AUTORE DI SPICCO DEL GENERE È FOSCO MARAINI, PADRE DI DACIA MARAINI FAMOSA SCRITTRICE ITALIANA.
La semantica è quella parte della linguistica che studia il significato delle parole (semantica lessicale), degli insiemi delle parole, delle frasi (semantica frasale) e dei testi. La metasemantica, va oltre il significato delle parole e consiste nell'utilizzo, all'interno del testo, di parole prive di referente, ma dal suono familiare alla lingua a cui appartiene il testo stesso, e della quale deve seguirne comunque le regole sintattiche e grammaticali (nel caso di Fosco Maraini, la lingua italiana). Dal suono e dalla posizione all'interno del testo si possono attribuire significati più o meno arbitrari a tali parole.
Attualmente, la tecnica consta di un certo seguito tra poeti italiani, soprattutto amatoriali.
Un linguaggio simile a questa tecnica (per lo più definito come non-sense) era stato usato anche da Lewis Carroll nel suo poemetto Jabberwocky pubblicato nel 1871.
FOSCO MARAINI
Nacque il 15 novembre 1912 dallo scultore Antonio Maraini (1886-1963), di antica famiglia ticinese, e dalla scrittrice Yoï Crosse (1877-1944).
Bilingue italo-inglese fin dalla nascita, crebbe e si formò nell'ambiente intellettualmente vivace proprio del suo nucleo familiare e della Firenze degli anni 1920 - 1930. Nel 1934, spinto dalla sua immensa curiosità nei confronti dell'Oriente, si imbarcò sulla nave Amerigo Vespucci come insegnante di inglese, visitando l'Africa del Nord e l'Anatolia. Nel 1935 sposò la pittrice siciliana Topazia (n. 1913), dell'antica famiglia Alliata di Salaparuta, principi di Villafranca, da cui ebbe le tre figlie Dacia (Fiesole, 1936), Yuki (Sapporo, 1939 - Rieti, 1995) e Toni (Tokyo, 1941).
Maraini si laureò in Scienze Naturali e Antropologiche all'Università degli Studi di Firenze. Nel 1937 raggiunse l'orientalista maceratese Giuseppe Tucci[1], che conosceva assai bene sanscrito, tibetano, hindi, nepali, bengali e altre lingue asiatiche, in una spedizione in Tibet, alla quale ne sarebbe seguita un'altra undici anni più tardi, nel 1948. Da tale esperienza scaturì la grande passione che lo portò a dedicarsi allo studio delle culture e dell'etnologia orientale e a scrivere Segreto Tibet.
Prima della seconda guerra mondiale, Maraini si trasferì in Giappone, dapprima nel Hokkaidō, a Sapporo, e poi nel Kansai e a Kyōto, come lettore di lingua italiana per la celebre università locale. L'8 settembre 1943 si trovava a Tokyo e rifiutò, assieme alla moglie, di aderire alla Repubblica di Salò. Venne quindi internato in un campo di concentramento a Nagoya con tutta la sua famiglia. Durante la prigionia compì un gesto d'alto significato simbolico per la cultura giapponese: alla presenza dei comandanti del campo di concentramento si tagliò il mignolo della mano sinistra con una scure. Non ottenne la libertà, ma una capretta ed un orticello permisero alla famiglia Maraini di sopravvivere. Finita la guerra tornò in Italia, per poi ripartire verso nuove mete quali il Tibet, Gerusalemme, il Giappone e la Corea.
Conosciuto per i suoi numerosi lavori fotografici in Tibet e in Giappone, Maraini fotografò le catene del Karakorum e dell'Hindu Kush, l'Asia centrale e l'Italia in generale; fu insegnante di lingua e letteratura giapponese all'Università di Firenze e uno dei massimi esperti di cultura delle popolazioni Ainu del Nord del Giappone. Maraini è stato ricercatore al St. Antonys College di Oxford e alle università di Sapporo e di Kyoto. Grazie alla sua straordinaria apertura spirituale, alla sua originalità culturale e scientifica e al suo coraggio fisico e morale, nel 1998 ha vinto il Premio Nonino, "come maestro italiano del nostro tempo".
Maraini si cimentò anche nella composizione poetica, utilizzando la tecnica da lui definita metasemantica, di cui è un esempio l'opera Gnosi delle fànfole.
Noto anche come alpinista, svolse la sua attività principalmente nelle Dolomiti, dove compì le sue prime ascensioni con Emilio Comici, Tita Piaz e Sandro del Torso. Partecipò inoltre ad alcune importanti spedizioni del Club Alpino Italiano: quella del 1958 al Gasherbrum IV (7980 m, nel Karakorum, Pakistan), guidata da Riccardo Cassin, e quella del 1959 organizzata dalla sezione di Roma del CAI al Saraghrar Peak (7350 m, nell'Hindu Kush, Pakistan), guidata da Franco Alletto e Paolo Consiglio. Su entrambe le spedizioni scrisse un libro: Gasherbrum 4, Baltoro, Karakorum e Paropamiso (vedi la sezione dedicata alle opere).
Dopo aver divorziato da Topazia Alliata, nel 1970 sposò in seconde nozze la giapponese Mieko Namiki, con la quale visse a Firenze, nella villa paterna di Torre di Sopra, presso il Poggio Imperiale, lavorando alla sistemazione del suo archivio fotografico e dei suoi moltissimi libri rari.
È morto nel giugno del 2004, con la volontà di essere seppellito in un piccolo cimitero della Garfagnana.
Descrisse la prima parte della propria vita nell'autobiografia romanzata Case, amori, universi, pubblicata presso Arnoldo Mondadori Editore nel 1999. Della sua vita e del suo rapporto con la Sicilia ne parla sua figlia Toni Maraini nel libro "da Ricòrboli alla Luna" edito da Poiesis Editrice. I suoi libri più rari sono disponibili nella biblioteca del Gabinetto G.P. Vieusseux di Firenze.
~ Fosco Maraini, Il Lonfo
Il Lonfo non vaterca né gluisce
e molto raramente barigatta,
ma quando soffia il bego a bisce bisce
sdilenca un poco e gnagio s'archipatta.
È frusco il Lonfo! È pieno di lupigna
arrafferia malversa e sofolenta!
Se cionfi ti sbiduglia e ti arrupigna
se lugri ti botalla e ti criventa.
Eppure il vecchio Lonfo ammargelluto
che bete e zugghia e fonca nei trombazzi
fa lègica busìa, fa gisbuto;
e quasi quasi in segno di sberdazzi
gli affarferesti un gniffo. Ma lui zuto
t' alloppa, ti sbernecchia; e tu l'accazzi.
e molto raramente barigatta,
ma quando soffia il bego a bisce bisce
sdilenca un poco e gnagio s'archipatta.
È frusco il Lonfo! È pieno di lupigna
arrafferia malversa e sofolenta!
Se cionfi ti sbiduglia e ti arrupigna
se lugri ti botalla e ti criventa.
Eppure il vecchio Lonfo ammargelluto
che bete e zugghia e fonca nei trombazzi
fa lègica busìa, fa gisbuto;
e quasi quasi in segno di sberdazzi
gli affarferesti un gniffo. Ma lui zuto
t' alloppa, ti sbernecchia; e tu l'accazzi.
QUI NELL'INTERPRETAZIONE DI GIGI PROIETTI
http://youtu.be/A03Ucy2yJdA
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