Video ufficiale delle grotte: http://youtu.be/pZbW4tLMGxU
L’origine
Potremmo datare l’inizio della storia delle Grotte di Castellana a circa 90 milioni di anni fa,
durante il Cretaceo, la Puglia era sommersa da un antico mare, nel quale
vivevano vaste colonie di molluschi e vegetali marini. Per milioni di anni
queste forme di vita primordiale hanno lasciato i loro gusci e le loro carcasse
sul fondo del mare, formando un gigantesco deposito di fango e di sabbia.
E così, a partire da 65 milioni di anni fa, questo spesso strato di calcare
comincia ad emergere cominciando a formare la Puglia che conosciamo oggi.
Nel sottosuolo, l’ acqua filtrante prodotta da intense precipitazioni aveva
dato corso ad un fiume sotterraneo che per erosione meccanica e chimica sciolse
gli strati di calcare creando corridoi e spazi sempre più ampi.
Nel corso del tempo, fenomeni di orogenesi sollevarono gli strati calcarei
che oggi formano una parte della Murgia a sud est di Bari e i corsi d’acqua che
avevano completamente allagato le cavità sotterranee si portarono più in
profondità liberando ampi spazi e grandi corridoi.
Alcuni strati di calcare, a causa delle fratture e dell’assenza di pressione
dell’acqua, crollarono dando vita a una vera e propria voragine dalla cui
sommità fece capolino un pezzetto di cielo ed un caldo fascio di luce: era La
Grave.
Fu poi nel Quaternario (2,5 milioni di anni fa) cominciò a compiersi la
fase definita di abbellimento delle grotte. Lo stillicidio provocato dalla
lenta infiltrazione di acque meteoriche cariche di carbonato di calcio una
volta raggiunto il vuoto delle caverne cominciarono a cadere depositando
piccoli cristalli sia sulla volta che al suolo, causarono la crescita delle
stalattiti, le formazioni che pendono dal soffitto, e delle sottostanti
stalagmiti.
Con il trascorrere del tempo, quasi due milioni di anni, il progressivo
accrescimento delle stalattiti e delle stalagmiti hanno colmato quasi interamente
le cavità formando con la loro unione numerose e mastodontiche colonne che si
potranno ammirare assieme a tutte le altre sorprendenti concrezioni durante la
straordinaria visita alle Grotte di
Castellana.
Un’attrazione per scienziati geologi e visitatori è ancora costituita dalle
stalattiti eccentriche ovvero concrezioni che sfidano la legge di gravità
sviluppandosi in orizzontale o a spirale, o dalle caratteristiche “pannocchie”.
La Scoperta
Le Grotte di Castellana sono state scoperte il 23 gennaio 1938 dallo
speleologo Franco Anelli accompagnato dal castellanese Vito Matarrese.
Calatosi nella Grave l’esploratore individuò un corridoio che si perdeva nel buio. Avventuratosi all’interno, si ritrovò in breve, oltre un passaggio parzialmente occultato da concrezioni stalattitiche e stalagmitiche che lo condusse di fronte a un’esaltante scoperta: un cavernone, poi denominato “Caverna dei Monumenti”, così ampio che il fascio della sua lampada non riusciva a illuminarne la volta e le pareti.
Ma le sorprese non finirono lì. E una dietro l’altra si svelarono agli
occhi dei due esploratori altre meravigliose caverne e passaggi come il
Corridoio del Serpente, il Corridoio del Deserto e concrezioni stalattitiche e
stalagmitiche dall’indescrivibile bellezza e interesse geologico e scientifico.
Sulla scia dell’entusiasmo l’esplorazione proseguì e i due si avventurarono
per centinaia e centinaia di metri ad una profondità di oltre 70 metri nel
sottosuolo.
Fino a quando Matarrese in un passaggio apparentemente cieco dove il percorso sembrava essere arrivato al suo termine, si accorse di un lieve spostamento della fiamma della lampada a carburo utilizzata nelle esplorazioni. E intuì che quel flebile tremolio doveva certamente essere causato da una corrente d’aria che poteva condurre ad una successiva caverna. Fu un’intuizione decisiva. I due scavando un poco scoprirono quella che oggi è la caverna tra le più belle al mondo: la meravigliosa Grotta Bianca.
Fino a quando Matarrese in un passaggio apparentemente cieco dove il percorso sembrava essere arrivato al suo termine, si accorse di un lieve spostamento della fiamma della lampada a carburo utilizzata nelle esplorazioni. E intuì che quel flebile tremolio doveva certamente essere causato da una corrente d’aria che poteva condurre ad una successiva caverna. Fu un’intuizione decisiva. I due scavando un poco scoprirono quella che oggi è la caverna tra le più belle al mondo: la meravigliosa Grotta Bianca.
I misteri insoluti
La Grave è ben lungi dall’aver rivelato tutti i suoi segreti. Una
depressione alla base della parete nord della caverna, scoperta in seguito a
dei lavori di ripulitura dell’abisso della Grave, lascia intuire che ci possano
essere nuovi angoli da scoprire e nuove cavità da esplorare.
Inoltre, escursioni in loco e ricerche geofisiche di superficie condotte
negli anni passati con varie tecniche d’indagine, hanno consentito d’ipotizzare
l’esistenza di nuovi rami, che si diramerebbero dalla voragine iniziale.
La fauna cavernicola
L’abitante più caratteristico delle Grotte è senza dubbio il pipistrello,
unico mammifero capace di volo attivo, assolutamente innocuo per i visitatori.
Le specie animali presenti nelle Grotte di Castellana, tutte di piccola taglia,
sono cinque: Miniopterus schreibersii, Rhinolophus ferrum-equinum, Rhinolophus
mehelyi, Rhinolophus euryale e Myotis capaccinii.
Ma il mondo delle Grotte è popolato da specie animali cavernicole, e nuove
generazioni di organismi che si sono adattate alla difficile vita ipogea e che
in Grotta sono riuscite a trovare un ecosistema che li ha protetti
dall’estinzione.
E non solo! Le ricerche biospeleologiche condotte all’interno delle Grotte
di Castellana hanno portato alla scoperta di nuove specie endemiche quali: i
crostacei isopodi Murgeoniscus Anellii e Castellanethes Sanfilippoi; lo
pseudoscorpione Hadoblothrus gigas; il coleottero pselafide Tychobythinus
anelli; il coleottero carabide Italodytes stammeri.
I più fortunati, durante la visita alle Grotte, potrebbero scorgere anche l’ortottero Troglophilus Andreinii, una specie di cavalletta cavernicola.
Gli itinerari:
dal sito: www.grottedicastellana.it
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