Il padre di Dario Fo è un ferroviere, sua
madre una contadina. “Erano le sette del mattino quando mi decisi a far
capolino fra le gambe di mia madre. La donna che fungeva da levatrice mi tirò
fuori e mi sollevò come fossi un pollo, per i piedi. Poi velocissima, mi
assestò una gran pacca sulle natiche... urlai come un segnale d’allarme. In
quell’istante transitava l’omnibus delle sei e mezzo... che arrivava
naturalmente in ritardo. Mia madre ha sempre giurato che il mio primo vagito
aveva superato di gran lunga il fischio della locomotiva. Dunque io vidi la
luce a San Giano per decisione unica delle Ferrovie dello stato, ma lì sono
nato solo per l’anagrafe. In verità, per quanto mi riguarda sono venuto al
mondo e ho preso coscienza trenta-quaranta chilometri un po’ più in su, lungo
la costa del lago, a Pino Tronzano, e qualche anno dopo a Porto Valtravaglia,
sulla sponda magra del Lago Maggiore. Entrambi sono stati i miei "paesi
delle meraviglie". I luoghi che mi hanno scatenato le fantasie più pazze e
hanno determinato ogni mia scelta futura.»
A Milano, dove porta con sé le
fantasie antiche dei fabulatori della sua terra, frequenta l’accademia di
Brera. Studia architettura al Politecnico, che frequenta fino a pochi esami
dalla laurea.
«Studiando architettura, mi
sono interessato alle chiese romaniche. Rimasi stupito come opere così poderose
potessero essere espressione non di intellettuali o artisti con l'A maiuscola,
ma di semplici scalpellini, di semplici operai e muratori, ignoranti e analfabeti.
Scoprii improvvisamente una cultura
nuova. vera: la forza creatrice di coloro che sono sempre stati definiti i
semplici e gli ignoranti, che sono sempre stati i paria della cultura
ufficiale.»
In questi anni dipinge, frequenta
pittori e scrittori, inizia a inventare storie, a recitarle: storie
provocatorie, contro la banalità e il conformismo, l’arroganza del potere. Uno
dei primi spettacoli è realizzato in concomitanza con le elezioni del 1948.
Conosciuto da Franco Parenti, Fo viene introdotto in Rai, dove inizia a
scrivere e recitare per la radio monologhi grotteschi (Poer nano),
successivamente rappresentati al Teatro Odeon di Milano (1952).
Nel 1953, con Parenti e
Durano, mette in scena Il dito nell'occhio, testo di satira sociale e
politica che, attraverso una personalissima rivisitazione della storia
dell’umanità, deride e mette in burla i (non) valori ufficiali. Del 1954 è Sani
da legare, malvisto e massacrato dalla censura di Scelba.
Finisce così la collaborazione
con Parenti e Durano, e Fo mette piede in ambito cinematografico, recitando nel
film di Carlo Lizzani «Lo svitato» e collaborando a numerose sceneggiature.
Nel 1959 Dario Fo e Franca
Rame si organizzano in compagnia; dal 1959 al 1967, Fo scrive e mette in scena:
Gli arcangeli non giocano a flipper (1959-1960), Aveva due pistole
con gli occhi bianchi e neri (1960-1961), Chi ruba un piede è fortunato
in amore (1961-1962), Isabella, tre caravelle e un cacciaballe
(1963-1964), Settimo: ruba un po' meno (1964-1965), La colpa è sempre
del diavolo (1965-1966), La signora è da buttare (1967-1968).
È un teatro politico, di aspra
critica sociale. Bersagli sono la cultura ufficiale, i falsi eroi, l’assurda
burocrazia statale, l’imperialismo americano.
Per la televisione vengono
affidati alla coppia Fo-Rame «Canzonissima» (1962, trasmissione abbandonata
dopo sole cinque settimane, a causa dell'intervento del censore) e lo
spettacolo Ci ragiono e canto n. 1 (1966). Uno sketch sulle
speculazioni degli impresari edili, proprio mentre nel paese era in corso una
dura lotta dei lavoratori di questo settore, provoca nuovamente la ire della
censura.
Tra il 1959 e il 1967, Fo cura
adattamenti e regie di testi teatrali. Da ricordare anche la collaborazione con
il cantautore Enzo Jannacci.
«Negli anni 1966-1967 – si
legge in una delle tante biografie – in Dario Fo si afferma la consapevolezza
che l'enorme ricchezza culturale del popolo, sistematicamente oppressa dalle
classi dominanti, deve tornare al popolo; il passato deve integrarsi con il
presente e con il futuro del movimento di lotta. È la sua sensibilità al nuovo
che lo porterà da artista amico del popolo ad artista al servizio del movimento
rivoluzionario proletario, giullare del popolo, in mezzo al popolo, nei
quartieri, nelle fabbriche occupate, nelle piazze, nei mercati coperti, nelle
scuole».
È così che al termine della
stagione teatrale 1968-1969 la compagnia Fo-Rame, si scioglie, e viene
costituita la Associazione Nuova Scena, che afferma nel proprio statuto di
porsi «al servizio delle forze rivoluzionarie non per riformare lo stato
borghese con politica opportunista, ma per favorire la crescita di un reale
processo rivoluzionario che porti al potere la classe operaia».
Nel 1969, in Ci ragiono e
canto n. 2, viene istituito un legame tra la cultura popolare del passato e
la lotta del proletariato urbano del presente, attraverso l’inserimento di
canzoni di lotta.
L’attenta e profonda
riflessione di Fo sulla tradizione popolare, sul corpo del dialetto e tutta
l’antica cultura di fabulatori della sua terra sfocia nel capolavoro Mistero
buffo,
rappresentato per la prima volta nella stagione teatrale 1969-70.
Nell’ottobre 1970, Fo
costituisce un Collettivo Teatrale la Comune, proponendo un circuito culturale
alternativo della sinistra rivoluzionaria che sappia contrapporre alla cultura
borghese i valori profondi della cultura del popolo, nella sua integrazione tra
passato e presente.
All’indomani della morte di
Pinelli , Fo scrive lo spettacolo Morte accidentale di un anarchico, che
suscita numerose discussioni e polemiche.
Nella stagione 1971-1972,
Dario Fo e Franca Rame scrivono e mettono in scena, tra l’altro, Morte e
resurrezione di un pupazzo e Fedayn, testimonianza della difficile
situazione mediorientale.
Con lo spettacolo Pum! Pum!
Chi è? La polizia viene portato avanti il discorso iniziato con la messa in
scena per la morte di Pinelli. Di Fo e Franca Rame si occupa la magistratura
ipotizzando collegamenti con le Brigate Rosse. Nel marzo 1973 – come si legge
nella biografia ufficiale – «un gruppo di fascisti sequestra, sevizia e
violenta Franca Rame. Con questo gesto infame si vuole punire l’attività
politica di Franca, Dario e del loro figlio Jacopo, politicamente molto attivo
al Liceo Berchet di Milano, ma soprattutto il lavoro che Franca porta avanti
dal '70 nelle carceri. Grande indignazione e solidarietà
in tutta Italia».
Nel 1980, Dario Fo, Franca
Rame e il figlio Jacopo fondano la Libera Università di Alcatraz, un
centro culturale e d’agriturismo. «Il centro ha sede sulle colline tra Gubbio e
Perugia. Acquistando a poco a poco, tre milioni e settecentomila metri quadrati
di boschi (che sarebbero dovuti esser tagliati) e uliveti, i Fo impediscono la
distruzione di una valle meravigliosa. Intraprendono poi, il restauro di undici
antiche case coloniche e torri abbandonate. Alcatraz raccoglie l'adesione di
numerosi artisti e associazioni culturali, tra questi Sergio Angese, Stefano Benni, Dacia Maraini,
Milo Manara, Andrea Pazienza, Elena Cranco, che tengono corsi di teatro,
fumetto, danza, scrittura, tecniche psicofisiche, psicologia e artigianato.
Alcatraz ospita inoltre attività didattiche e ricreative per ragazzi,
emarginati, portatori di handicap».
Lungo gli anni Ottanta e
Novanta le commedie di Dario Fo fanno il giro dei teatri del mondo, dall’Europa
alle Americhe. Grande successo riscuotono in Italia Fabulazzo osceno e,
nel 1991, il monologo Johan Padan a la descoverta de le Americhe,
«frutto di una ricerca sulla vita di alcuni naufraghi europei nei primi anni
del 1500. Attraverso testimonianze dell’epoca, Fo racconta, in una lingua
antica reinventata, della resistenza degli indiani del Mississippi
all'invasione europea. Queste lotte cinquecentesche saranno all'origine
dell'invincibile difesa dei Seminole, i nativi americani che non si arresero
mai. Si tratta della scoperta di un'epopea censurata dai libri di storia.
Grande successo anche per Il
diavolo con le zinne, uno spettacolo comico-grottesco recitato da Franca
Rame con Giorgio Albertazzi, proprio nei giorni in cui si apprende del
conferimento del Nobel
per la Letteratura a Dario Fo «che nella tradizione dei giullari medievali
fustiga il potere e riabilita la dignità degli umiliati» (ottobre 1997).
Uno dei lavori più discussi
dell’ultimo periodo è Marino libero! Marino innocente! sul caso Sofri.
Tra le regie di opere liriche, ultima in ordine di tempo quella di La
Gazzetta di Gioacchino Rossini.
Nel 2003 Dario Fo e Franca Rame si trovano ancora una volta al centro di una situazione conflittuale. Lo spettacolo L'anomalo bicefalo incontra la rabbiosa reazione del Primo Ministro in carica, involontario ispiratore del personaggio principale. Nonostante le minacce e i sabotaggi, lo spettacolo va in scena nei teatri italiani e nel gennaio 2004 ne viene annunciata la messa in onda sull'emittente televisiva Atlantide TV. A causa delle minacce di un potente senatore vicino al premier, la “prima“ dell'opera va in onda senz'audio. Di fronte a un'audience, se possibile, ancora più vasta, attirata dal clamore suscitato, l'anziano attore ha così la possibilità di esprimersi in un'impresa impossibile, una performance da vero fuoriclasse.
Nel 2005 Fo viene insignito della laurea honoris causa all'Università della Sorbona di Parigi, mentre l'anno successivo, nel 2006, la stessa onorificenza gli viene assegnata dalla Sapienza Università di Roma (l'unico insieme a Luigi Pirandello e Eduardo de Filippo).
Il 17 febbraio 2007 è stato a Vicenza, alla manifestazione contro la costruzione dell'aeroporto militare americano presso il Dal Molin.
Nel 2007 partecipa come personaggio e voce narrante al film cospirazionista Zero - Inchiesta sull'11 settembre.
Nel 2010 recita in una canzone del cantautore Luca Bussoletti. Si tratta di A solo un metro, un brano sulle mine antiuomo il cui ricavato è devoluto ad Amnesty International sezione italiana il cui videoclip è girato in Afghanistan ed è mandato in esclusiva dal sito della rivista Rolling Stone.
Il 24 marzo 2012, giorno del suo ottantaseiesimo compleanno, ha inaugurato la mostra Lazzi Sberleffi Dipinti presso Palazzo Reale di Milano nella quale sono esposte oltre 400 opere che percorrono tutto l'arco della sua vita e della moglie Franca Rame.
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