venerdì 27 settembre 2013
Marco Travaglio: la storia di Berlusconi
ECCO LA STORIA DI SILVIO BERLUSCONI TRA TANGENTI, PROCESSI, CORRUZIONI E QUANT'ALTRO: BRAVO TRAVAGLIO...
ED ECCO QUI LA SECONDA PARTE...
http://www.serviziopubblico.it/travaglio/2013/09/26/news/storia_di_un_corruttore_2.html?cat_id=3
OGNI COMMENTO È SUPERFLUO...
mercoledì 18 settembre 2013
Carla Fracci: danza e arte si fondono
CARLA FRACCI: IL MITO VIVENTE DELLA DANZA CLASSICA ITALIANA. IN LEI GENERAZIONI DI BALLERINI E DANZATORI SI SONO IDENTIFICATI E GRAZIE A LEI SONO NATE MOLTE SCUOLE CLASSICHE. SEMPRE PROFESSIONALE OLTRE OGNI MISURA, È STATA UN ESEMPIO DI GRANDE DEDICAZIONE AL LAVORO, DOVUTA AD UNA GRANDISSIMA PASSIONE.
"Il pubblico avverte sempre quando un artista è autentico, è sincero e dedicato fino in fondo. Soltanto, con queste condizioni può nascere, nell'interpretazione, la magia." Carla Fracci
"Il pubblico avverte sempre quando un artista è autentico, è sincero e dedicato fino in fondo. Soltanto, con queste condizioni può nascere, nell'interpretazione, la magia." Carla Fracci
Carla Fracci, una delle
ballerine più brave e note che l'Italia abbia mai avuto, regina di palcoscenici
mondiali, nasce a Milano il 20 agosto 1936. Figlia di un tranviere dell'ATM (Azienda
Trasporti Milanesi), inizia a studiare ballo classico alla Scuola di danza del
Teatro alla Scala nel 1946. Carla Fracci consegue il diploma nel 1954, poi
prosegue la sua formazione artistica partecipando a stage avanzati a Londra,
Parigi e New York. Tra i suoi insegnanti c'è la grande coreografa russa Vera
Volkova (1905-1975). Dopo solo due anni dal diploma diviene solista, poi nel
1958 è già prima ballerina.
A partire dalla fine
degli anni '50 le apparizioni saranno moltissime. Fino agli anni '70 danza con
alcune compagnie straniere quali il London Festival Ballet, il Royal Ballet, lo
Stuttgart Ballet e il Royal Swedish Ballet. Dal 1967 è artista ospite dell'American
Ballet Theatre.
La
notorietà artistica di Carla Fracci rimane per lo più legata alle
interpretazioni dei ruoli romantici come Giulietta, Swanilda, Francesca da
Rimini, o Giselle. Tra i grandi ballerini che sono stati suoi partner sul
palcoscenico si annoverano Rudolf
Nureyev, Vladimir Vasiliev, Henning Kronstam, Mikhail Baryshnikov, Amedeo Amodio,
Paolo Bortoluzzi e soprattutto il danese Erik Bruhn. La "Giselle"
danza da Carla Fracci con Bruhn sarebbe rimasta indimenticabile tanto e ne
verrà realizzato un film nel 1969.
Tra le altre grandi
interpretazioni di opere contemporanee ricordiamo "Romeo e Giulietta"
di Prokofiev, "Concerto barocco", "Les demoiselles de la
nuit", "Il gabbiano", "Pelléas et Mélisande", "Il
fiore di pietra", "La sylphide", "Coppelia", "Il
lago dei cigni".
Regista di molte delle
grandi opere interpretate da Carla Fracci è il marito Beppe Menegatti.
Alla fine degli anni '80
dirige il corpo di ballo del Teatro San Carlo di Napoli assieme a Gheorghe
Iancu.
Nel
1981 in una produzione televisiva sulla vita di Giuseppe
Verdi, interpreta la parte di Giuseppina Strepponi, soprano e seconda moglie del
grande compositore.
Tra la principali opere
interpretate negli anni successivi ci sono "L'après-midi d'un faune",
"Eugenio Onieghin", "La vita di Maria", "La bambola di
Kokoschka".
Nel 1994 diviene membro
dell'Accademia di Belle Arti di Brera. L'anno seguente è eletta presidente
dell'associazione ambientalista "Altritalia Ambiente".
Carla Fracci è poi
protagonista di un evento storico quando si esibisce davanti alle recluse del
carcere San Vittore a Milano.
Dal 1996 al 1997 Carla
Fracci dirige il corpo di ballo dell'Arena di Verona; poi il suo allontanamento
suscita un polverone di polemiche.
Nel 2003 le viene
conferita l'onoreficenza italiana Cavaliere di Gran Croce. Nel 2004 viene
nominata Ambasciatrice di buona volontà della FAO.
Ormai ultrasettantenne si
esibisce in coreografie di modesta intensità, create appositamente per lei dal
marito. Assieme a Beppe Menegatti è anche direttrice del corpo di ballo del
Teatro dell'Opera di Roma.
Nel 2009 presta la sua
esperienza e il suo carisma alla politica, accettando di diventare assessore
alla Cultura della Provincia di Firenze.
"Un paese senza cultura e arte, senza i mezzi per fare cultura e arte, è
un paese che non si rinnova, che si ferma e non ha accesso a ciò che succede in
paesi più importanti, negandosi così ad un futuro vero, autentico e soprattutto
libero."
lunedì 9 settembre 2013
Alberto Bevilacqua: la psicologia femminile.
Muore oggi Alberto Bevilacqua.
Nato a Parma nel 1934, era malato da tempo. Molto noto, conobbe il successo internazionale nel 1964 con La Califfa, di cui diresse anche la versione cinematografica. Scoperto da Sciascia, amava l'America Latina come pochi altri, considerandola un'altra patria.
"Oggi in Italia c'è il vuoto: il vuoto non può capire..." A. Bevilacqua
È morto a Roma a 79 anni lo
scrittore e regista Alberto Bevilacqua, una voce molto riconoscibile sulla
scena italiana che ha firmato romanzi di successo come “La Califfa” del 1964,
con cui poi ha anche debuttato alla regia nel 1970, con Romy Schneider nel
ruolo di una forte e sensuale operaia parmense. Il primo importante
riconoscimento letterario per Bevilacqua è stato il premio Campiello 1966 per
“Questa specie di amore”, titolo anch’esso poi trasposto al cinema nel 1972 e
premiato con il David di Donatello per il miglior film. Apprezzato da Sciascia
e da Pasolini, per Bevilacqua nel 1968 è arrivato anche il premio Strega con
“L’occhio del gatto” e nel 2010, quasi come riconoscimento alla carriera, sette
delle sue narrazioni sono state raccolte in un Meridiano Mondadori.
Carriera che, lo stesso
scrittore in un intervento del 2009 al premio letterario Castelfiorentino, ha
detto essere già in qualche modo contenuta nei suoi primi versi, scritti a 13
anni. “’Io cerco un ventre, orgoglioso e umiliato, per morirci teneramente,
come ci sono nato’. C’è tutto in questi versi”. Bevilacqua, che è stato anche
giornalista, si è spento in una casa di cura romana, dall’ottobre del 2012
soffriva per le conseguenze di uno scompenso cardiaco.
Bevilacqua nel 2012 per
l’ultimo libro
giovedì 5 settembre 2013
Dolomiti: l'architettura naturale più bella del mondo!!!
LE DOLOMITI SONO MONTI BELLISSIMI, OLTRE I 3.000 METRI DI ALTEZZA SUL LIVELLO DEL MARE, SITUATI NEL NORD DELL'ITALIA.
PATRIMONIO DELL'UNESCO, SONO UNA TAPPA OBBLIGATA PER CHI RICERCA E HA LA NECESSITÀ, ANCORA OGGI, DI ASCOLTARE IL SILENZIO: DESIDERIO DI INFINITO CHE INNALZA L'ANIMA AL CIELO
PATRIMONIO DELL'UNESCO, SONO UNA TAPPA OBBLIGATA PER CHI RICERCA E HA LA NECESSITÀ, ANCORA OGGI, DI ASCOLTARE IL SILENZIO: DESIDERIO DI INFINITO CHE INNALZA L'ANIMA AL CIELO
LE DOLOMITI
Le Dolomiti (dette anche “Monti pallidi”) sono un insieme di gruppi montuosi delle Alpi Orientali italiane comprese nelle province di Trento, Bolzano, Belluno, Pordenone e Udine.
Le Dolomiti si distinguono anche per l’intensità dei processi dinamici (frane, inondazioni e valanghe) e rappresenta uno dei migliori esempi di conservazione dei sistemi di piattaforme carbonatiche del Mesozoico (numerosi i reperti fossili).
I gruppi montuosi interessati vanno dalle Dolomiti di Brenta, le più occidentali, al gruppo formato dal Catinaccio e dal Latemar, a cavallo fra Alto Adige e Trentino, dalle Dolomiti di Sesto alle Pale di San Martino, dal massiccio della Marmolada al gruppo formato da Pelmo e Croda da Lago, per arrivare alle Dolomiti Friulane, le più orientali di tutte.
I gruppi montuosi interessati vanno dalle Dolomiti di Brenta, le più occidentali, al gruppo formato dal Catinaccio e dal Latemar, a cavallo fra Alto Adige e Trentino, dalle Dolomiti di Sesto alle Pale di San Martino, dal massiccio della Marmolada al gruppo formato da Pelmo e Croda da Lago, per arrivare alle Dolomiti Friulane, le più orientali di tutte.
Lo scenario dolomitico è il risultato della particolare storia geologica di questa regione montuosa. Nelle Dolomiti si trovano associati, infatti, due tipi di rocce, quella dolomitica e quella vulcanica, che normalmente non lo sono perché derivano da processi e da ambienti totalmente diversi.
La roccia dolomitica è molto più resistente agli agenti della degradazione meteorica (sole, pioggia, gelo, scorrimento delle acque) rispetto alle rocce vulcaniche, le quali si alterano e infrolliscono facilmente. Risulta che i pallidi e torreggianti picchi dolomitici si trovano vicino o emergono dalle verdi valli e dai dolci pendii, dove invece stanno le scure rocce di origine vulcanica.
Le Dolomiti prendono il nome dal naturalista francese Déodat de Dolomieu (1750-1801) che per primo studiò il particolare tipo di roccia predominante nella regione, battezzata in suo onore dolomia (carbonato doppio di calcio e magnesio).
La dolomia e quasi tutte le rocce che affiorano nella zona dolomitica si sono formate in fondo al mare durante quello che viene chiamato "processo litogenetico" (o della formazione delle rocce). Ben diverso è il "processo orogenetico", in cui si ha la formazione delle montagne e che, nel caso delle Dolomiti, è separato da quello litogenetico da ben 100-150 milioni di anni.
L'innalzamento delle rocce dolomitiche è tutt’ora in corso e si prevede che nel futuro ingloberanno nuovi settori di rocce sospinte dallo scontro tra le placche europea e africana; al termine di questa spinta prevarranno gli agenti esogeni tendenti ad appianare e addolcire il paesaggio montano.
Le Dolomiti prendono il nome dal naturalista francese Déodat de Dolomieu (1750-1801) che per primo studiò il particolare tipo di roccia predominante nella regione, battezzata in suo onore dolomia (carbonato doppio di calcio e magnesio).
La dolomia e quasi tutte le rocce che affiorano nella zona dolomitica si sono formate in fondo al mare durante quello che viene chiamato "processo litogenetico" (o della formazione delle rocce). Ben diverso è il "processo orogenetico", in cui si ha la formazione delle montagne e che, nel caso delle Dolomiti, è separato da quello litogenetico da ben 100-150 milioni di anni.
L'innalzamento delle rocce dolomitiche è tutt’ora in corso e si prevede che nel futuro ingloberanno nuovi settori di rocce sospinte dallo scontro tra le placche europea e africana; al termine di questa spinta prevarranno gli agenti esogeni tendenti ad appianare e addolcire il paesaggio montano.
Qui il film del grande documentarista Folco Quilici (durata 27 minuti) http://youtu.be/3vrhO9dLcbk
Iscriviti a:
Post (Atom)