martedì 26 marzo 2013

MASERATI: STORIA DI UNA PASSIONE


LE GRANDI E BELLE AUTO SONO UNA CARATTERISTICA ITALIANA. OGGI CONOSCIAMO LA MASERATI.

http://youtu.be/brDX2vNIp4E     VIDEO UFFICIALE 



Il 1° dicembre 1914 nasce a Bologna la Società anonima Officine Alfieri Maserati. Da quel momento la Maserati ha sempre rappresentato una parte importante della storia e della cultura dell’automobile sportiva.

Il percorso storico della Maserati è quello di un marchio che, nato in una dimensione locale, è diventato una grande realtà industriale internazionale presente in 43 Paesi nel mondo.
Nel corso di quasi un secolo di vita si sono succeduti periodi ricchi di successi sulla pista e sulla strada e momenti di difficoltà che hanno contribuito a forgiare il carattere e la personalità dell’azienda.
La storia della Maserati è costellata dal lancio di grandi vetture da strada e da traguardi sportivi, come ad esempio il record mondiale di velocità stabilito da Borzacchini nel 1929 a 246,029 Km orari, il campionato del mondo vinto da Fangio con la 250F nel 1957, fino al lancio della nuova GranTurismo da 405 cavalli avvenuto a Ginevra nel marzo 2007.
Il trasferimento da Bologna a Modena avvenuto nel 1940 e l’acquisizione da parte della Ferrari S.p.A., portata completamente a termine nel 1997, sono passaggi cruciali che hanno determinato evoluzioni importanti nelle strategie di sviluppo e nel lancio di nuove vetture.

Il secondo millennio è lastricato di successi
Dopo varie difficoltà di natura finanziaria, la prima decade degli anni 2000 vede il ritorno di Maserati nel mondo delle competizioni e nei mercati più importanti con modelli di alta classe e raffinatezza, grazie alla MC12 (nei campionati FIA GT e ALMS), alla Trofeo (dando vita a due monomarca, in Europa e Brasile) ed alla Trofeo Light (distintasi nel GT Italiano e nella Grand-Am).
Nel settembre del 2003, al Salone di Francoforte, viene presentata la vettura che sarà al centro della inarrestabile crescita di Maserati negli anni a venire: l'ammiraglia Quattroporte. La nuova berlina del Tridente riscuote da subito un grandissimo successo non solo per quanto riguarda le vendite, ma anche per la lunga lista di premi e riconoscimenti che le verranno assegnati da clienti, lettori e giornalisti di tutto il mondo.


Il 2005 si rivela un anno record per la Maserati, suggellato dalla consegna di ben 5.659 vetture in tutto il mondo, con una crescita del 22,8% rispetto al già fortunato 2004.
Grandi soddisfazioni arrivano anche dal reparto corse della Casa di Modena, con le vittorie nel Campionato Mondiale FIA GT da parte della MC12, che hanno permesso a Maserati di conquistare la Coppa Costruttori e al team Vitaphone quello per le squadre.
Titolo e vittorie anche per la Trofeo Light, vettura che ha dominato nella Classe GT3 del Campionato Italiano GT. Una grande vitalità confermata anche dai successi del monomarca della Casa del Tridente, giunto alla sua quarta edizione in Europa ed alla terza in Brasile.
Nel 2005, la proprietà della Maserati è passata dalla Ferrari alla Fiat al fine di sviluppare importanti sinergie industriali e commerciali con Alfa Romeo.
La collaborazione, sia tecnica sia commerciale, all'interno del gruppo ha garantito a Maserati il necessario slancio per riposizionarsi da leader nel suo segmento e per ampliare la sua presenza sui mercati internazionali, anche grazie a vetture come la GranSport e la GranSportSpyder, oppure la MC Victory, sviluppata per celebrare i successi nel FIA GT.
Tuttavia è soprattutto con la GranTurismo, nel 2007, che la Casa modenese trova la sua consacrazione. Nel mondo delle competizioni il Tridente continua a mietere successi, tanto da conquistare tutti e quattro i titoli in palio nella classe GT1 del Campionato Internazionale FIA GT 2007, facendo propria quella Coppa Costruttori che già aveva messo in bacheca nel 2005, e segnando un percorso di continuità dopo i trionfi tra le squadre ed i piloti nel 2006.
Successi che non si esauriscono, ma continuano anche negli anni successivi tanto che sono ben dodici i titoli Maserati nel FIA GT dal 2005 ad oggi: 2 Coppe Costruttori (2005 e 2007), 4 Campionati Piloti (Bartels-Bertolini nel 2006, Thomas Biagi nel 2007, Bartels-Bertolini nel 2008 e 2009); 5 Campionati a Squadre (dal 2005 senza interruzioni, sempre con il Vitaphone Racing Team); 1 Citation Cup nel 2007 con il gentleman driver Ben Aucott, JMB Racing, oltre a tre successi assoluti nella 24 Ore di Spa (2005, 2006, 2008).
Sui mercati mondiali, le Maserati continuano a riscuotere successi commerciali e di critica: la Quattroporte, dopo il lancio delle versioni spinte dal propulsore 4,7 litri equipaggiate con il cambio automatico, raccoglie oltre 56 riconoscimenti internazionali dalle testate più prestigiose; la GranTurismo, la cui gamma è stata recentemente ampliata grazie all’introduzione della MC Stradale, viene riconosciuta come una delle auto più belle della sua generazione, ed ha avuto il pregio di essere l'auto che ha riscritto le regole nel segmento delle sportive veloci e confortevoli, in grado di trasportare quattro adulti senza costrizioni; infine la GranCabrio, la prima cabriolet della storia Maserati, è già stata acclamata dalla stampa internazionale come una delle più belle auto al mondo ed ha registrato in ciascuno degli oltre 60 mercati nei quali è commercializzata risultati di vendita pari o addirittura superiori alle attese.


Maserati Kubang gran protagonista del Salone dell’Auto di Pechino
Maserati ha presentato alla Cina e all'Asia il lussuoso e sportivo concept SUV Kubang al Salone Internazionale dell’Automobile di Pechino 2012. In questa occasione Maserati Kubang ha vinto il premio della rivista Car & Driver China come migliore Concept Car della categoria dei SUV. Questo riconoscimento, assegnato in occasione della cerimonia di consegna dei premi “The Most Beautiful Automobile Award China 2012” riconferma l’entusiasmo dimostrato dalla stampa e dal pubblico cinese nei confronti del Maserati Kubang.
Design esclusivo, sportività, eleganza, fascino, lusso, prestazioni sportive ed artigianalità sono gli elementi del DNA del Concept car Kubang e del modello SUV che da esso deriverà. Dopo Pechino, la concept car si concederà una pausa, per ritornare sotto i riflettori nelle forme del nuovo sportivo e lussuoso SUV Maserati solo alla fine del 2013, data in cui sarà presentato al mondo.
La Cina è il secondo mercato più importante per Maserati, il principale in Asia e quello con la crescita più veloce di tutto il mondo. Nel 2011 le vendite Maserati in Cina sono quasi raddoppiate: in 12 mesi sono state consegnate a clienti cinesi quasi 800 Maserati Quattroporte, GranTurismo e GranCabrio. Nella primavera 2012, con un aumento delle vendite Maserati di un ulteriore 20% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, sulle strade della Cina circoleranno quasi 2.400 vetture del marchio.
(tratto da Altran.it)

domenica 17 marzo 2013

TANTI AUGURI ARACAJU !!!

OGGI SI FESTEGGIA IL 158° ANNIVERSARIO DI ARACAJU COME CAPITALE DEL SERGIPE !!!


La prima capitale del Sergipe fu São Cristóvão. La modifica della capitale a favore di Aracaju,  fu fatta con la delibera n° 413. Era il 17 marzo 1855, sancita dall' allora presidente provinciale Inácio Joaquim Barbosa e fu motivata dalla crescita economica e miglioramento sociale. 

Solo a partire dal 1857  si sono cominciati a vedere i primi elementi formativi del centro storico. Con l'ingegnere Sebastião Pirro assunto per progettare la nuova capitale, Aracaju comincia a prendere forma. La forma di una scacchiera: per una famiglia come la mia, piena di piccoli campioncini di scacchi, non poteva che essere questa la città prescelta in cui abitare.

Da allora Aracaju ha subito molte trasformazioni e  oggi porterà a termine 158 anni di esistenza. AUGURI ARACAJU!!!


In questo video alcuni stranieri intervistati (tra cui "qualche italiano"), espone  le motivazioni per cui ha deciso di vivere in questa città...

http://g1.globo.com/se/sergipe/bom-dia-sergipe/videos/t/edicoes/v/conheca-a-historia-de-pessoas-que-vieram-de-outros-paises-para-morar-em-aracaju/2461104/



lunedì 11 marzo 2013

I MIGLIORI VINI AL MONDO SONO ITALIANI !!!



IL VINO È “DA SEMPRE” PARTE FONDAMENTALE DELLA GASTRONOMIA, NON SOLO QUELLA ITALIANA, MA EUROPEA E NON SOLO. È CULTURA, COME LA CUCINA ITALIANA; IMPOSSIBILE SCINDERE LE DUE COSE.
I VINI ITALIANI SONO I MIGLIORI E I PIÙ RINOMATI, CON BUONA PACE DEI CUGINI FRANCESI (È SUFFICIENTE VEDERE OGNI ANNO LA LISTA DI QUELLI PREMIATI).
VINI COME IL BRUNELLO DI MONTALCINO, IL SASSICAIA, IL BAROLO, L’AMARONE  E... (POTREI CONTINUARE ANCORA PER MOLTO!!), SONO POESIA PER IL PALATO.
L’ITALIA, MOLTO CRITICATA (ANCHE DAL SOTTOSCRITTO), HA PERÒ IN QUESTO SETTORE, VERAMENTE UNA MARCIA IN PIÙ: RIPETO, È LA MIGLIORE PRODUTTRICE DI VINI AL MONDO!! PARLIAMO OVVIAMENTE DI VINI SECCHI (NON DOLCI!!! PER CUI C’È UNA SPECIALE CLASSIFICAZIONE A PARTE), ROSSI, BIANCHI E ROSÉ, FERMI O VIVACI.
TUTTI GLI ANNI SI SVOLGE UNA MANIFESTAZIONE, VINITALY CHE PRESENTA I VINI E LE CANTINE MIGLIORI: UN APPUNTAMENTO IMMANCABILE PER GLI AMANTI DEL SETTORE E NON SOLO.








VEDIAMO ADESSO UNA

BREVE STORIA DEL VINO

La storia del vino è un po' la storia stessa dell'umanità. Risulta quindi difficile tracciarne con precisione il corso: ogni civiltà, ogni impero, ogni vicenda politica e di potere ha avuto le proprie storie di vino, più o meno legate agli eventi stessi che hanno delineato il corso della storia.
Non pretendiamo con queste poche righe di aggiungere qualcosa a quanto già scritto o detto da illustri esperti di tutto il mondo. È nostro intento soltanto presentare in modo semplice e sintetico le tappe fondamentali dello sviluppo di questa straordinaria bevanda, nella certezza che la conoscenza, seppure superficiale, di questo cammino ci permetta di apprezzare e capire meglio il vino di oggi.

Nei tempi antichi 
La storia del vino muove i primi passi in oriente, nella culla della civiltà. Le tecniche enologiche erano ben conosiute già in epoca prediluviana.  Gli Egiziani  furono maestri e depositari di tali tecniche. Con la cura e la precisione che li distingueva, tenevano registrazioni accurate di tutte le fasi del processo produttivo, dal lavoro in vigna alla conservazione. Ne abbiamo testimonianza dai numerosi geroglifici che rappresentano con qrande ricchezza di particolari come si produceva il vino dei faraoni. Paradossalmente possiamo dire di sapere tutto e niente del loro vino, ovvero sappiamo come lo facevano ma non possiamo purtroppo sapere che sapore avesse!
Attraversi i Greci e i Fenici il vino entrò in Europa. I poemi omerici testimoniano ampiamente la presenza e l'importanza del vino: a Polifemo, ad esempio, viene propinato puro, un vino che secondo le usanze dell'epoca veniva diluito con 16 parti di acqua! A quel tempo il vino si diffuse proprio in terre come l'Italia, la Francia e la Spagna che ne sarebbero diventate la patria.
All'epoca dell'Impero Romano la viticoltura si diffuse enormemente, raggiungendo l'Europa settentrionale. I più celebri scrittori non lesinavano inchiostro per elargire i propri giudizi e decantare le virtù dei vini a loro più graditi. Si scrisse tanto sul vino che oggi non è difficile ricostruire una mappa vinicola della penisola al tempo dei Cesari. Le tecniche vitivinicole conobbero in quei secoli notevole sviluppo: a differenza dei Greci, che conservavano il vino in anfore di terracotta, i Romani cominciarono a usare barili in legno e bottiglie di vetro, introducendo, o quantomeno enfatizzando, il concetto di "annata" e "invecchiamento". Fu a partire dal secondo secolo che si cominciò a dare importanza alla coltivazione della vite in Borgogna, nella Loira e nella Champagne.

Nel Medioevo 
Nei secoli bui del Medioevo il potere assoluto della Chiesa influì fortemente sullo sviluppo della vitivinicoltura, così come sullo sviluppo di ogni altro campo della vita sociale e artistica. Il vino, ma soprattutto il buon vino, era ancor più sinonimo di ricchezza e prestigio e l'eccellere nella produzione di qualità divenne per alcuni ordini ecclesiastici quasi una ragione di vita. I Benedettini, diffusi in tutta Europa, erano famosi per il loro vino e per il consumo non proprio moderato che ne facevano.
Quando San Bernardo, monaco benedettino, fondò nel 1112 l'ordine dei Cistercensi, fu dato ulteriore impulso al tentativo di produrre vini di alta qualità specialmente in Borgogna, obiettivo alimentato anche dalla forte competizione tra le abazie.
Intanto Bordeaux fa storia a sé, dominata non dal potere ecclesiastico ma da interessi commerciali con l'Inghilterra, sempre più interessata al suo claret o chiaretto. Questo legame vinicolo tra Francia e Inghilterra, nonostante qualche peripezia, è destinato a durare nei secoli. Si comincia a delineare fortemente in questi secoli il ruolo centrale della Francia nella produzione di grandi vini, ruolo che soltanto negli ultimi decenni è stato rimpiazzato dall'Italia.

Gli ultimi secoli
Gli ultimi secoli della nostra era sono stati testimoni di uno sviluppo straordinario delle tecniche vitivinicole. L'arrivo della cioccolata dall'America, del tè dalla Cina, del caffè dall'Arabia e la diffusione di birra e distillati nel XVII secolo, rese la vita difficile al vino, che perse il primato di unica bevanda sicura e conservabile. Questo ha spinto i produttori a cercare la migliore qualità per competere con i nuovi arrivati. L'evoluzione tecnologica nella lavorazione del vetro rese più facile la relizzazione di bottiglie adatte e la scoperta del sughero rese possibile condizioni di conservazione ideali.
Nella Champagne si cominciò a parlare di un monaco benedettino, Dom Perignon, famoso per il suo perfezionismo quasi maniacale e per il suo straordinario vino. Molti non sanno che l'obiettivo di Dom Perignon era quello di ottenere un vino perfettamente fermo, ma i suoi sforzi erano frustrati da un clima e da un terreno che facevano inesorabilmente rifermentare il vino nelle bottiglie rendendolo spumeggiante.
Nel XVIII secolo si consolidò la tendenza a produrre vini più intensi, scuri e fermentati a lungo. Cominciò ad affermarsi in questo contesto il porto come straordinario vino da lungo invecchiamento.
Intanto i grandi Chateau di Bordeaux continuavano a produrre vini di pregio per i loro migliori clienti, gli inglesi, che non hanno mai potuto contare su una produzione locale di quantità (e tantomeno di qualità).
Il XIX secolo ha vissuto la massima euforia vitivinicola. L'economia nazionale di molti paesi si basava sulla produzione di vino. Ma prima della fine del secolo, doveva abbattersi il grande flagello della filossera, un parassita che colpisce le radici della vite europea. Quasi tutti i vigneti d'Europa andarono distrutti o furono gravemente danneggiati. Questo anche a causa delle due guerre mondiali.
 La soluzione, non certo indolore, fu quella di ripartire da zero innestando la vite europea sulla radice americana immune alla filossera.
Da allora il vino italiano diede i primi segni di ripresa soltanto intorno al 1970. Negli ultimi quarant’anni i vini e la viticoltura italiani hanno subito mutamenti più radicali che nei tre secoli precedenti. Sono scomparse le coltivazioni promiscue (multivitigni) che vedevano le viti coltivate insieme a ulivi e alberi da frutto e anche in cantina sono cambiate molte cose, particolarmente importante è stata l’introduzione del controllo della temperatura durante la fermentazione che ha aperto nuovi orizzonti qualitativi ai vini italiani. La modernizzazione della viticoltura e della vinificazione ha portato a un miglioramento qualitativo inaspettato partito dalla Toscana alla fine degli anni ’60 e diffusosi dapprima in Friuli Toscana e in Piemonte per poi finalmente toccare  tutte le altre regioni della penisola.
Attualmente l’Italia è il maggior produttore mondiale di vino, con una produzione media annua di 60 milioni di ettolitri. Per contro il consumo interno è in diminuzione. Quantitativamente parlando, la maggior parte del vino italiano proviene da Toscana, Piemonte, Puglia, Sicilia, Sardegna, Emilia Romagna e Veneto, regioni in cui si hanno produzioni intensive. Si tratta di comuni vini da tavola il cui destino è l’acquisto da parte delle grandi aziende europee come vini da taglio oppure l’eliminazione dal commercio come eccedenze e quindi la distillazione secondo le direttive comunitarie. Accanto a questa situazione però è d’obbligo far notare che negli ultimi anni e da parte di alcune case vitivinicole, si ha una controtendenza che vede ampliare le superfici dei territori destinati alla coltivazione dei vitigni pregiati e di conseguenza l’aumento della produzione di vini a denominazione di origine a scapito della dilagante produzione di vini da tavola. Dal 1980 i vini DOC sono cresciuti del 19% ed è aumentata di pari passo la quantità di vino venduto in bottiglia a scapito di quello venduto direttamente in botte o in damigiane.
Per capire meglio il mondo dell’enologia italiana, mi sembra d’obbligo fare un rapido accenno alla situazione legislativa attuale a proposito delle garanzie fornite al consumatore per quanto riguarda la provenienza e la qualità dei vini e cosa queste norme comportano nei confronti invece degli imprenditori vitivinicoli. La legge che attualmente disciplina la classificazione dei vini italiani è la Legge n° 164 del 10 febbraio 1992 che ha introdotto novità sostanziali rispetto ai vecchi ordinamenti in materia. L’impianto della legge tende alla “qualità totale” attraverso il meccanismo della classificazione piramidale che contempla alla base i “vini da tavola” per passare poi ai “vini ad indicazione geografica tipica” abbreviati con I.G.T., per arrivare infine ai V.Q.P.R.D. che si dividono in “vini a denominazione di origine controllata” o vini D.O.C., e “vini a denominazione di origine controllata e garantita” o vini D.O.C.G. Questa legge garantisce la qualità del prodotto e tutela l’interesse del consumatore attraverso vari punti che sono la valorizzazione del nome geografico, le discipline produttive più rigide e crescenti con l’elevarsi del livello del vino in seno alla piramide, l’obbligatorietà dei controlli chimico-organolettici per i V.Q.P.R.D. e per i vini che vengono esportati. Nel complesso la legge è molto rigida e le sanzioni sono state rese più severe. È anche per questo che alcuni produttori non volendo o non potendo adeguarsi alla normativa declassano i loro vini D.O.C. a vini I.G.T. ma quasi sempre vini di grande qualità, a volte migliori di blasonati D.O.C. o D.O.C.G. Hanno questa denominazione solo perché vengono prodotti al di fuori delle zone di origine.
La rivoluzione industriale ha cambiato, negli ultimi decenni, il mondo del vino anche all’estero. Grazie alle tecniche di refrigerazione dei vasi vinari, paesi caldi come la California e l'Australia hanno cominciato a produrre vini eccellenti, grazie anche a uve di eccezionale qualità. Il Nuovo Mondo ha avuto la capacità, grazie alla mancanza di convenzioni e condizionamenti, di imparare in fretta e raggiungere risultati straordinari in pochissimo tempo. Per questo motivo troviamo dei vini eccellenti anche in Argentina e Cile, anche se ancora lontani dalla qualità dei vini italiani.
Salute a tutti.




martedì 5 marzo 2013

IL BLOG COMPIE UN ANNO

IN QUESTI GIORNI IL BLOG COMPIE UN ANNO !!!

ABBIAMO TRASCORSO INSIEME UN MERAVIGLIOSO ANNO...
CON PIÙ DI 500 VISITE DI MEDIA AL MESE, RAGGIUNGENDO UN TRAGUARDO INSPERATO.

ABBIAMO PARLATO PREVALENTEMENTE DEL NOVECENTO ITALIANO, CON QUALCHE PICCOLA INCURSIONE SULLA QUOTIDIANITÀ E ALTRO.
ABBIAMO DATO LE LINEE GUIDA SULLA LETTERATURA, SOCIETÀ, MUSICA, ARTE, MODA, SPORT, MOTORI, COMICITÀ... PER APPROFONDIRE MEGLIO LA REALTÀ DEGLI ANNI CHE HANNO FORMATO IL SECOLO PASSATO, CON TUTTI I SOGNI E TUTTE LE CONTRADDIZIONI DEL DOPOGUERRA.

VI LASCIO, ADESSO, CON UN DIVERTENTE VIDEO CHE RAPPRESENTA QUALCHE QUALITÀ E I MOLTI DIFETTI DEGLI ITALIANI...







GRAZIE A TUTTI !!!
















domenica 3 marzo 2013

ROBERTO VECCHIONI: IL PROFESSORE

"GLI UOMINI, CON LE LORO DEBOLEZZE E I LORO LIMITI SARANNO SEMPRE INFERIORI ALLE LORO IDEE..."
R. VECCHIONI















La musica di Roberto Vecchioni si ispira senz'altro all'amore raccontato in forma lirica e più spesso ironica: nelle sue canzoni si trovano tracce autobiografiche fatte di sentimenti persi o ritrovati, di occasioni non colte, di affetti vicini o dimenticati ma anche di impegno, motivazione e voglia di agire. Sono emozioni sempre autentiche che si fanno talvolta leggere perché inserite in una dimensione di sogno, di ricordo, quasi di favola.








Roberto Vecchioni nasce a Milano nel 1943.
Nel 1968 si laurea in Lettere antiche all'Università Cattolica di Milano dove resterà per due anni come assistente di Storia delle religioni proseguendo poi per trent'anni la sua attività di insegnante di greco e latino nei licei classici. Ha raggiunto l'età pensionabile come docente universitario presso l'Università di Torino dove per tre anni ha insegnato "Forme di poesia in musica". La sua attività nel mondo musicale inizia molto presto, negli anni '60, quando comincia a scrivere canzoni per artisti affermati come Ornella Vanoni, Mina, Iva Zanicchi, Gigliola Cinquetti.
Nel 1971 si propone come interprete delle sue canzoni e nel 1973 partecipa al Festival di Sanremo con "L'uomo che si gioca il cielo a dadi".
Il successo di pubblico arriva nel 1977 con l'album "Samarcanda" al quale seguiranno "Robinson" (1980), "Milady" (1989), "Per amore mio" (1991), "Camper" (1992) - che gli fa vincere il Festivalbar con il singolo più ascoltato dell'anno "Voglio una donna","Blumùn" (1993), "El Bandolero Stanco" (1997), "Il lanciatore di coltelli" (2002).
Ha composto oltre 25 album superando i 6 milioni e mezzo di copie vendute.
Nel 1974 vince con "Il re non si diverte" il premio della critica discografica italiana per il migliore disco dell'anno e nel 1983 è il vincitore del Premio Tenco.
Roberto Vecchioni è anche autore di alcuni libri: nel 1983 ha pubblicato "Il Grande Sogno", libro di poesie, racconti e testi per canzoni, edito dalla Milano Libri e nel 1996 "Viaggi del tempo immobile", libro di racconti.
Nel 1998 ha curato la voce sulla canzone d'autore dell'Enciclopedia Treccani. Nel maggio del 2000 ha pubblicato il suo primo romanzo "Le parole non le portano le cicogne", una coinvolgente avventura nel mondo della parola e dei suoi significati.
Nel mese di aprile 2004 è uscito, "Il libraio di Selinunte" ispirato ad una delle canzoni dell'album "Rotary club of Malindi".
Roberto è anche impegnato sul fronte della divulgazione culturale della musica: nel 1999 è stato relatore in un ciclo di incontri culturali e musicali sulla canzone d'autore in diverse università francesi e in una sola stagione scolastica (1999-2000) ha promosso oltre 40 appuntamenti con le scuole superiori e le università italiane, incontrando oltre 50.000 studenti sul tema "Musica e poesia", illustrando l'evoluzione storica della canzone d'autore e impegnandosi a diversi livelli per il riconoscimento pieno della canzone come forma poetica. Nel suo pensiero sui giovani moderni “I ragazzi d’oggi sono privi di un’educazione emotiva, non sono abituati ai sentimenti, mancano di umanesimo”, troviamo quell’appiattimento nei valori, quella massificazione, legati esclusivamente alla moda e ai gruppi. Le forti passioni, gli ideali, di un tempo sono scomparsi di fronte ad un accontentarsi di un poco veramente mediocre, senza mai alzarsi e distaccarsi.

Numerosissimi i premi e riconoscimenti ricevuti, tra i quali spiccano la recente nomina a "Cavaliere Ufficiale della Repubblica" conferitagli, motu proprio, dal Presidente della Repubblica di allora, Carlo Azeglio Ciampi, l'Ambrogino d'oro del Comune di Milano, il "Premio Giorgio La Pira", il premio "Scanno" per la narrativa, due premi "Tenco" alla carriera e il premio "Angelo dell'anno" per le sue attività di impegno nel sociale.
Nel 2005 la casa discografica Universal pubblica "Il Contastorie" raccolta dei suoi brani più celebri registrati durante il tour teatrale di grande successo "Luci a San Siro .di questa sera" tenuto con due tra i più grandi jazzisti italiani: Patrizio Fariselli e Paolino Dalla Porta, in tutto il Paese. Allegato al CD esce anche una raccolta di favole classiche riscritte da Vecchioni in chiave psicoanalitica, anticipazione del libro "Diario di un gatto con gli stivali".
Nel 2004-2005 è stato docente del corso di "Forme di poesia per musica" presso l'Università di Teramo.
Ha tenuto un corso di lezioni dal tema: "Testi letterari in musica" all' Università di Pavia - presso la quale insegna dall'anno accademico 2006/2007 - ed un corso di lezioni: "Laboratorio di Scrittura e Cultura della Comunicazione" presso l'Università "La Sapienza" di Roma. Nel 2006 esce la raccolta di fiabe "Diario di un gatto con gli stivali".
 Nel 2007 escono la raccolta di poesie "Di sogni e d'amore" e il nuovo disco "Di rabbia e di stelle" e nel 2009 il live "In Cantus". Torna sul palco del teatro Ariston per l'edizione di Sanremo 2011 con il brano "Chiamami ancora amore": è lui il trionfatore meritato del 61° Festival della canzone italiana. Almeno per una volta, vince “un grande” della musica italiana... e non solo.