Oggi, facendo lezione
con un mio alunno, abbiamo parlato di questo famoso scienziato italiano incredibilmente
svanito nel nulla nel 1938: forse la scomparsa più eclatante del ventesimo
secolo, mai risolta...
Col premio Nobel per la Fisica Enrico Fermi, scoprì le teorie quantistiche dei nuclei radioattivi.
“aveva
saputo trovare in modo mirabile una risposta ad alcuni quesiti della natura, ma
che aveva cercato invano una giustificazione alla vita, alla sua vita, che era
per lui di gran lunga più ricca di promesse di quanto non lo sia per la
stragrande maggioranza degli uomini.” E. Amaldi
Ettore Majorana, nato il 5
agosto 1905 e laureatosi in fisica nel 1928, fu tra i più promettenti allievi
di Enrico Fermi.
Il suo nome divenne un caso internazionale a causa della sua improvvisa scomparsa, che avvenne nel 1938. Della sua scomparsa ebbe a interessarsi persino Mussolini e l'evento divenne un enigma nazionale ad oggi ancora insoluto.
Le ipotesi avanzate furono molte: chi disse che fosse morto suicida, chi avanzava l'ipotesi fantasiosa che fosse rapito da qualche Paese che conduceva studi atomici; altri invece ritennero che si fosse rifugiato in un convento o che fosse addirittura diventato, volontariamente, un mendicante. Naturalmente, anche dal punto di vista familiare fu una tragedia. La madre si rifiutò sempre di vestire abiti luttuosi, aspettando sempre il suo ritorno.
La sua era una famiglia illustre, discendente dal ramo cadetto dei Majorana della Nicchiara; con metafora poetica si potrebbe dire che a quest'ultima andarono il blasone gentilizio e le ricchezze terriere mentre alla prima tutti i beni tipici e preziosi dell'intelligenza.
Ettore è l'ultimo di cinque fratelli, che si distingueranno tutti in qualche campo particolare, chi nella giurisprudenza, chi nell'amministrazione dello Stato, chi ancora in fisica.
Ettore Majorana è senza dubbio l'outsider del gruppo, un vero e proprio genio della fisica. Estremamente precoce ma anche eccentrico e con squilibri caratteriali preoccupanti che giocheranno un ruolo determinante nella sua fuga dal mondo (ammesso che di fuga si sia trattato). Ettore è pervaso da misantropia radicata ed è anche perennemente ombroso, pigro e dal carattere spigoloso.
Anche la sua carriera universitaria non è del tutto lineare. Dopo un primo approccio con ingegneria, si laurea in fisica nel 1929 con una tesi sulla teoria quantistica dei nuclei radioattivi.
Sotto la guida di Enrico Fermi si occupa di spettroscopia atomica e successivamente di fisica nucleare.
Con Orso Mario Corbino, Emilio Segré e Edoardo Amaldi entra a far parte del gruppo dei "Ragazzi di via Panisperna", il gruppo di geni che ha fatto la storia della fisica italiana.
Le più importanti ricerche di Ettore Majorana riguardano una teoria sulle forze che assicurano stabilità al nucleo atomico: egli per primo avanzò l'ipotesi secondo la quale protoni e neutroni, unici componenti del nucleo atomico, interagiscono grazie a forze di scambio.
La teoria è tuttavia nota con il nome del fisico tedesco Werner Heisenberg che giunse autonomamente agli stessi risultati e li diede alle stampe prima di Majorana.
Nel campo delle particelle elementari Majorana formulò una teoria che ipotizzava l'esistenza di particelle dotate di spin arbitrario, individuate sperimentalmente solo molti anni più tardi.
Dal 1931, conosciutosi il suo straordinario valore di scienziato, è invitato a trasferirsi in Russia, a Cambridge, a Yale, nella Carnegie Foundation, ma a questi inviti oppone il suo rifiuto.
Dopo aver soggiornato a Lipsia e a Copenaghen, rientra a Roma, ma non frequenta più l'istituto di fisica. Al concorso nazionale per professore universitario di Fisica, bandito nel 1936, non vuole partecipare, nonostante la segnalazione fatta da Fermi a Mussolini. Si trasferisce da Roma a Napoli (albergo "Bologna") nel 1937, dove accetta la nomina per meriti speciali a titolare della cattedra di Fisica teorica all'Università di Napoli. Si chiude in casa e rifiuta persino la posta, scrivendo di suo pugno sulle buste: "Si respinge per morte del destinatario".
Ettore Majorana si lascia persuadere a intraprendere - è il mese di marzo 1938 - un viaggio di riposo, Napoli-Palermo. A Palermo alloggia all'albergo "Sole", ma vi trascorre solo mezza giornata; la sera viene visto sul ponte del piroscafo all'altezza di Capri ma a Napoli non arriverà mai.
La commissione di inchiesta che intraprende le indagini scarta l'ipotesi che Mjorana si sia lanciato in mare, avanzando invece la supposizione che si sia trasferito segretamente all'estero.
Un commento sulla personalità scientifica di Ettore, venne fatto da Fermi a Giuseppe Cocconi subito dopo la notizia della sua scomparsa, e da questi raccontato in una lettera a E. Amaldi del 1965: Al mondo ci sono varie categorie di scienziati; gente di secondo e terzo rango, che fanno del loro meglio ma non vanno lontano. C'è anche gente di primo rango, che arriva a scoperte di grande importanza, fondamentale per lo sviluppo della scienza. Ma poi ci sono i geni come Galileo e Newton. Ebbene Ettore era uno di quelli. Majorana aveva quel che nessun altro al mondo ha. Sfortunatamente gli mancava quel che è invece comune trovare negli altri uomini: il semplice buon senso.
A lui è stato intitolato nel 1963 il "Centro di cultura scientifica Ettore Majorana" di Erice, presso Trapani.
Il suo nome divenne un caso internazionale a causa della sua improvvisa scomparsa, che avvenne nel 1938. Della sua scomparsa ebbe a interessarsi persino Mussolini e l'evento divenne un enigma nazionale ad oggi ancora insoluto.
Le ipotesi avanzate furono molte: chi disse che fosse morto suicida, chi avanzava l'ipotesi fantasiosa che fosse rapito da qualche Paese che conduceva studi atomici; altri invece ritennero che si fosse rifugiato in un convento o che fosse addirittura diventato, volontariamente, un mendicante. Naturalmente, anche dal punto di vista familiare fu una tragedia. La madre si rifiutò sempre di vestire abiti luttuosi, aspettando sempre il suo ritorno.
La sua era una famiglia illustre, discendente dal ramo cadetto dei Majorana della Nicchiara; con metafora poetica si potrebbe dire che a quest'ultima andarono il blasone gentilizio e le ricchezze terriere mentre alla prima tutti i beni tipici e preziosi dell'intelligenza.
Ettore è l'ultimo di cinque fratelli, che si distingueranno tutti in qualche campo particolare, chi nella giurisprudenza, chi nell'amministrazione dello Stato, chi ancora in fisica.
Ettore Majorana è senza dubbio l'outsider del gruppo, un vero e proprio genio della fisica. Estremamente precoce ma anche eccentrico e con squilibri caratteriali preoccupanti che giocheranno un ruolo determinante nella sua fuga dal mondo (ammesso che di fuga si sia trattato). Ettore è pervaso da misantropia radicata ed è anche perennemente ombroso, pigro e dal carattere spigoloso.
Anche la sua carriera universitaria non è del tutto lineare. Dopo un primo approccio con ingegneria, si laurea in fisica nel 1929 con una tesi sulla teoria quantistica dei nuclei radioattivi.
Sotto la guida di Enrico Fermi si occupa di spettroscopia atomica e successivamente di fisica nucleare.
Con Orso Mario Corbino, Emilio Segré e Edoardo Amaldi entra a far parte del gruppo dei "Ragazzi di via Panisperna", il gruppo di geni che ha fatto la storia della fisica italiana.
Le più importanti ricerche di Ettore Majorana riguardano una teoria sulle forze che assicurano stabilità al nucleo atomico: egli per primo avanzò l'ipotesi secondo la quale protoni e neutroni, unici componenti del nucleo atomico, interagiscono grazie a forze di scambio.
La teoria è tuttavia nota con il nome del fisico tedesco Werner Heisenberg che giunse autonomamente agli stessi risultati e li diede alle stampe prima di Majorana.
Nel campo delle particelle elementari Majorana formulò una teoria che ipotizzava l'esistenza di particelle dotate di spin arbitrario, individuate sperimentalmente solo molti anni più tardi.
Dal 1931, conosciutosi il suo straordinario valore di scienziato, è invitato a trasferirsi in Russia, a Cambridge, a Yale, nella Carnegie Foundation, ma a questi inviti oppone il suo rifiuto.
Dopo aver soggiornato a Lipsia e a Copenaghen, rientra a Roma, ma non frequenta più l'istituto di fisica. Al concorso nazionale per professore universitario di Fisica, bandito nel 1936, non vuole partecipare, nonostante la segnalazione fatta da Fermi a Mussolini. Si trasferisce da Roma a Napoli (albergo "Bologna") nel 1937, dove accetta la nomina per meriti speciali a titolare della cattedra di Fisica teorica all'Università di Napoli. Si chiude in casa e rifiuta persino la posta, scrivendo di suo pugno sulle buste: "Si respinge per morte del destinatario".
Ettore Majorana si lascia persuadere a intraprendere - è il mese di marzo 1938 - un viaggio di riposo, Napoli-Palermo. A Palermo alloggia all'albergo "Sole", ma vi trascorre solo mezza giornata; la sera viene visto sul ponte del piroscafo all'altezza di Capri ma a Napoli non arriverà mai.
La commissione di inchiesta che intraprende le indagini scarta l'ipotesi che Mjorana si sia lanciato in mare, avanzando invece la supposizione che si sia trasferito segretamente all'estero.
Un commento sulla personalità scientifica di Ettore, venne fatto da Fermi a Giuseppe Cocconi subito dopo la notizia della sua scomparsa, e da questi raccontato in una lettera a E. Amaldi del 1965: Al mondo ci sono varie categorie di scienziati; gente di secondo e terzo rango, che fanno del loro meglio ma non vanno lontano. C'è anche gente di primo rango, che arriva a scoperte di grande importanza, fondamentale per lo sviluppo della scienza. Ma poi ci sono i geni come Galileo e Newton. Ebbene Ettore era uno di quelli. Majorana aveva quel che nessun altro al mondo ha. Sfortunatamente gli mancava quel che è invece comune trovare negli altri uomini: il semplice buon senso.
A lui è stato intitolato nel 1963 il "Centro di cultura scientifica Ettore Majorana" di Erice, presso Trapani.
La RAI ha trasmesso un film molto bello negli anni '80: "I ragazzi di via Panisperna" sull'argomento. Se vi interessa potete chiedermelo, posso darvelo molto volentieri.
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