infantile”. Ha detto Sigman.

In un rapporto pubblicato un anno fa, l’American Academy of Pediatrics ha evidenziato che numerosi studi precedenti sono arrivati alle stesse conclusioni; ovvero che esiste un collegamento diretto tra l’aumento dei tempi televisivi e i ritardi cognitivi dei bambini.

Nel 2010, un altro studio pubblicato in Pediatrics, riportò che dall’analisi di più di 1,000 bambini di età compresa tra I 10 e gli 11 anni, si scoprì che quelli che passavano almeno due ore al giorno davanti alla TV avevano il 60% in più di probabilità di sviluppare problemi psicologici di quegli altri bambini che ne passavano meno o per niente.

Lo studio rivelò anche che quei bambini impegnati in attività fisiche, e che comunque guardavano molta televisione, avevano il 50% di probabilità in più di soffrire di problemi d’iperattività, difficoltà a relazionarsi con i coetanei e gli amici, cattivo carattere e comportamenti antisociali.

Altri studi pubblicati in Archives of Pediatrics & Adolescent Medicine (Archivi di Medicina Pediatrica e Adolescenziale), mostrarono che i bambini maggiormente esposti allo schermo televisivo hanno più probabilità di sviluppare comportamenti aggressivi e avere uno scarso rendimento scolastico. Inoltre, i dati mostravano che i bambini che guardano più televisione tendono a mangiare più cibi non sani e a diventare vittime di atti di bullismo da parte dei compagni di scuola – conseguenze che causano dei “corto-circuiti” a livello cerebrale.

Altri studi recenti hanno rivelato che molti programmi televisivi creati apposta per i bambini possono addirittura avere effetti dannosi sul loro sviluppo, perché contengono immagini e animazioni troppo veloci, sovraccaricando quindi il cervello e provocando una ridotta capacità di attenzione.

A causa di questi effetti della televisione e dei videogiochi, la mente dei bambini è obnubilata prima ancora di potersi sviluppare. Quando diventeranno adulti, agiranno sulla base di scelte e comportamenti presi per lo più a livello inconscio. In pratica, degli zombie; umani che agiscono secondo un processo mentale impulsivo e reattivo, penalizzando la logica e il pensiero critico.

E non sono solo i bambini a essere esposti al rischio di creare un esercito di morti viventi. E’ noto che le fluttuazioni luminose dello schermo televisivo inducono onde cerebrali Alpha, cullando il cervello in uno stato di subconscio simile al sonno, causando una sorta d’ipnosi che rende più suscettibili alle suggestioni.

Questo è noto fin dagli anni ’60 e fu dimostrato chiaramente in un esperimento del 1969 da Herbert Krugman. La ricerca intrapresa da Krugman nel quadro di un più ampio progetto relativo alla pubblicità, rivelò che l’emisfero cerebrale sinistro, che elabora le informazioni in maniera logica e analitica, viene completamente disattivato quando un individuo guarda la televisione.

La luce radiante e le oscillazioni luminose degli schermi televisivi riducono l’attività cerebrale a uno stato “Theta”(onde Theta). Si riduce il pensiero critico, lasciando attive le parti del cervello che conservano i ricordi, le sensazioni e le emozioni.

Tutto ciò che arriva dalla TV in qualche maniera “bypassa” la mente logica e va a inserirsi direttamente nel subconscio. In altre parole, la TV fa presa più sulle emozioni che sulla logica. Numerosi studi hanno anche mostrato che le oscillazioni luminose nei videogiochi causano stati di alterazione della coscienza. In alcuni casi l’attività cerebrale si riduce al di sotto della frequenza Delta. Altri studi hanno anche evidenziato un collegamento tra l’eccessiva esposizione alla televisione e la malattia di Alzheimer. Lo stato semi-conscio indotto dalla TV pare che influenzi direttamente i meccanismi della memoria, del linguaggio e delle percezioni.

Krugman ha anche scoperto che leggere e ascoltare aumentano la cognizione e costruiscono nuovi percorsi neuronali, poiché quando si ascolta si è costretti a pensare in modo critico e a visualizzare il “teatro della mente”.

Inoltre, il passaggio dal cervello sinistro al destro indotto dalla visione degli schermi televisivi, causa un rilascio degli oppiacei naturali del corpo, simile al rilascio delle endorfine durante l’attività fisica. Questo provoca nello spettatore un effetto di piacere. Di conseguenza, quando si spegne lo schermo si scatenano dei sintomi di dipendenza. E come in ogni situazione di astinenza da oppiacei, tali sintomi comprendono ansia, frustrazione e depressione.

Degli esperimenti eseguiti negli anni ’70 dimostrarono che le persone che tenevano la televisione spenta per lunghi periodi, dopo visioni prolungate, tendevano a soffrire di depressione; alcuni si sentivano come se avessero “perso un amico”.

Una combinazione di quattro studi, pubblicati nel Journal of Experimental Social Psychology (Rivista di psicologia sociale sperimentale), concludevano che la televisione può indurre un senso di dipendenza in spettatori con poca autostima e con scarse relazioni sociali. Riferendosi all’ipotesi di surrogato sociale, degli psicologi dell’Università di Buffalo e Miami, Ohio, dimostrarono che per riempire il vuoto emotivo della privazione sociale, alcune persone instauravano dei rapporti con i personaggi dei programmi televisivi.
 La TV è davvero l’oppio dei popoli.

Ovviamente quello di cui parlo qui è solo un flash. Oggi siamo bombardati da ogni parte da distrazioni, sostanze e condizioni create per trasformare il modo in cui interpretiamo la nostra realtà. Siamo condizionati fin dalla nascita ad agire sempre più senza coscienza, proprio la cosa che ci distingue da ogni altro organismo vivente dell’universo conosciuto.

Siamo letteralmente programmati a uno stato di sonno vigile, un’esistenza da zombie. Abbiamo il dovere di agire in modo cosciente e educare gli altri allo stesso modo, se vogliamo spezzare questa dannosa “programmazione” e preservare l’umanità.

Steve Watson, da Londra, scrittore e redattore per Alex Jones in Infowars.com e Prisonplanet.com. Ha un Master in Relazioni Internazionali conseguito alla Scuola Superiore di Politica all’Università di Nottingham in Gran Bretagna.

                                                 DI STEVE WATSON

Fonte: www.infowars.com
Link: http://www.infowars.com/the-idiot-box-how-tv-is-turning-us-all-into-zombies/
12.10.2012


domenica 21 ottobre 2012

BRANDUARDI: IL GRANDE "MENESTRELLO" MODERNO

BRANDUARDI È UNA FIGURA DAVVERO ORIGINALE NEL PANORAMA DEL '900 ITALIANO. UNA DELLE SUE PRIME CANZONI (ALLA FIERA DELL'EST) È CONOSCIUTA DA TUTTI I BAMBINI D'ITALIA, ANCORA OGGI.









...SCOPRIAMOLO INSIEME


Angelo Branduardi nasce nel 1950 in piccolo paese della campagna vicino a Milano. La sua famiglia si trasferisce a Genova, dove Angelo trascorre l'infanzia e la prima adolescenza. Nel conservatorio Niccolò Paganini Angelo inizia lo studio del violino, conseguendo il diploma in giovane età ed esordendo come solista con l'orchestra del Conservatorio. All'età di quindici anni si sposta con la famiglia a Milano, dove comincia a suonare la chitarra. Angelo frequenta la facoltà di Filosofia e in quel periodo inizia a comporre, musicando sia i suoi primi tentativi poetici, sia i poemi degli autori preferiti: "Confessioni di un malandrino" del poeta russo Esenin, ancora oggi una delle sue canzoni più famose, risale a quegli anni. 
L'anno 1974 segna il debutto discografico: la RCA pubblica l'album ANGELO BRANDUARDI, sorprendentemente arrangiato da Paul Buckmaster. Nel 1975 il secondo album LA LUNA riprende una collaborazione con Maurizio Fabrizio iniziata nel 1973 con un demo rimasto inedito. Nel 1976 Angelo cambia casa discografica e pubblica ALLA FIERA DELL'EST (http://youtu.be/IVwCOO0PYZA) , che gli vale il Premio della Critica Discografica, canzone (quasi una nenia, che viene insegnata ancora oggi nelle scuole elementari). 

Nel gennaio 1978 esce l’album LA PULCE D'ACQUA, in cui compare in qualità di ospite il musicista sardo Luigi Lai, virtuoso delle "launeddas", antichissimo strumento a fiato. Mario Convertino crea per quest'album nove stampe a colori che illustrano i testi. Nello stesso anno parte un lunghissimo tour che porta Branduardi in giro per tutta l'Europa. A questa tournée segue nel 1980 la "Carovana del Mediterraneo", che ha come ospiti Stephen Stills, Graham Nash e Ritchie Havens. Fra le due tournée, nel 1979 esce COGLI LA PRIMA MELA, album di grande successo a livello europeo, premiato dalla critica tedesca e da quella europea. Nello stesso anno Angelo si esibisce a Parigi alla "Fète de l'Humanité" davanti a un pubblico di 200.000 persone. All'evento segue la pubblicazione dell'album dal vivo CONCERTO (1980). 

Nel 1981 Branduardi riprende la collaborazione con Paul Buckmaster per l'album BRANDUARDI, che gli vale in Germania il premio come miglior artista dell'anno. Nel 1983 esce CERCANDO L'ORO, realizzato con Maurizio Fabrizio, al quale farà seguito un lunghissimo tour di oltre cinquanta concerti in tutta Europa. Nel 1983 Branduardi comincia a lavorare per il cinema , componendo la colonna sonora del film di Luigi Magni "State buoni se potete", per il quale vince il "David di Donatello" e il "Nastro d'argento"; subito dopo scrive le colonne sonore di "Momo" di J. Schaaf (dal romanzo di Michael Ende), "Secondo Ponzio Pilato" di Luigi Magni e "Luci lontane" di Aurelio Chiesa. Nel 1984 parte un tour italiano, i cui proventi sono devoluti all'Unicef. Nel 1985 esce l'album BRANDUARDI CANTA YEATS: dieci liriche del grande poeta irlandese William Butler Yeats tradotte da Luisa Zappa, moglie di Angelo e coautrice dei suoi testi, e musicate da Branduardi. Nel 1988 tocca all'album PANE E ROSE e nel 1990 arriva IL LADRO.

Nel 1992 THE BEST OF segna l'inizio della produzione di Branduardi per la EMI. Nel 1993 esce con ottimo successo di critica e di pubblico SI PUÒ FARE, seguito da una tournée di oltre settanta spettacoli in tutta Europa. Il 1994 è l'anno di DOMENICA E LUNEDÌ, ancora una volta in collaborazione con Maurizio Fabrizio, autori dei testi Luisa Zappa, Paola Pallottino, Eugenio Finardi, Roberto Vecchioni e Pasquale Panella. Nel novembre dello stesso anno inizia un tour in oltre venti teatri in Italia, seguiti da una sessantina di concerti in tutta Europa. Da questo tour nasce l'album dal vivo CAMMINANDO CAMMINANDO che include i due inediti in studio "L'apprendista stregone" e "Piccola canzone dei contrari", con testi di Giorgio Faletti. All’album fa seguito una lunga tournée europea. Nel dicembre 1996 pubblica per la EMI Classics FUTURO ANTICO, realizzato con il gruppo Chominciamento di Gioia e diretto dal maestro Renato Serio, un excursus attraverso pagine sacre e profane del medioevo e del primo rinascimento; nel 1999 esce la seconda parte del progetto, mentre FUTURO ANTICO III viene pubblicato nel 2002 e FUTURO ANTICO IV nel 2007. IL DITO E LA LUNA (1998), nato dalla collaborazione con Giorgio Faletti, vede la presenza di alcuni tra i migliori musicisti italiani. La produzione artistica, curata direttamente da Branduardi, introduce le “uillean pipes” affidate a Brandan Wade, in una curiosa commistione con i flauti rinascimentali e le bombarde di Cristina Scrima. 

Nel 2000 arriva L'INFINITAMENTE PICCOLO, album "ufficiale " del Giubileo, al quale collaborano Franco Battiato, la Nuova Compagnia di Canto Popolare, i Muvrini, La Viola e i Madredeus. Il disco esce anche in versione tedesca, greca e francese. A questo album, dedicato a San Francesco, fa seguito una tournée che prosegue per tutto il 2001, arrivando ad oltre 120 concerti in tutta Europa.

Nel 2003 esce ALTRO ED ALTROVE, “parole d'amore dei popoli lontani” tradotte ed adattate da Luisa Zappa, musicate da Angelo Branduardi, illustrate da Silvio Monti. Dopo BRANDUARDI PLATINUM COLLECTION e THE CLASSIC COLLECTION (entrambi del 2005) e il già citato FUTURO ANTICO IV (2007), nel 2009 è la volta di SENZA SPINA. NEL 2011 è la volta di COSì E’ SE MI PARE, lavoro composto da sei brani, quattro inediti e due riletture (di Elvis Costello e dei Pogues). Nel 2012 viene pubblicato una raccolta, CAMMINANDO CAMMINANDO 2, che comprende vari brani tra il 1996 e il 2011 e l’inedito “Rataplan”, scritto assieme allo scrittore Giorgio Faletti.


"Vanità di vanità" (Qoèlet) è un brano tratto dalla colonna sonora di ''State buoni se potete'', un film di Luigi Magni del 1983, tra gli interpreti Johnny Dorelli, Mario Adorf, Philippe Leroy e lo stesso Angelo Branduardi nel ruolo di Spiridione.

"Vai cercando qua, vai cercando là,
ma quando la morte ti coglierà
che ti resterà delle tue voglie?
Vanità di vanità.
Sei felice, sei, dei pensieri tuoi,
godendo solo d'argento e d'oro,
alla fine che ti resterà?
Vanità di vanità...."

 Ecco il video:
http://youtu.be/Tsh1WZp6Efc



giovedì 18 ottobre 2012

LEOPARDI: L'ANIMA DELL'INFINITO

GIACOMO LEOPARDI È CONSIDERATO, INSIEME A DANTE, IL PIÙ GRANDE POETA ITALIANO. NELLA SUA BREVE VITA (39 ANNI), SCRIVE POESIE COSÌ FORTI E BELLE CHE LO RENDONO IMMORTALE. "L'INFINITO", "A SILVIA", "IL PASSERO SOLITARIO", "IL SABATO DEL VILLAGGIO", SONO PAGINE D'ORO DI POESIA SUBLIME, CAPOLAVORI ASSOLUTI, ETERNI...







INFINITO
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo, ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è dolce in questo mare.



Giacomo Leopardi nacque il 29 giugno del 1798 a Recanati (Macerata, nelle Marche) dal conte Monaldo e da Adelaide dei Marchesi Antici. Il padre, dotato di squisiti gusti letterari e artistici, riuscì a collezionare un'importante biblioteca domestica, contenente migliaia di libri e che vedrà il giovane Giacomo frequentatore assiduo, tanto che a tredici anni già si dilettava di letture greche, francesi e inglesi, di fatto insensibile alle esortazioni paterne che avrebbe voluto per lui la conduzione di una vita più sana e dinamica.

Nella biblioteca di casa trascorre i "sette anni di studio matto e disperatissimo" nella volontà di impossessarsi del più ampio universo possibile: sono anni che compromettono irrimediabilmente la salute e l'aspetto esteriore di Giacomo, fonte fra l'altro delle eterne dicerie sulla nascita del cosiddetto pessimismo leopardiano. Leopardi stesso si è invece sempre opposto al tentativo di svilire la portata delle sue convinzioni, contestando che queste nascessero da quelle.

La verità è che il precoce letterato soffriva di una forma di ipersensibilità che lo teneva lontano da tutto ciò che avrebbe potuto farlo soffrire, tra cui vanno ascritti di diritto i rapporti interpersonali. A diciotto anni scriveva odi greche facendole credere antiche, e cominciava a pubblicare opere d'erudizione storica e filologica. Il padre Monaldo, organizzava accademie in famiglia per farvi brillare l'ingegno del figlio, ma questi ormai sognava un mondo più grande, un pubblico più vario e meno provinciale.

Tra il 1815 ed il 1816 si attua quella che è divenuta famosa come la "conversione letteraria" di Leopardi, il passaggio cioè dalla semplice erudizione alla poesia; quella che lo stesso Leopardi definì appunto "passaggio dalla erudizione al bello". Seguirà l'abbandono della concezione politica reazionaria del padre ed il distacco dalla religione cattolica.

È il 1816, in particolare, l'anno in cui più distintamente la vocazione alla poesia si fa sentire, pur tra le tante opere di erudizione che ancora occupano il campo: accanto alle traduzioni del primo libro dell'Odissea e del secondo dell'Eneide, compone una lirica, "Le rimembranze," una cantica e un inno. Interviene nella polemica milanese tra classici e romantici. Nel 1817 si registrano nuove traduzioni e prove poetiche significative.

La vita di Giacomo Leopardi in sè è povera di vicende esteriori: è la "storia di un'anima". (Con questo titolo il Leopardi aveva immaginato di scrivere un romanzo autobiografico). E' un dramma vissuto e sofferto nell'intimità dello spirito.
Il poeta, e così nella sua trasfigurazione l'essere umano "tout-court" aspira ad un'infinita felicità che è totalmente impossibile; la vita è inutile dolore; l'intelligenza non apre la via ad alcun mondo superiore poiché questo non esiste se non nell'illusione umana; l'intelligenza serve soltanto a farci capire che dal nulla siamo venuti e al nulla torneremo, mentre la fatica e il dolore di vivere nulla costruiscono.

Nel 1817, sofferente per una deformazione alla colonna vertebrale e per disturbi nervosi, stringe rapporti epistolari con Pietro Giordani, che conoscerà di persona solo l'anno dopo e che presterà sempre umana comprensione agli sfoghi dell'amico. In questo periodo il grande poeta comincia fra l'altro ad annotare i primi pensieri per lo Zibaldone e scrive alcuni sonetti. Il 1818, invece, è l'anno in cui Leopardi rivela la sua conversione, con il primo scritto che abbia valore di manifesto poetico: il "Discorso di un Italiano intorno alla poesia romantica", in difesa della poesia classica; inoltre pubblica a Roma, con dedica a Vincenzo Monti, le due canzoni "All'Italia" e "Sopra il monumento di Dante". Intanto, è colpito da una grave malattia agli occhi che gli impedisce non solo di leggere, ma anche di pensare, tanto che più volte medita il suicidio.

Matura in questo clima la cosiddetta "conversione filosofica", ossia il passaggio dalla poesia alla filosofia, dalla condizione "antica" (naturalmente felice e poetica) alla "moderna" (dominata dall'infelicità e dalla noia), secondo un percorso che riproduce a livello individuale l'itinerario che il genere umano si trovò a compiere nella sua storia. In altre parole, la condizione originaria della poesia si allontana ai suoi occhi sempre più nelle epoche passate, e appare irriproducibile nell'età presente, dove la ragione ha inibito la possibilità di dare vita ai fantasmi della fantasia e dell'illusione.

Sfortunatamente, in questo periodo si innamora pure segretamente della cugina Geltrude Cassi Lazzari, che rappresenta uno dei suoi tanti amori non corrisposti, amori ai quali il poeta attribuiva capacità quasi salvifiche di lenimento delle pene dell'anima. Finalmente nel febbraio del 1823 Giacomo può realizzare, col permesso paterno, il sogno di uscire da Recanati dove si sentiva prigioniero di un ambiente mediocre, che non lo sapeva né lo poteva comprendere. Ma recatosi a Roma presso lo zio materno, rimane profondamente deluso dalla città, troppo frivola e poco ospitale.

Lo commuove soltanto il sepolcro del Tasso. Ritornato a Recanati, vi rimane due anni. Prende poi dimora a Milano (1825) dove conosce Vincenzo Monti; e poi ancora a Bologna (1826), Firenze (1827), dove conosce Vieusseux, Niccolini, Colletta, Alessandro Manzoni (1827-28). Si mantiene con lo stipendio mensile dell'editore milanese Stella, per il quale cura il commento alle rime del Petrarca, esegue traduzioni dal greco e compila due antologie di letteratura italiana: poesie e prose. Venutegli a mancare queste entrate torna a Recanati (1828). Nell'Aprile del 1830 torna a Firenze su invito del Colletta; qui stringe amicizia con l'esule napoletano Antonio Ranieri, il cui sodalizio durerà sino alla morte del poeta.

Nel 1831 vede la luce a Firenze l'edizione dei "Canti". Nel 1833 parte con Ranieri alla volta di Napoli, dove due anni più tardi firma con l'editore Starita un contratto per la pubblicazione delle proprie opere. Nel 1836, per sfuggire alla minaccia del colera, si trasferisce alle falde del Vesuvio, dove compose due grandi liriche: "Il tramonto della luna" e "La ginestra". Il 14 giugno 1837 muore improvvisamente, a soli 39 anni, per l'aggravarsi dei mali che lo affliggevano da tempo.



In questo sito potete trovare altre poesie del Leopardi, con la possibilità di ascolto in MP3.
http://www.claudiocarini.it/silvia.htm






martedì 9 ottobre 2012

LUCIANA LITTIZZETTO: COMICITÀ MODERNA...






Dopo essersi diplomata in pianoforte nel 1984 presso il conservatorio di Torino, intraprende l'insegnamento della musica alla scuola media Carlo Levi delle Vallette, alla periferia ovest di Torino, attività che la terrà occupata per nove anni e che le permetterà di venire a contatto con situazioni che, in futuro, le daranno spunto per la creazione dei suoi personaggi. Lo stile ironico e il disincantato che in seguito caratterizzerà il proprio lavoro nel mondo dello spettacolo sono già largamente presenti.
Tra il 1988 ed il 1990 frequenta la scuola di recitazione dell'"Istituto d'Arte e Spettacolo" al circolo Dravelli di Moncalieri, all'epoca diretta da Arnoldo Foà. Qui concepisce i suoi primi spettacoli di cabaret, Lacrime, Sogni e Sesso, iniziando ad esibirsi in alcuni locali cittadini come il Teatro Juvarra ed Hiroshima Mon Amour, spesso con altri (allora) giovani cabarettisti torinesi.
Parallelamente inizia l'attività di doppiaggio presso la "Delta Film" di Gassino Torinese, prestando la voce a personaggi di soap e telenovele. Dopo aver vinto, nel 1991, il premio "Ettore Petrolini" al Festival di cabaret Bravograzie di Aosta e dopo la partecipazione come corista, sempre nello stesso anno, ad una delle canzoni del disco Càbala dei Loschi Dezi (poi divenuti Mau Mau) entra a far parte del cast della trasmissione televisiva "Avanzi" di RaiTre, condotta da Serena Dandini, guadagnando continui consensi.
Dal 1993, Luciana Littizzetto torna a teatro con lo spettacolo Parlami d'amore Manù, del quale è anche autrice dei testi. Il copione mette in scena personaggi tipici della Littizzetto, stravaganti vittime della società, che si rivolgono ad una misteriosa dispensatrice di aiuto per risolvere i loro dilemmi. Al Festival di Sanscemo scrive un testo provocatorio, Naziskina, affidato al cabarettista torinese Cesare Vodani, che si classifica quarto.
Lo stesso anno partecipa, sempre su Raitre, alla trasmissione Cielito lindo condotta da Claudio Bisio ed Athina Cenci, nella quale interpreta il personaggio di Sabrina (personaggio al quale si deve una frase divenuta un tormentone in voga in quegli anni, "Minchia Sabbry!"). Successivamente esordisce in radio conducendo, assieme a Piero Chiambretti, una trasmissione per RadioDue, la Hit Parade.
Il 1995 si apre con la partecipazione alla trasmissione di Raitre Letti gemelli con Oreste De Fornari e Gloria De Antoni e, in estate, sempre sulla stessa rete, è nel cast di TV cumpra dove presenta gag comiche in collaborazione con Michele Mirabella e Toni Garrani. Non si ferma la sua attività presso Radiodue, con cui firma la radiocommedia Giada, che sarà in onda fino all'estate 1996. Nel 1997 conduce "Single" con Bruno Gambarotta su Rai 2 per poi dedicarsi al ruolo di inviata per il programma Radio Duo, in onda da giugno a settembre dello stesso anno.
La nuova stagione è zeppa di impegni per la Littizzetto che si trova divisa tra televisione e il debutto al cinema: passando alla Mediaset lavora a Facciamo Cabaret prima e a Ciro, figlio di Target (con Gaia De Laurentiis e Enrico Bertolino) poi; parallelamente è sul set di Tutti giù per terra, storia tratta dall'omonimo romanzo del torinese Giuseppe Culicchia, e del fortunatissimo film d'esordio di Aldo, Giovanni e Giacomo, Tre uomini e una gamba. Il successo la lancia in un periodo della sua carriera molto fertile: dal 1998 partecipa per la prima volta a numerose puntate di Mai dire gol per poi tornare nel cast di Ciro, figlio di Target. In aprile riceve l'incarico di condurre il programma radiofonico "Titanic(a)", ogni domenica dopo pranzo, che per ogni puntata ha un colore associato attorno al quale la Littizzetto costruisce ogni volta un monologo di un'ora. Più avanti esordisce anche in Zelig - Facciamo cabaret presentato da Simona Ventura dove corona una fama da comica da tempo consolidata.
I mondiali di calcio Francia 1998 le danno occasione di improvvisarsi nuovamente inviata, stavolta per conto della Gialappa's Band, e, contemporaneamente, torna in radio con un nuovo programma, dal curioso nome Quizzas. La stagione televisiva la vede impegnata ancora con Mai dire gol dove introduce due nuovi personaggi molto popolari, la pianista Nives e la ninfomane Lolita.
Nel 1999 la Littizzetto ritorna sul set, dove recita insieme a Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu in E allora mambo! poi continua la sua felice partecipazione a "Mai dire gol", riproponendo la figura di Sabrina, assunta come cassiera in un fast-food. L'anno si chiude con la pubblicazione del suo primo libro, intitolato L'agenda di Minchia Sabbry.
Il nuovo millennio si apre con la scritturazione della Littizzetto in svariate pellicole cinematografiche: oltre a recitare nel primo film della Gialappa's Band, Tutti gli uomini del deficiente, e nella seconda pellicola di Lucio Pellegrini, Tandem, è cosceneggiatrice di Ravanello pallido, di cui è la protagonista. Tornata alla RAI, partecipa a Quelli che il calcio di Fabio Fazio, proponendo diversi nuovi personaggi, tra cui le celebri Babooskha e Bianca Eberni.
In novembre, pur non corrispondendo ai canoni di quella che viene normalmente definita una vamp, appare in un servizio fotografico sexy nella rivista Max; scrive infine il suo secondo libro Ti amo, bastardo. Successivamente a Mediaset lavora a Matricole, in onda su Italia 1, e al Maurizio Costanzo Show e nel 2001 conduce in radio Le parole che non ti ho chiesto, incentrato sui problemi di coppia. La sua attività di scrittrice non si ferma e trova nello stesso anno un grande slancio: dopo Un attimo, sono nuda, ottiene un imprevedibile successo editoriale con Sola come un gambo di sedano, pubblicato dalla Arnoldo Mondadori Editore (oltre un milione di copie vendute ).
Il libro raccoglie alcuni degli articoli che la Littizzetto scrive settimanalmente per Il pensiero debole, la rubrica da lei tenuta su Torino Sette, l'inserto del venerdì de La Stampa.
Il 2002 la vede ospite di trasmissioni molto popolari, da Stasera pago io di Fiorello (in cui propone una famosa rivisitazione in chiave comica della canzone Buonasera, dottore di Claudia Mori) a C'è posta per te di Maria De Filippi, ma anche in Per un pugno di libri, e ancora Mai dire Domenica e Maurizio Costanzo Show. Particolarmente nota la comparsata al Festival di Sanremo 2003, dove bacia in diretta il conduttore Pippo Baudo.
Bissa la fortuna ottenuta con il libro precedente con la pubblicazione de La principessa sul pisello, sempre per la Mondadori. Sotto il profilo radiofonico viene ingaggiata da Radio Deejay, con cui presenta insieme a Paoletta la trasmissione settimanale La Bomba. Comincia inoltre a firmare degli spot pubblicitari, la cui vena umoristica viene addirittura premiata [3]. Nella prima parte del 2003 torna a lavorare con la Gialappa's Band, entrando nel cast di Mai dire Domenica, dove porta al successo la parodia della cartomante della Zingara e trasforma la pianista Nives in un'esperta sessuologa. Insieme a Davide Ferrario mette in scena Se devo essere sincera, film di cui è cosceneggiatrice e protagonista: nel cast anche Neri Marcorè.
L'anno successivo la vede impegnata alla radio, dove La bomba viene trasformato in un appuntamento quotidiano, e di nuovo nel ruolo di scrittrice: mentre i suoi due più grandi successi commerciali vengono tradotti in Portogallo, Spagna, Germania, Ungheria, Russia, Repubblica Ceca e Lituania, a dicembre pubblica Col cavolo (che chiude la cosiddetta "Trilogia della verdura"). Prima che avvenisse la fusione tra Le Iene con Mai dire Lunedì (che porta alla nascita di Mai dire Iene) Luciana ne era coconduttrice a fianco di Luca & Paolo (la coppia artistica con cui debuttava nel 1999 al cinema).
Dal 2005 è nel cast del programma di Fabio Fazio Che tempo che fa, appuntamento settimanale molto seguito che le garantisce nuovo lustro: abbandonati i personaggi che l'hanno resa celebre, la Littizzetto si prodiga in monologhi comici su temi d'attualità, spesso irriverenti (di gran successo gli appelli a Camillo Ruini, al quale la Littizzetto si rivolge con l'appellativo di Eminens, parodiando il trattamento di "eminenza" dovuta ai cardinali), nei quali rimane spesso senza scarpe. Nel corso dello stesso anno gode del successo al botteghino di Manuale d'amore di Carlo Verdone. Ancora impegnata alla conduzione de La bomba, stavolta affiancata da Vic, Luciana si prepara nel frattempo alla stesura di una sceneggiatura per un film.
Nel 2006 la Littizzetto viene confermata per l'appuntamento domenicale di Che tempo che fa e pubblica un nuovo libro, Rivergination, edito Mondadori: nel giro di poche settimane il libro fa capolino al primo posto dei libri più venduti della settimana, confermando il grande successo editoriale della comica torinese. Anche la stagione 2007-2008 di Che tempo che fa vede ancora la comica impegnata la domenica sera. In aprile subisce un'operazione per asportare dei calcoli renali: ne approfitta per scherzare anche su questa esperienza, con dei collegamenti televisivi dalla sua casa di Torino, facendo leggere bollettini medici al limite dell'assurdo. L'8 marzo 2009 è stata la protagonista assoluta del programma Che tempo che fa, con una puntata tutta dedicata alle donne.
Nei mesi di luglio, agosto e settembre 2010 è impegnata su due set, quello dello sceneggiato televisivo Fuoriclasse (in onda nel 2011) e quello del nuovo film di Giovanni Veronesi, Genitori & figli - Agitare bene prima dell'uso.

Iniziano anche sporadiche apparizioni televisive al Maurizio Costanzo Show. Aiutata da un'agenzia di Milano, Luciana Littizzetto abbandona l'impiego di insegnante e si dedica a tempo pieno ai suoi spettacoli. 

Il 22 novembre 2007 Luciana Littizzetto ha ricevuto dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il prestigioso premio De Sica, riservato alle personalità più in luce del momento nel mondo dello spettacolo e della cultura. Come consono al personaggio, la Littizzetto non ha mancato l'opportunità di uno scambio di battute con il Capo dello Stato ("Napo" oppure "Napisan").





tratto da wikepedia italia






domenica 7 ottobre 2012

LUIGI PIRANDELLO: FIGLIO DEL CAOS


               Premio Nobel nel 1934, rivoluzionò il teatro del Novecento.

La vita di Pirandello è l' «involontario soggiorno sulla terra» di un «figlio del caos», come egli stesso, scherzando, amava definirsi.



"E l'amore guardò il tempo e rise, perché sapeva di non averne bisogno. Finse di morire per un giorno, e di rifiorire alla sera, senza leggi da rispettare. Si addormentò in un angolo di cuore per un tempo che non esisteva. Fuggì senza allontanarsi, ritornò senza essere partito, il tempo moriva e lui restava."
                                                                                        L. Pirandello



Pirandello nasce il 28 giugno 1867 nella villa detta Caos nei pressi di Girgenti (oggi Agrigento). La famiglia, di tradizione garibaldina e antiborbonica, è proprietaria di alcune zolfare. Dopo gli studi liceali compiuti a Palermo, rientra nel 1886 a Girgenti, dove affianca per breve tempo il padre nella conduzione di una miniera di zolfo e si fidanza con una cugina (rompendolo in seguito. Si iscrive prima all'università di Palermo, poi passa alla Facoltà di Lettere dell'università di Roma, ma a causa di un contrasto con il preside, il latinista Onorato Occioni, si trasferisce all'università di Bonn, dove nel 1891 si laurea in Filologia romanza con una tesi dialettologica. Intanto ha già esordito come poeta con Mal giocondo (1889) e con Pasqua di Gea (1891), raccolta che dedica a Jenny Schulz-Lander, di cui a Bonn si è innamorato.
 Nel '92, fermamente deciso a dedicarsi alla sua vocazione letteraria, si stabilisce a Roma. Nell'ambiente letterario della capitale conosce e stringe amicizia con il conterraneo Luigi Capuana, che lo spinge verso il campo della narrativa. Compone così le prime novelle e il suo primo romanzo, uscito nel 1901 con il titolo L'esclusa. Non abbandona tuttavia la poesia: escono nel '95 le Elegie renane, nel 1901 Zampogna, e nel 1912 Fuori di chiave, la sua ultima raccolta poetica. Nel 1894 sposa a Girgenti, con matrimonio combinato tra le famiglie, Maria Antonietta Portulano, figlia di un ricco socio del padre. Si stabilisce definitivamente a Roma, dove nascono i tre figli Stefano (1895), Rosalia (1897) e Fausto (1899).
Pirandello vive sempre con disagio il rapporto con la fragile e inquieta moglie, avvertendo il forte peso delle norme comportamentali risalenti alle radici siciliane. Inizia una fitta collaborazione con diversi giornali e riviste letterarie, sulle quali pubblica una ricca e vasta produzione narrativa che trova consensi presso il pubblico, ma indifferenza da parte della critica. Scrive il romanzo Il turno (edito nel 1902) e lavora ai suoi primi testi teatrali che per allora non riescono a raggiungere le scene. In opposizione all'estetismo e al misticismo dominanti fonda con Ugo Fleres e altri amici un settimanale letterario dal titolo shakespeariano «Ariel». Dal 1897 al 1922 insegna, senza entusiasmo ma con grande dignità, stilistica italiana presso l'Istituto Superiore di Magistero di Roma.
Nel 1903 l'allagamento di una miniera di zolfo causa alla famiglia Pirandello un grave dissesto economico: il padre Stefano perde insieme al proprio capitale anche la dote della nuora. In seguito alla notizia dell'improvviso disastro finanziario, Antonietta, già sofferente di nervi, cade in una gravissima crisi che durerà per tutta la vita sotto forma di grave paranoia. Vani saranno i tentativi di Pirandello di dimostrare che la realtà non è come invece pare alla moglie. Abbandonata la tentazione del suicidio, Pirandello cerca di fronteggiare la disperata situazione, assistendo Antonietta (che verrà internata in una casa di cura solo nel 1919); e per arrotondare il magro stipendio universitario, impartisce lezioni private e intensifica la sua collaborazione a riviste e a giornali.
Nel 1904 Il fu Mattia Pascal , pubblicato a puntate sulla «Nuova Antologia», riscuote un successo tale che uno dei più importanti editori del tempo, Emilio Treves di Milano, decide di occuparsi della pubblicazione delle sue opere. Nel 1908 pubblica due volumi saggistici Arte e scienza e L'Umorismo, grazie ai quali ottiene la nomina a professore universitario di ruolo. Nel 1909 inizia la sua collaborazione, che durerà fino alla morte, al «Corriere della Sera», su cui appaiono via via le sue novelle; e pubblica la prima parte del romanzo I vecchi e i giovani (la seconda esce in volume nel 1913). Nel 1911 esce il romanzo Suo marito. Scrive anche alcuni soggetti cinematografici, mai realizzati; mentre nel 1915 pubblicherà il romanzo Si gira... Nel 1915-'16 inizia la sua prodigiosa e intensa attività teatrale, che darà vita a dibattiti e discussioni in Italia e all'estero.
Proprio negli anni della grande guerra, (vissuti drammaticamente anche per la perdita della madre e per la partenza dei figli per il fronte), scrive alcune celebri opere: Pensaci Giacomino!, Liolà (1916), Così è (se vi pare), Il berretto a sonagli, Il piacere dell'onestà (1917), Ma non è una cosa seria e Il gioco delle parti (1918). Nel 1918 esce il primo volume delle Maschere nude, titolo sotto cui raccoglie i suoi molteplici testi teatrali. Nel 1920 il teatro pirandelliano con Tutto per bene e Come prima, meglio di prima, si afferma pienamente, e a partire dall'anno successivo raggiunge il grande successo internazionale con il capolavoro Sei personaggi in cerca d'autore. Abbandonata la vita sedentaria degli anni precedenti, Pirandello vive e scrive negli alberghi dei più importanti centri teatrali sia europei che americani, curando personalmente l'allestimento e la regia delle sue opere. In questi stessi anni il cinema trae diversi film dai suoi testi teatrali e narrativi, di cui continuano a uscire ristampe e nuove edizioni.
Nel 1922 esce il primo volume della raccolta Novelle per un anno presso l'editore Bemporad. La sua produzione teatrale prosegue con Enrico IV e Vestire gli ignudi (1922), L'uomo dal fiore in bocca (1923), Ciascuno a suo modo (1924), Questa sera si recita a soggetto (1930). Nel 1924 si iscrive formalmente al partito fascista, da cui ottiene appoggi e finanziamenti per la compagnia del Teatro d'Arte di Roma che, sotto la direzione dello stesso Pirandello, porta per tre anni (fino al 1928) il teatro pirandelliano in giro per il mondo. L'interprete per eccellenza delle sue scene è la "prima attrice" Marta Abba, a cui Pirandello si lega anche sentimentalmente. Nel 1926 esce in volume il romanzo Uno, nessuno e centomila, ultimo romanzo, frutto di una lunga gestazione, (Bemporad, Firenze), intessuto di interrogativi che il protagonista rivolge direttamente al lettore, per coinvolgerlo in una vicenda "universale", un riepilogo di tutta l’attività, narrativa e teatrale dell'autore. Il dramma La nuova colonia (1928) inaugura l'ultima stagione pirandelliana, quella fondata sui «miti» moderni, che culmina nell'opera incompiuta I giganti della montagna. Nel 1929 è nominato membro dell'Accademia d'Italia, dove nel '31 commemora Verga.
Nel 1934 riceve il premio Nobel per la letteratura. Si ammala di polmonite, mentre segue le riprese a Cinecittà di un film tratto da Il fu Mattia Pascal. Muore nella sua casa romana il 10 dicembre 1936. Esce postuma l'edizione definitiva delle Novelle per un anno.
L'inquietudine e una solitudine a tratti disperata, sono la costante della sua esistenza, insospettabili in un uomo di tale successo, che fu sempre alla ricerca di un'identità dell'uomo, secondo lui, inesistente.




Uno dei pochissimi video che possediamo di Pirandello.