Premio Nobel nel
1934, rivoluzionò il teatro del Novecento.
La vita di
Pirandello è l' «involontario soggiorno sulla terra» di un «figlio del caos»,
come egli stesso, scherzando, amava definirsi.
"E l'amore
guardò il tempo e rise, perché sapeva di non averne bisogno. Finse di morire
per un giorno, e di rifiorire alla sera, senza leggi da rispettare. Si
addormentò in un angolo di cuore per un tempo che non esisteva. Fuggì senza
allontanarsi, ritornò senza essere partito, il tempo moriva e lui
restava."
L. Pirandello
Pirandello nasce
il 28 giugno 1867 nella villa detta Caos nei pressi di Girgenti (oggi
Agrigento). La famiglia, di tradizione garibaldina e antiborbonica, è
proprietaria di alcune zolfare. Dopo gli studi liceali compiuti a Palermo,
rientra nel 1886 a Girgenti, dove affianca per breve tempo il padre nella
conduzione di una miniera di zolfo e si fidanza con una cugina (rompendolo in
seguito. Si iscrive prima all'università di Palermo, poi passa alla Facoltà di
Lettere dell'università di Roma, ma a causa di un contrasto con il preside, il
latinista Onorato Occioni, si trasferisce all'università di Bonn, dove nel 1891
si laurea in Filologia romanza con una tesi dialettologica. Intanto ha già
esordito come poeta con Mal giocondo (1889) e con Pasqua di Gea (1891),
raccolta che dedica a Jenny Schulz-Lander, di cui a Bonn si è innamorato.
Nel '92, fermamente deciso a dedicarsi alla
sua vocazione letteraria, si stabilisce a Roma. Nell'ambiente letterario della
capitale conosce e stringe amicizia con il conterraneo Luigi Capuana, che lo
spinge verso il campo della narrativa. Compone così le prime novelle e il suo
primo romanzo, uscito nel 1901 con il titolo L'esclusa. Non abbandona tuttavia
la poesia: escono nel '95 le Elegie renane, nel 1901 Zampogna, e nel 1912 Fuori
di chiave, la sua ultima raccolta poetica. Nel 1894 sposa a Girgenti, con matrimonio
combinato tra le famiglie, Maria Antonietta Portulano, figlia di un ricco
socio del padre. Si stabilisce definitivamente a Roma, dove nascono i tre figli
Stefano (1895), Rosalia (1897) e Fausto (1899).
Pirandello vive
sempre con disagio il rapporto con la fragile e inquieta moglie, avvertendo il
forte peso delle norme comportamentali risalenti alle radici siciliane. Inizia
una fitta collaborazione con diversi giornali e riviste letterarie, sulle quali
pubblica una ricca e vasta produzione narrativa che trova consensi presso il
pubblico, ma indifferenza da parte della critica. Scrive il romanzo Il turno
(edito nel 1902) e lavora ai suoi primi testi teatrali che per allora non
riescono a raggiungere le scene. In opposizione all'estetismo e al misticismo
dominanti fonda con Ugo Fleres e altri amici un settimanale letterario dal
titolo shakespeariano «Ariel». Dal 1897 al 1922 insegna, senza entusiasmo ma
con grande dignità, stilistica italiana presso l'Istituto Superiore di
Magistero di Roma.
Nel 1903
l'allagamento di una miniera di zolfo causa alla famiglia Pirandello un grave
dissesto economico: il padre Stefano perde insieme al proprio capitale anche la
dote della nuora. In seguito alla notizia dell'improvviso disastro finanziario,
Antonietta, già sofferente di nervi, cade in una gravissima crisi che durerà
per tutta la vita sotto forma di grave paranoia. Vani saranno i tentativi di
Pirandello di dimostrare che la realtà non è come invece pare alla moglie.
Abbandonata la tentazione del suicidio, Pirandello cerca di fronteggiare la
disperata situazione, assistendo Antonietta (che verrà internata in una casa di
cura solo nel 1919); e per arrotondare il magro stipendio universitario,
impartisce lezioni private e intensifica la sua collaborazione a riviste e a
giornali.
Nel 1904 Il fu
Mattia Pascal , pubblicato a puntate sulla «Nuova Antologia», riscuote un
successo tale che uno dei più importanti editori del tempo, Emilio Treves di
Milano, decide di occuparsi della pubblicazione delle sue opere. Nel 1908
pubblica due volumi saggistici Arte e scienza e L'Umorismo, grazie ai quali
ottiene la nomina a professore universitario di ruolo. Nel 1909 inizia la sua
collaborazione, che durerà fino alla morte, al «Corriere della Sera», su cui
appaiono via via le sue novelle; e pubblica la prima parte del romanzo I vecchi
e i giovani (la seconda esce in volume nel 1913). Nel 1911 esce il romanzo Suo
marito. Scrive anche alcuni soggetti cinematografici, mai realizzati; mentre
nel 1915 pubblicherà il romanzo Si gira... Nel 1915-'16 inizia la sua
prodigiosa e intensa attività teatrale, che darà vita a dibattiti e discussioni
in Italia e all'estero.
Proprio negli
anni della grande guerra, (vissuti drammaticamente anche per la perdita della
madre e per la partenza dei figli per il fronte), scrive alcune celebri opere:
Pensaci Giacomino!, Liolà (1916), Così è (se vi pare), Il berretto a sonagli,
Il piacere dell'onestà (1917), Ma non è una cosa seria e Il gioco delle parti
(1918). Nel 1918 esce il primo volume delle Maschere nude, titolo sotto cui
raccoglie i suoi molteplici testi teatrali. Nel 1920 il teatro pirandelliano
con Tutto per bene e Come prima, meglio di prima, si afferma pienamente, e a
partire dall'anno successivo raggiunge il grande successo internazionale con il
capolavoro Sei personaggi in cerca d'autore. Abbandonata la vita sedentaria
degli anni precedenti, Pirandello vive e scrive negli alberghi dei più importanti
centri teatrali sia europei che americani, curando personalmente l'allestimento
e la regia delle sue opere. In questi stessi anni il cinema trae diversi film
dai suoi testi teatrali e narrativi, di cui continuano a uscire ristampe e
nuove edizioni.
Nel 1922 esce il
primo volume della raccolta Novelle per un anno presso l'editore Bemporad. La
sua produzione teatrale prosegue con Enrico IV e Vestire gli ignudi (1922),
L'uomo dal fiore in bocca (1923), Ciascuno a suo modo (1924), Questa sera si
recita a soggetto (1930). Nel 1924 si iscrive formalmente al partito fascista,
da cui ottiene appoggi e finanziamenti per la compagnia del Teatro d'Arte di
Roma che, sotto la direzione dello stesso Pirandello, porta per tre anni (fino
al 1928) il teatro pirandelliano in giro per il mondo. L'interprete per
eccellenza delle sue scene è la "prima attrice" Marta Abba, a cui
Pirandello si lega anche sentimentalmente. Nel 1926 esce in volume il romanzo
Uno, nessuno e centomila, ultimo romanzo, frutto di una lunga gestazione,
(Bemporad, Firenze), intessuto di interrogativi che il protagonista rivolge
direttamente al lettore, per coinvolgerlo in una vicenda
"universale", un riepilogo di tutta l’attività, narrativa e teatrale
dell'autore. Il dramma La nuova colonia (1928) inaugura l'ultima stagione
pirandelliana, quella fondata sui «miti» moderni, che culmina nell'opera
incompiuta I giganti della montagna. Nel 1929 è nominato membro dell'Accademia
d'Italia, dove nel '31 commemora Verga.
Nel 1934 riceve
il premio Nobel per la letteratura. Si ammala di polmonite, mentre segue le
riprese a Cinecittà di un film tratto da Il fu Mattia Pascal. Muore nella sua
casa romana il 10 dicembre 1936. Esce postuma l'edizione definitiva delle
Novelle per un anno.
L'inquietudine e
una solitudine a tratti disperata, sono la costante della sua esistenza,
insospettabili in un uomo di tale successo, che fu sempre alla ricerca di
un'identità dell'uomo, secondo lui, inesistente.
Uno dei pochissimi video che possediamo di Pirandello.
1 commento:
quella poesia.. e 'amore guardò il tempo e rise..etc etc.. non è di pirandello! si insiste1 cmq ottimo post
pirandelloweb.com
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