Maria Grazia Cosima Deledda (Nuoro, 27 settembre 1871 – Roma, 15 agosto 1936) è
stata una scrittrice e traduttrice italiana, vincitrice del Premio Nobel per la letteratura nel 1926.
Nacque a Nuoro in Sardegna, quinta di sette tra figli
e figlie, in una famiglia benestante. Il padre, Giovanni Antonio, era un
imprenditore e agiato possidente; fu poeta improvvisatore e sindaco di Nuoro
nel 1892. La madre, Francesca Cambosu, era una donna religiosissima e allevò i
figli e le figlie con estremo rigore morale. Dopo aver frequentato le scuole
elementari, Grazia Deledda venne seguita privatamente da un professore ospite
di una parente della famiglia Deledda che le impartì lezioni di italiano,
latino e francese (i costumi del tempo non consentivano alle ragazze
un'istruzione oltre quella primaria e, in generale, degli studi regolari).
Successivamente approfondì, da autodidatta, gli studi letterari. Il suo
itinerario rimane sempre assai personale, senza scosse, senza forti mutazioni
di rotta e bruschi aggiornamenti, anche dopo il trasferimento, nel 1900, a
Roma, dove risiede per il resto della sua vita.
A 24 anni pubblicò il suo primo romanzo: "Anime
oneste" e collaborò con diverse riviste. Nel 1900, sposò Palmiro Madesani,
funzionario del Ministero delle Finanze, conosciuto a Cagliari e si trasferì a
Roma dove rimase per il resto della sua vita.
La sua opera fu apprezzata da Luigi Capuana e Giovanni
Verga e fu presto confermata come scrittrice, riconosciuta e stimata anche
all'estero.
Il sapore vagamente verista della sua produzione le
procurò le antipatie degli abitanti di Nuoro, in cui le storie erano
ambientate. I suoi concittadini erano infatti dell'opinione che descrivesse la
Sardegna come terra rude, rustica e quindi arretrata. In realtà non era
intenzione della Deledda assumersi un impegno sociale come quello che spesso
caratterizzò il Verismo. Il realismo della Deledda assorbe e in certa misura,
metabolizza anche ciò che contraddice al realismo. Sogno, magia, religione,
pesano sugli eventi quanro e più delle cause sociali ed economiche.
Parallelamente, la ricerca di um bello scrivere mediano, affine a um livello
discorsivo colto, ma senza dimenticare di qualche classicismo, fa sì che le pagine
della Deledda, anche quelle più nude, appaiano piene di apporti, denunciando
uma sorta di horror vacuo, di perenne inglobazione di elementi.
In una sua lettera scrive: "Leggo relativamente
poco, ma cose buone e cerco sempre di migliorare il mio stile. Io scrivo ancora
male in italiano - ma anche perché ero abituata al dialetto sardo che è per se
stesso una lingua diversa dall'italiana".
Quella della Deledda era una scrittura moderna che ben
si adattava alla narrazione cinematografica, infatti dai suoi romanzi vennero
tratti diversi film già nei primi anni dieci del XX secolo.
La relazione tra la Deledda e i russi è ricca e
profonda, legata principalmente a Tolstoj, si inoltra nel mondo complesso anche
degli altri contemporanei: Gor'kij, Anton Čechov e quelli del passato più
recente, Gogol', Dostoevskij e Turgenev.
Grazia Deledda (1871-1936) è scrittrice fondamentale
nella storia della letteratura italiana del Novecento; è quindi censita in Le
Autrici della Letteratura Italiana.
Opere principali:
Racconti sardi (1895)
Anime oneste (1895)
La via del male (1896)
Elias Portolu (1900)
Cenere (1903)
Nostalgie (1905)
L'edera (1908)
Canne al vento (1913)
Marianna Sirca (1915)
La madre (1920)
La fuga in Egitto (1925)
Il sigillo d'amore (1926)
Annalena Bilsini (1927)
Il paese del vento (1931)
Cosima (1937) pubblicato postumo
Il cedro del Libano (1939) pubblicato postumo
Il pastore delle anatre (1961)
Riduzioni cinematografiche:
Cenere 1916, regia di Febo Mari, con Eleonora Duse.
Il 15 agosto 1936 la Deledda muore a causa di un
tumore maligno, lasciando incompiuta la sua ultima opera: Cosima, quasi Grazia.
La sua casa natale, nel centro storico di Nuoro (Santu
Predu), è adibita a museo.
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