Muore oggi Alberto Bevilacqua.
Nato a Parma nel 1934, era malato da tempo. Molto noto, conobbe il successo internazionale nel 1964 con La Califfa, di cui diresse anche la versione cinematografica. Scoperto da Sciascia, amava l'America Latina come pochi altri, considerandola un'altra patria.
"Oggi in Italia c'è il vuoto: il vuoto non può capire..." A. Bevilacqua
È morto a Roma a 79 anni lo
scrittore e regista Alberto Bevilacqua, una voce molto riconoscibile sulla
scena italiana che ha firmato romanzi di successo come “La Califfa” del 1964,
con cui poi ha anche debuttato alla regia nel 1970, con Romy Schneider nel
ruolo di una forte e sensuale operaia parmense. Il primo importante
riconoscimento letterario per Bevilacqua è stato il premio Campiello 1966 per
“Questa specie di amore”, titolo anch’esso poi trasposto al cinema nel 1972 e
premiato con il David di Donatello per il miglior film. Apprezzato da Sciascia
e da Pasolini, per Bevilacqua nel 1968 è arrivato anche il premio Strega con
“L’occhio del gatto” e nel 2010, quasi come riconoscimento alla carriera, sette
delle sue narrazioni sono state raccolte in un Meridiano Mondadori.
Carriera che, lo stesso
scrittore in un intervento del 2009 al premio letterario Castelfiorentino, ha
detto essere già in qualche modo contenuta nei suoi primi versi, scritti a 13
anni. “’Io cerco un ventre, orgoglioso e umiliato, per morirci teneramente,
come ci sono nato’. C’è tutto in questi versi”. Bevilacqua, che è stato anche
giornalista, si è spento in una casa di cura romana, dall’ottobre del 2012
soffriva per le conseguenze di uno scompenso cardiaco.
Bevilacqua nel 2012 per
l’ultimo libro
Nessun commento:
Posta un commento